Commento al Vangelo del 5 Maggio 2019 โ€“ p. Roberto Mela scj

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Le letture di questa domenica contengono un messaggio molto ricco per la vita personale ed ecclesiale dei discepoli di Gesรน. Egli conferma la sua risurrezione con la terza manifestazione postpasquale raccontata dallโ€™evangelista Giovanni, mentre la Chiesa, rafforzata dalla potenza del Nome di Gesรน e del suo Spirito, rende una coraggiosa testimonianza a costo anche di svariate sofferenze. La Pasqua di Gesรน riempie la Chiesa di consolazione, nutrimento, forza di testimonianza.

Dramma in due atti

La terza parte (At 3,1โ€“5,42) della seconda sezione degli Atti degli Apostoli (At 1,15โ€“8,31) si chiude con il ricordo delle nuove minacce avanzate dal sinedrio contro gli apostoli, la punizione inflitta loro e, infine, la loro liberazione. Una scena drammatica che vede un prologo (5,17-18) che riporta il nuovo arresto degli apostoli, un primo atto (5,19-26) in cui i prigionieri sono inspiegabilmente scomparsi, un secondo atto (5,27-40) che narra la comparizione davanti al sinedrio e lโ€™intervento di Gamaliele (non letto nella liturgia ma importante per la comprensione dellโ€™insieme) e infine lโ€™epilogo (5,41-42) che descrive la gioia della Chiesa pur nella sofferenza.

Dopo un primo arresto di Pietro e Giovanni (4,1-22), gli apostoli sono arrestati una seconda volta ma, inspiegabilmente, al momento della comparizione in tribunale diventano introvabili, spariti! (5,17-25). Un angelo del Signore ha fatto ciรฒ, intervenendo a loro favore e liberandoli nella notte (5,19). Il sinedrio li fa arrestare di nuovo e ricondurre in tribunale.

Lo scontro tra lโ€™establishment religioso giudaico e la Chiesa nascente dei discepoli di Gesรน si aggrava sempre di piรน. I recidivi sono accusati di aver violato il comando formale loro imposto di non insegnare piรน appoggiandosi (epi) sul Nome di Gesรน, spregiativamente indicato come โ€œquesto nomeโ€, โ€œquesta personaโ€. Ciรฒ che รจ grave รจ il fatto che essi collegavano ad esso la salvezza, la vita (v. 20), relativizzando in tal modo la Legge e gli insegnamenti degli scribi.

Obbedire a Dio

Lโ€™accusa โ€“ che con ironia verbale su ritorce contro coloro che la pronunciano, facendo dire ai โ€œnemiciโ€ stessi la โ€œveritร โ€ su Gesรน! โ€“ รจ di aver riempito Gerusalemme del loro insegnamento apostolico, ma soprattutto di aver additato le autoritร  religiose come responsabili della morte ignominiosa di Gesรน. Lโ€™affermazione รจ vera e viene ripetuta varie volte nei discorsi missionari degli apostoli nei libro degli Atti, ma non punta alla vendetta. Gli apostoli non chiedono la legge del taglione โ€“ sangue per sangue, vita per vita โ€“, non alimentano una sete di vendetta, ma annunciano, al contrario, il perdono dei peccati.

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Pietro, portavoce e โ€œcapoโ€ del collegio degli apostoli, fa risalire a Dio la responsabilitร  della loro testimonianza. E Dio va obbedito (v. 29 peitharchein: dare fiducia/obbedienza a chi comanda/a un ordine sociale), andando anche eventualmente incontro ai comandi dei semplici uomini. Quando si tratta di annunciare i contenuti piรน alti della fede, non possono esserci tentennamenti e compromessi.

Lโ€™autore degli Atti dispone i discorsi missionari secondo uno schema ripetuto: 1) introduzione contestuale; 2) kerygma; 3) radicamento scritturistico; 4) appello alla conversione; 5) testimonianza apostolica. Nel suo discorso Pietro espone un vero compendio catechistico sul Padre, sul Figlio, sullo Spirito e sulla Chiesa.

Iniziatore e salvatore

Pietro sintetizza nel kerygma i fatti che hanno valenza salvifica. Gli eventi essenziali, fondamentali per la salvezza degli uomini. Fatti che coinvolgono il Padre โ€“ โ€œnostroโ€ Padreโ€, Dio dei padri di Israele e Padre anche degli apostoli che vi appartengono! โ€“, il suo Figlio Gesรน e lo Spirito Santo. Il Padre ha risuscitato, ha risvegliato (ฤ“geiren) alla vita il Figlio Gesรน maltrattato (diecheirisasthe) e fatto appendere alla croce dalle autoritร  religiose giudaiche (โ€œvoiโ€), evidentemente tramite il braccio secolare di Pilato. Questi (in posizione iniziale, enfatica) โ€“ questโ€™uomo cosรฌ disprezzato e oltraggiato con una morte ignominiosa riservata agli schiavi e ai terroristi pericolosi per la sicurezza dello Stato โ€“, Dio (ho theos, cioรจ il Padre) lo ha innalzato (hypsลsen) dallโ€™abbassamento nullificante a cui era stato ridotto, ma da lui voluto liberamente e abbracciato con amore.

Il Padre ha innalzato questโ€™(uomo) alla sessione alla sua destra, alla destra del grande Re, nella posizione di eguale dignitร  e di piena assunzione del massimo potere di gloria, di vita e di dominio sui sottoposti. Il Padre ha innalzato alla gloria regale il Figlio in qualitร  di โ€œiniziatoreโ€ (archฤ“gon) e di โ€œsalvatoreโ€ (sลtฤ“ra).

Lโ€™archฤ“gos รจ la causa prima, il fondatore, lโ€™iniziatore. Eb 2,10 e 12,2 lo intende quale iniziatore della vita, la guida che conduce i suoi alla salvezza. La teologia di Luca รจ diversa: ยซla sua cristologia concepisce piuttosto Gesรน come il primo risuscitato dai morti (26,23), esemplarmente liberato da Dio dal regno della morte (2,24)ยป (D. Marguerat).

Anche il secondo titolo, sลtฤ“r, รจ raro in Luca: ricorre solo quattro volte e indica il fatto che Gesรน risorto รจ salvatore. I due titoli, considerati insieme, descrivono quindi Gesรน come il mediatore istituito da Dio per liberare il suo popolo.

Conversione e perdono

La finalitร  della (morte e) risurrezione/innalzamento di Gesรน alla destra di Dio Padre รจ indicata da Pietro come la volontร  di Dio di donare (dounai) a Israele la conversione (metanoian) e il perdono (aphesin) dei peccati.

Luca, lโ€™autore degli Atti, insiste molto sulla conversione, il cambiamento di mentalitร , quale atteggiamento preliminare per ottenere il perdono divino (2,38; 3,19; 8,22; 26,18). La grande meraviglia sta nel fatto che anche la conversione รจ un dono di Dio (cf. 11,18)! Vista di solito come un dovere dellโ€™uomo (cf. 2,39; 3,19; ma anche 8,20; 14,15; 17,30; 26,18.20), qui Luca inquadra in modo nuovo questo tema spirituale fondamentale: ยซla risurrezione apre uno spazio che offre al credente sia la possibilitร  del pentimento per le sue colpe sia la loro cancellazione da parte di Dioยป (D. Marguerat). Una doppia โ€œrisurrezioneโ€. Dio fa trionfare la vita sulla morte sia risuscitando Gesรน, sia perdonando i peccati (cf. Rm 4,25).

Annunciare Gesรน non รจ quindi, secondo Pietro, violare una proibizione, compiere unโ€™empietร , ma obbedire a un compito e annunciare un doppio dono: il cambiamento di mentalitร  e il perdono dei peccati. Il tutto a favore di Israele, dal quale gli apostoli non si sentono estranei per il fatto di essere discepoli di Gesรน risorto. Egli รจ il compimento dellโ€™ebraismo, gloria del suo popolo Israele (cf. Lc 2,32).

Testimoni

Di queste โ€œparole-fattiโ€ (rhฤ“matลn) espresse nel kerygma, gli apostoli sono testimoni, insieme allo Spirito. La risurrezione di Gesรน e gli effetti del suo โ€œinnalzamentoโ€ โ€“ il dono divino della conversione e del perdono dei peccati โ€“, hanno come testimoni gli apostoli.

Agli occhi di Luca, la salvezza cristiana e il vangelo hanno come componente essenziale la mediazione umana, la testimonianza apostolica. Gli apostoli hanno visto il Risorto, hanno goduto per un tempo piรน che sufficiente la sua presenza per diventare dei veri discepoli (cf. At 1,1-11). Hanno visto gli effetti della risurrezione nella conversione e nel perdono dei peccati di un grande numero di giudei (cf. 2,37-42; 5,12-16).

Il testimone racconta i nudi fatti a cui รจ stato presente, li contestualizza, ne partecipa con la sua presenza in tribunale che lo compromette e lo espone al pubblico giudizio. Cosa tipica di Luca รจ il fatto che, nel corso degli Atti, gli apostoli diventeranno parte integrante dellโ€™annuncio e della testimonianza, sia con le parole che con le loro sofferenze e prigionie (cf. At 21,15โ€“28,31 โ€œDa Gerusalemme a Roma. Paolo, un testimone in processoโ€). Diventeranno parte del โ€œvangeloโ€.

Lo Spirito Santo รจ co-testimone, perchรฉ anima dallโ€™interno la testimonianza apostolica e la rafforza. Secondo le promesse di Gesรน, avveratesi alla lettera (cf. in particolare At 6,10; 7,35 per la testimonianza di Stefano), lo Spirito in persona โ€œdettaโ€ le parole di difesa al discepolo di Gesรน trascinato in tribunale (cf. Lc 12,11-12; cf. 21,12-13).

Oltre alla conversione e al perdono dei peccati, a partire dallโ€™evento della risurrezione di Gesรน, Dio Padre dona (edลken, aoristo di didลmi) quindi anche lo Spirito a coloro che gli obbediscono (peitharchein; cf. v. 32 con v. 29). Non si tratta di unโ€™obbedienza da schiavi per una morale da schiavi (Nietzsche), ma una sottomissione di affidamento fiducioso (peith-) a colui che comanda (archein) in quanto Principio (archฤ“) di perdono, di vita e di una salvezza che gli uomini non possono dare. Neppure quegli imperatori, che pur si chiamavano Soter, โ€œSalvatoreโ€.

Lieti di essere degni di soffrire

Il sinedrio avvampa nella volontร  repressiva e omicida. Come in precedenza ci fu un difensore e un liberatore angelico (5,19), ora emerge per gli apostoli e per la Chiesa un difensore umano, Gamaliele, un maestro fariseo di altissimo valore. Egli espone un discorso nobile, intelligente e favorevole agli apostoli. Non bisogna combattere contro Dio: se il movimento di Gesรน รจ di origini umane, sarร  dissolto e disperso come quelli che seguirono Teuda e lโ€™Egiziano. In caso diverso, sarร  invincibile. Non riuscirete a โ€œscioglierli (nel nulla)โ€ (v. 39 katalysai; cf. v. 38 katalythฤ“setai) conclude Gamaliele.

I sinedriti si fidano (epeisthฤ“san) del parere di Gamaliele e rilasciano (apelysan) gli apostoli โ€“ non essendo stati in grado di โ€œscioglierli/katalysaiโ€โ€ฆ โ€“, non senza prima averli battuti a volontร  con le verghe (deirantes) e aver ripetuto loro lโ€™assoluta proibizione di parlare ancora โ€œappoggiandosiโ€ (epi) sul nome/persona di Gesรน (stavolta nominato espressamente!).

Gli apostoli vanno via dal sinedrio ยซlieti (chairontes) di essere stati considerati degni (katฤ“xiลthฤ“san) [espressione verbale assente nella traduzione CEI del 1974] di esser stati oltraggiati/disonorati (atimasthฤ“nai) a causa del Nomeยป.

La spiritualitร  degli apostoli si affina enormemente. La loro sofferenza li rende partecipi intimamente di quella patita da Gesรน, il Disonorato (a-timฤ“) per la redenzione degli uomini. La loro testimonianza si arricchisce, incidendosi nella loro carne.

Paolo, dalla galera โ€“ probabilmente quella di Efeso โ€“ aveva scritto ai filippesi a metร  degli anni 50 sulla stessa linea dโ€™onda spirituale: ยซPerchรฉ riguardo a Cristo, a voi รจ data la grazia (hymin echaristฤ“) non solo di credere in lui (eis auton pisteuein), ma anche di soffrire/morire per lui (alla kai to hyper autou paschein)ยป. Non si tratta di masochismo spirituale, ma di recezione di un dono del Padre quale effetto dellโ€™apertura di fede obbedienziale da parte dei discepoli di Gesรน, suoi coraggiosi testimoni ricolmi dello Spirito.

Grandi sono quindi i doni pasquali di Dio Padre concessi agli uomini dopo la risurrezione e lโ€™innalzamento di Gesรน e ricordati da Luca in questo brano: conversione, perdono dei peccati, testimonianza apostolica, compartecipazione alle sofferenze redentrici e โ€œpasqualiโ€ del figlio Gesรน, compattezza nella vita del โ€œcollegioโ€ degli apostoli.

Davvero conviene โ€œobbedireโ€ a Dio, piuttosto che agli uomini.

Si manifestรฒ

Col passare del tempo le cose si chiariscono, si vedono in una prospettiva diversa, complementare, decisiva. Le tradizioni evangeliche si affinano, si confrontano, si integrano in un amalgama sempre piรน denso di resoconto e di interpretazione dei fatti. Alla fine del I secolo, il Vangelo di Giovanni raggiunge la quarta edizione, con lโ€™aggiunta del c. 21 dopo il primo finale di 20,30-31. Lo sguardo contemplativo, simbolico, a double entendre, di Giovanni resta uguale, ed รจ presente anche in questo capitolo, ricco di simbologia e di sottofondo teologico-ecclesiologico.

Si tratta di definire la figura di Pietro, eminente nel resto del vangelo, in rapporto con il Discepolo Amato che alcune voci nella Chiesa davano destinato a rimanere per sempre. Chi ha la primazia nella Chiesa?

Gv 21 vi risponde con una ricca messe di dati teologici ed ecclesiologici. Le due parti in cui si puรฒ dividere (vv. 1-14 e 15-25) sono cosรฌ ulteriormente suddivisibili a livello letterario: vv. 1-3 introduzione e pesca infruttuosa; vv. 4-8 pesca miracolosa; vv. 9-13 invito al pasto preparato da Gesรน; vv. 15-17 incarico di โ€œpastoreโ€ affidato da Gesรน a Pietro; vv. 18-19 rapporto tra Gesรน e Pietro; 20-23 la parola sul Discepolo Amato; vv. 23-25 seconda conclusione del Vangelo di Giovanni.

Non presero nulla

La terza manifestazione pasquale di Gesรน (phaneroล, 21,1.14) non avviene a Gerusalemme, nella stessa sera del primo giorno della settimana, ma sul mare di Tiberiade (cf. 6,1), luogo simbolico della presenza del male e della mescolanza della fede di Israele col mondo pagano. Gesรน non โ€œvieneโ€ (20,20.26) o โ€œstaโ€ (20,19), ma โ€œsi manifestaโ€ (ephanerลsen heauton). รˆ lโ€™ora che ha scelto per manifestarsi definitamente non solo ai suoi, ma al mondo intero, nel tempo scelto da lui e non proposto dai suoi fratelli per manifestarsi in modo eclatante (cf. 7,4).

Un gruppo di sette discepoli, cinque identificati con nomi che rimandano al corpo del vangelo e due innominati. Una โ€œlacuna narrativaโ€ come varie altre, che il lettore deve completare. Il numero allude a una certa completezza, ma certo non cโ€™รจ la pienezza del collegio apostolico dei Dodiciโ€ฆ Una Chiesa che sta muovendo i primi passi postpasquali, un poโ€™ incerti.

Pietro prende lโ€™iniziativa di andare a pescare e gli altri assecondano il suo protagonismo esemplare. Solo qui veniamo a sapere del mestiere originario di Pietro. Sembra strano un ritorno al passato prosaico dopo tante esperienze vissute con Gesรน, ma la pesca ha un valore simbolico. Tutti salgono sulla barca (ploion) che sempre piรน mostra il suo significato simbolico ecclesiale.

Nella notte i discepoli non pescano nulla, perchรฉ per Giovanni la notte รจ il momento dellโ€™allontanamento da Dio: Nicodemo viene di notte da Gesรน (3,2); nella notte non si puรฒ operare, ma le opere di Dio vanno fatte di giorno (9,4); nella notte Giuda โ€“ uno dei Dodici โ€“ esce per tradire/consegnare Gesรน (13,30). Sul piano naturale, รจ il tempo opportuno della pesca, ma di fatto โ€“ a livello teologico โ€“ questa รจ compiuta senza lโ€™incarico e la presenza di Gesรน. Per questo non potrร  che risultare totalmente infruttuosa.

Al mattino presto Gesรน โ€œstaโ€ sulla riva, senza essere riconosciuto dai discepoli. Ai โ€œfiglioli/tekniaโ€ (solo qui e in 13,30; in 1Gv 2,14.18 รจ rivolto ai membri della comunitร ), termine della tradizione sapienziale, Gesรน domanda del cibo, del companatico (prosphagion). La risposta รจ secca, sconfortata, piena di amara delusione: ยซNoยป. Si prepara giร  la scena del pasto.

รˆ il Signore!

Gesรน prende ora lโ€™iniziativa e comanda la pesca sulla parte destra della barca, che si pensava fosse la parte fortunata. Viene descritta una scena che probabilmente si ispira al racconto della pesca miracolosa narrata da Luca, dopo la quale Gesรน chiama i primi discepoli a seguirlo (cf. Lc 5,1-11). I discepoli/figlioli obbediscono e non riescono a โ€œtirare suโ€ (elkysai) la rete per lโ€™abbondanza del pescato (โ€œpesci/ichtyลnโ€). Bisogna ricordare, infatti, che la rete puรฒ essere โ€œattirataโ€ solo se a operare sono il Padre (6,44) o Gesรน innalzato sulla croce nei confronti di โ€œtuttiโ€ (12,32).

Il Discepolo Amato da Gesรน โ€“ uno dei figli di Zebedeo giร  nominati o uno dei due innominati? โ€“ riconosce per primo, nel risultato estremamente fruttuoso esito di quel comando preciso, la presenza del Signore risorto.

Il Discepolo Amato ha il primato del riconoscimento di Gesรน, Pietro il primato dellโ€™accesso a lui (cf. 20,3-10). Pietro โ€“ ricordato anche col nome originale Simone โ€“ si stringe ai fianchi il camiciotto che si era tolto (o se lo fissa con la cintura, sollevandolo e lasciandone pendere un lembo sotto di essa) e โ€œgetta se stessoโ€ nel mare infido ma ricco di opportunitร .

La manovra compiuta sulla โ€œsopravveste/ependytฤ“nโ€ non si capisce nei particolari, ma sta di fatto che ora, nella sua missione ecclesiale, Pietro puรฒ โ€œcingersiโ€ da solo (diezลsato) per essere piรน agile nei movimenti; verrร  il tempo in cui un altro lo โ€œcingerร โ€ (v. 18 zลsei; CEI โ€œvestirร โ€) per portarlo dove lui non vuole, al martirio (v. 19a).

Arrivano anche gli altri sei discepoli sulla โ€œbarchetta/ploiariลiโ€, โ€œtirando/trascinandoโ€ (syrontes) la rete con i pesci. Nella Chiesa non ci sono solo Pietro e il Discepolo Amato: esistono tanti ministeri e ognuno รจ chiamato a fare la propria parte. Il verbo โ€œtrascinare/syreinโ€ ricorre solo qui in Gv. In At 8,3 descrive lโ€™azione di Paolo che trascina in prigione i discepoli di Gesรน; in 14,19 a Listra la folla trascina fuori della cittร  Paolo, dopo averlo lapidato e creduto morto; in 17,6 i giudei di Tessalonica, non avendo trovato Paolo e Sila, trascinano Giasone e alcuni fratelli in tribunale. In Ap 12,4 si descrive il secondo segno nel cielo: con la sua coda un enorme drago rosso trascina un terzo delle stelle del cielo sulla terra. Un trascinare quindi che รจ sempre visto negativamente, avendo come oggetto prigionieri, morti, elementi decaduti. Nella missione ecclesiale le cose andranno diversamenteโ€ฆ

I sei discepoli coprono piรน lentamente i circa cento metri (duecento braccia/pechys, 45 cm.) che li separano dalla spiaggia, rispetto allโ€™impetuoso Pietro che li ha giร  divorati com un fulmine. Campione mondiale dei cento metri in acqua liberaโ€ฆ

Venite a mangiare

Appena scesi a terra i discepoli vedono braci ardenti con sopra del pesce preso di fresco (opsarion), il pescato frutto del lavoro proprio di Gesรน e da lui offerto ai suoi discepoli insieme a del pane. Tutto รจ giร  pronto, cotto in anticipo dal โ€œcuoco divinoโ€ per una indimenticabile colazione pasquale.

Gesรน perรฒ non vuole fare tutto da solo ma sollecita la partecipazione del frutto missionario della sua Chiesa. Simon Pietro, nel suo protagonismo sottolineato dallโ€™evangelista, sale da solo (anebฤ“) sulla barca (non menzionata) dalla quale erano appena scesi (apebฤ“san) gli altri sei discepoli. Scambio di movimento che sottolinea il ruolo primaziale di Pietro nella strutturazione del corpo ecclesiale.

Di sua iniziativa, ma dietro comando di Gesรน, stavolta Pietro โ€“ da solo! โ€“ riesce a trascinare (eilkysen) a terra la rete che in tanti in precedenza non erano riusciti a tirare su dal mare (v. 6). Essa รจ piena di 153 grossi pesci. Tutte le specie di pesci allora conosciute. Tutti in rapporto a uno.

Tutti sono gli uomini pescati dal lavoro missionario della Chiesa. Unica la rete ecclesiale, che non si spezza (ouk eschisthฤ“), ma resta indivisa come la tunica inconsutile di Gesรน tratta a sorte dai soldati sotto al croce (Gv 19,24 ยซnon stracciamola/mฤ“ schisลmenยป). Vestito cristologico trasfigurato in corpo ecclesialeโ€ฆ

ยซVenite a far colazione/deute aristฤ“sateยป รจ lโ€™invito del Divino Ospite. Nessuno dei presenti osa chiedergli lโ€™identitร . Lo conoscono bene ma, nello stesso tempo, lo percepiscono anche โ€œdiversoโ€ da quando, tempo prima, camminava con loro in quegli stessi luoghi. รˆ lui e non รจ luiโ€ฆ (cf. la scena di Maria Maddalena col โ€œgiardiniereโ€ in 20,11-18).

Gesรน รจ giร  presente, sul luogo. Eppure sempre nuovo โ€œviene/erchetaiโ€ in mezzo alla sua Chiesa, di sua imitativa, da Risorto (cf. 20,26). โ€œPrende/lambaneiโ€ il pane e lo โ€œdร /didลsinโ€ a loro. Sono gesti eucaristici che richiamano chiaramente lโ€™evento della moltiplicazione dei pani (cf. Gv 6,1-15, specialmente 6,11).

Nel racconto simbolico dellโ€™evangelista si scorge la realtร  teologica di Gesรน risorto che dona ai suoi la sua presenza e il dono sacramentale dellโ€™eucaristia, il segno concreto del dono del suo corpo e del suo sangue che danno la vita.

Dopo la cristofania della sera di Pasqua, senza Tommaso (Gv 20,19-25) e quella otto giorni dopo alla sua presenza (20,26-29), questa รจ la terza volta che Gesรน โ€œsi manifesta/ephanerลthฤ“โ€ (v. 14) ai suoi discepoli dopo esser risorto dai morti, ricorda lโ€™evangelista.

Cโ€™รจ la Pasqua, cโ€™รจ Gesรน risorto, cโ€™รจ la Chiesa radunata, cโ€™รจ lโ€™eucaristia offerta dal Divino Ospite. Ma cโ€™รจ Pietro che deve essere โ€œrecuperatoโ€ dopo il suo tradimento e va chiarito nella Chiesa di fine I secolo quale sia il suo ruolo rispetto a quello del Discepolo Amato, che gode di eguale enorme stima nel corpo ecclesiale.

Gv 21,15-23 si soffermerร  su questi due punti teologici ed ecclesiologici fondamentali.

Mi ami tu?

Finito il pasto, Gesรน chiede per tre volte a Pietro se lo ami, e se lo ami piรน degli altri (forse anche piรน delle altre cose, cioรจ del suo lavoro). Le tre domande di Gesรน variano nel verbo: agapaล (vv. 15.16, per vari interpreti amore di alta qualitร , divina, creazione propria dei cristiani) e phileล (amore di amicizia). Le risposte di Pietro persistono sul phileล. Sembra perรฒ che non si debba dare troppo peso a queste variazioni, ipotizzando persino possibili discese โ€œverso il bassoโ€ e minimalizzazioni varie. Nel Vangelo di Giovanni si dice infatti che il Padre ama (pilei) i discepoli di Gesรน (16,27), che Gesรน amava (epigei) lโ€™โ€œaltro discepoloโ€, cioรจ il Discepolo Amato (Gv 20,2), ma che addirittura il Padre ama (philei) il Figlio (5,20) e gli mostra tutto quello che fa. In Ap 3,19, scritta nello stesso ambito efesino della tradizione giovannea che ha visto nascere il Quarto Vangelo, al veggente di Patmos Dio fa scrivere allโ€™angelo della Chiesa di Laodicea che egli tutti quelli che ama (philล) li rimprovera e li castiga.

Pietro risponde a Gesรน affermativamente per tre volte che lo ama (philล), e lโ€™ultima con il cuore molto rattristato e affidandosi totalmente alla piena conoscenza che Gesรน risorto ha della sua persona.

Sembra antipatico il fatto che Gesรน chieda a Pietro di fare un confronto sul suo tasso di amore rispetto a quello degli altri discepoli lรฌ presenti. La questione รจ perรฒ piรน profonda, di qualitร  teologica.

Gesรน vuole โ€œrecuperareโ€ Pietro a livello psicologico, spirituale, teologico ed ecclesiale. Vuole curare e guarire la ferita del suo triplice rinnegamento fatto durante la passione. Tradimento che senzโ€™altro deve aver intaccato la fibra umana e spirituale di Pietro. Gesรน non glielo ricorda espressamente, non lo rimprovera, non lo giudica e non lo castiga (cf. invece Ap 3,19!). Gli offre il suo amore e lo invita a entrare in esso. Lo ricupera con lโ€™amore, che anticipa, cura e guarisce ogni eventuale pentimento e conversione da parte dellโ€™uomo.

Pasci e segui me!

Sulla base della triplice confessione di amore da parte di Pietro, Gesรน risponde con una triplice attribuzione a Pietro di un compito โ€œpastoraleโ€. I verbi che esprimono il suo futuro compito si alternano fra boskล (vv. 15.17) e poimainล (v. 16). Il primo allude al fatto di โ€œprocurare il ciboโ€ al gregge, il secondo al compito complessivo di โ€œpascereโ€ il gregge. Questo comprende vari aspetti: guidare, sorvegliare, proteggere dagli animali feroci, far pascolare, radunare evitando ogni dispersione pericolosa, โ€œtosareโ€ al momento opportuno, mungere, procurare acqua e cibo fresco, trovare un riparo sicuro per la notte ecc.

Il compito pastorale di Pietro si eserciterร  su agnelli (arnia, v. 15) e pecore (probata, vv. 16.17), senza dover trovare fra loro sostanziali differenze se non quella della delicatezza dovuta allโ€™etร . Agnelli e pecore appartengono tutte a Gesรน risorto: i miei agnelli, le mie pecore. รˆ lui il Padrone e Signore (Kyrios) e Pietro รจ solo un servitore, un intermediario e un rappresentante delle cure che il padrone stesso ha per il gregge che รจ la sua Chiesa. A lui il pastore delegato dovrร  rendere conto, evidentemente.

Gesรน ha grande stima per Pietro e vuole valorizzare le grandi doti da lui possedute (energia, entusiasmo, fede schietta ecc.), insieme alle sue fragilitร .

Chi riceve da Gesรน la missione di pascolare il gregge della Chiesa, un ruolo di primazialitร  nella sua struttura e nella sua vita complessiva, deve dimostrare di amare di piรน. Un primato di amore e a servizio dellโ€™amore.

In tutti i vangeli Pietro รจ ricordato come rappresentante e portavoce dei Dodici, il โ€œcapo del collegioโ€ dei Dodici. Il suo ruolo viene confermato da Gesรน risorto per il futuro della sua Chiesa.

Ma chi piรน โ€œcomandaโ€, piรน deve servire a immagine di Gesรน. E il destino del servo รจ quello di andare incontro al martirio dโ€™amore, lasciandosi โ€œcingereโ€ da altri e andare โ€œdove non si vuoleโ€.

In attesa di quel momento supremo, vivendo โ€œun amore piรน grandeโ€, il comando di Gesรน risorto a Pietro รจ molto chiaro, uno e uno solo: ยซSegui meยป (akoluthei moi). La sequela รจ il compito e lโ€™onore piรน grande anche per chi nella Chiesa ha compiti direttivi e di governo.

Amare e seguire.

Chi comanda di piรน deve amare di piรน.

Amare Gesรน risorto, il Padre, lo Spirito Santo.

Amare il โ€œgreggeโ€ della Chiesa.

Ma qual รจ il rapporto fra Pietro e il Discepolo Amato, che riceve tanto onore nella Chiesa e del quale si dice che deve rimanere?

Gesรน risorto โ€“ tramite lโ€™evangelista Giovanni โ€“ lo chiarirร  proprio nel secondo finale del suo vangelo (Gv 21,20-24).

Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News

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