Commento al Vangelo del 5 novembre 2017 – don Silvio Longobardi

Ma voi non fatevi chiamare Rabbì, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli” (23,8).

Questa parola contiene una verità essenziale anche se tante volte trascurata o contraddetta. Non si tratta di un precetto da osservare ma di uno stile di vita da acquisire. Quello stile che distingue il discepolo di Gesù dal modo usuale di vivere. La particella introduttiva “ma voi” invita a prendere le distanze dai farisei che amano ricevere gli onori (23,5-7). L’invito all’umiltà ha una ben radicata motivazione teologica: se uno solo è il Padre (23,9), tutti siamo figli e fratelli.

Nessuno può desiderare – né tantomeno pretendere – di avere autorità, solo Dio può affidare ad alcuni il compito di guidare i fratelli in nome Suo. Se uno solo è il Maestro, nessuno può avere l’ambizione di insegnare se non colui che parla in nome di Cristo e aiuta i fratelli a diventare discepoli dell’unico Maestro. Questa parola offre la regola fondamentale della vita ecclesiale in quanto definisce la missione della Chiesa e le relazioni all’interno della comunità. San Francesco ne ha fatto uno dei pilastri della sua spiritualità. Nel Testamento si presenta così: “Ed io frate Francesco piccolino, vostro servo…” (FF 131).

Si considera “il servo di tutti” (Lettera ai fedeli: FF 179). E nella Regola Prima scrive: “Nessuno sia chiamato priore, ma tutti siano chiamati semplicemente frati minori” (n. 23). L’umiltà non impedisce di assumere all’interno della comunità posti e responsabilità. Ma ogni compito è accolto e vissuto come un ministero, cioè un servizio umile e gratuito. È questo il sigillo del Vangelo odierno: “Chi tra voi è più grande sarà vostro servo” (23,11). Il servizio diventa così la motivazione e lo stile con cui ciascuno vive la responsabilità. In un mondo dove troppo spesso prevale l’interesse individuale, talvolta nella forma più egoistica, il cristianesimo testimonia che la vera grandezza dell’uomo è nascosta nel servire. Ed è questa la vera rivoluzione che il cristianesimo deve seminare nei solchi della storia.

A cura di don Silvio Longobardi per Punto Famiglia

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XXXI Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Mt 23, 1-12
Dal Vangelo secondo  Matteo

1Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: «Sulla cattedra di Mosé si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. 8Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; 12chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 05 – 11 Novembre 2017
  • Tempo Ordinario XXXI
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo A
  • Salterio: sett. 3

Fonte: LaSacraBibbia.net

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