Commento al Vangelo del 5 Agosto 2018 โ€“ p. Roberto Mela scj

Mฤn hรปโ€™? Il pane della vita

Dopo il racconto dellโ€™uscita dallโ€™Egitto (Es 1,1 โ€“ 15,21), comprendente la descrizione della schiavitรน e della missione di Mosรจ (1,1 โ€“ 10,29), il racconto della Pasqua (11,1 โ€“ 13,16) e lโ€™evento del Mar Rosso (13,17 โ€“ 15,21), nella seconda parte (15,22 โ€“ 18,27) il testo si sofferma sulla sfida del deserto. Dopo aver ricordato la protesta del popolo a Mara (15,22-27) e prima di descrivere quella avvenuta a Massa e Meriba (17,1-7), lโ€™autore del libro ricorda il dono della manna e delle quaglie (16,1-36). Anche in questa riflessione ci avvaliamo del valente commentario allโ€™Esodo approntato dal biblista piemontese Michelangelo Priotto (Bagnolo Piemonte [CN] 18/11/1945) docente allo Studio teologico Interdiocesano di Fossano (CN).

Mormorรฒ

Lโ€™autore raccoglie qui la ricca meditazione della tradizione che ricordava come, dopo quella della sete, il popolo si trovi ad affrontare lโ€™altro grande nemico del deserto: la fame. Il 15 giorno del secondo mese dallโ€™uscita dallโ€™Egitto, โ€œtutta la comunitร  dei figli di Israele/kol-โ€˜ฤƒdat benรช Yiล›rฤโ€™ฤ“lโ€ si trova nel deserto di Sin. La localizzazione รจ incerta anche per lโ€™assonanza fra le varie denominazioni: sรฎn/sรฎnay (Sinai), sรฎn/แนฃรฎn (Zin). Spesso il deserto di Sin รจ stato identificato con la distesa di sabbia detta Debbet er-Ramleh (dune di sabbia), tra Serabit el-Khadim e le propaggini dellโ€™altopiano di Tih. Ma lโ€™itinerario della comunitร  piรน teologico che geografico. Le date ricordate, lโ€™espressione liturgica โ€œcomunitร  degli israelitiโ€, le riflessioni sul sabato, sulla manna e la sua conservazione liturgica mostrano come il redattore sacerdotale intenda ricordare soprattutto il protagonista della storia: la presenza di YHWH fra il suo popolo. Alla luce della liturgia, egli sta rivivendo lโ€™epopea di liberazione di Israele, ricordando lโ€™evento del liberazione con un ritmo che segue il calendario liturgico e che ha visto celebrazioni in vari luoghi ben determinati.

La comunitร  (liturgica) degli israeliti giunge al deserto di Sin un mese esatto prima della celebrazione della Pasqua, il 15 del secondo mese (= adar). In modo compatto celebra perรฒ una liturgia laica di mormorazione (wayyallรฎnรป/wayyallล[รด]nรป < lรปn/lรฎn). I destinatari delle critiche sono le due guide visibili del cammino, i fratelli Mosรจ e Aronne. Dopo Es 12,50, ricompare anche Aronne, probabilmente perchรฉ connesso al clima sacerdotale del brano, incentrato sulla manna e al sua conservazione. Il bersaglio ultimo della mormorazione รจ perรฒ la guida invisibile, YHWH. Egli non รจ manipolabile; รจ oggetto di pura fede, sostenuta perรฒ da segni concreti di amore e di interesse concreto per il suo popolo.

Il popolo celebra una liturgia laica antiesodica, che torna allโ€™indietro non per magnificare e rendere presente una liberazione, ma per rivivere con nostalgia i pasti assicurati, pur in regime di schiavitรน. YHWH รจ ricordato com un sospirato agente che avrebbe dovuto dare la morte anzichรฉ permettere che i suoi  rappresentanti conducessero il popolo allo stesso risultato facendo patire inutilmente le pene dellโ€™inferno e  differendo solamente nel tempo lo stesso risultato finale.

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Il popolo ha appena vissuto e cantato lโ€™epopea del passaggio del mar Rosso (Es 14,5 โ€“ 15,21), eppure  giร  rimpiange la schiavitรน, pur senza nominarla. Celebrazione laica di morte, celebrazione negatrice della libertร , avvitamento smemorato e ingrato sulle sicurezze umane, senza la percezione della schiavitรน che inquina e avvelena tutto con la mancanza di libertร , di dignitร , della coscienza acquisita nel cammino di essere il popolo scelto da YHWH come sua โ€œproprietร  particolare/segullฤhโ€ (cf. Es 19,5; Dt 14,2) sulla terra che tutta appartiene a lui. Delle tre dimensioni di cui vive lโ€™uomo e la comunitร , celebrate e rese presenti nella liturgia, gli israeliti amputano la profonditร  del presente e lโ€™insondabile ma sicura prospettiva contenuta nel futuro. Del passato si ricordano solo i pasti (nella schiavitรน), del presente si vede solo la povertร  della crosta superficiale (ignorando la profonditร  della libertร  acquisita), il futuro nemmeno รจ menzionato, mentre la spinta dinamica della speranza dovrebbe essere invece sempre la molla che sostiene e spinge in avanti il cammino di ogni uomo e di un popolo intero. Memoria avvelenata, memoria monca e ingrata. Memoria di โ€œpanciaโ€ scollegata dal cervello. La sazietร  in Egitto faceva dimenticare la schiavitรน, appiattiva sul presente senza orizzonti liberanti di futuro.

Pioggia di pane

โ€œEccomi/hinenรฎโ€ ribatte YHWH al suo agente in campo Mosรจ, eccomi a โ€œfar piovere/mamแนญรฎrโ€, dopo la grandine punitrice dal cielo (9,18.23), anche del pane di vita per il popolo affamato e senza fede. Mangiavano pane di schiavitรน (v. 3), mangeranno un pane sconosciuto agli uomini (cf. Dt 8,3), che viene direttamente dal mondo provvidenziale di Dio. Farรฒ piovere pane, avranno pioggia che nutre, pane e acqua assicurati, vita certa nel deserto. โ€œColui che cammina nella giustizia e parla con lealtร , che rifiuta un guadagno frutto di oppressione, scuote le mani per non prendere doni di corruzione, si tura le orecchie per non ascoltare proposte sanguinarie e chiude gli occhi per non essere attratto dal male: costui abiterร  in alto, fortezze sulle rocce saranno il suo rifugio, gli sarร  dato il pane, avrร  lโ€™acqua assicurata. (Is 33,15-17).

Lฤkem laแธฅem, per voi pane. รˆ lโ€™amore personalizzato e sollecito di YHWH, che da Mosรจ rivolge la parola direttamente agli israeliti ingrati e sfiduciati.

Lโ€™amore di YHWH รจ presente, gratuito verso gli ingrati, indiscriminato verso cattivi e giusti (cf. Mt 5,45), misericordioso verso i recriminatori, memore verso gli immemori. Gli israeliti tornano a compiere il peccato originale, il peccato di sempre: โ€œdimenticare/ลกฤkaแธฅโ€. La riflessione dellโ€™autore รจ teologica, non un resoconto cronachistico. E il peccato divora ciรฒ che sta sotto la crosta dellโ€™apparire. La mormorazione corrode i rapporti, rovina la relazione di alleanza, con lโ€™amore preveniente e asimmetrico che lega YHWH agli israeliti

La prova

Il primo dei due comandi dato da YHWH รจ quello di โ€œspigolare/raccogliere/lฤqaแนญ (e non qฤbaแนฃ)โ€ (il verbo tornerร  9 volte nel capitolo). Gli israeliti spigoleranno come i poveri difesi dal diritto di YHWH nel racimolare i resti della mietitura (cf. Lv 19,9; 23,22; Rt 2,2.3.7.8.15.16.19.23). Spigoleranno giorno per giorno il dono โ€œdallโ€™immenso campo di grano del cieloโ€ (M. Priotto). Dovranno spigolare come poveri che dipendono dal dono immeritato. Porranno un limite alla loro voracitร  e allo spirito di accumulo accaparratore egoistico e incredulo nei confronti della presenza quotidiana provvidente di YHWH. La vita nasce non dallโ€™accumulo, ma dallโ€™accoglienza di un dono. La logica vincente della pace deriva dallโ€™accoglienza del gratuito, non dalla pianificazione ragionieristica dellโ€™accaparramento prometeico. Io vivo grazie al dono dellโ€™altro, dal dono del suo sguardo, dalla luce dei suoi occhi, dal perdono delle sue lacrime. Deve essere sradicato anche lโ€™altro peccato originale, quello di voler mangiare e arraffare tutto, senza lasciar spazio allโ€™altro e al mistero. Questo il peccato della prima umanitร  e di quella di sempre.

Questa รจ la prova a cui YHWH sottoporrร  gli israeliti (โ€™ฤƒnaล›ล›ennรป). In questo modo egli potrร  non tanto provocare il male della fame per vederne gli effetti nel popolo, ma โ€œtestareโ€ la loro dipendenza dal dono e lโ€™osservanza del sabato, in cui non si potrร  spigolare, avendo raccolto una doppia razione doppia il venerdรฌ. Lโ€™osservanza del sabato sta a cuore al redattore sacerdotale. Essa รจ segno dellโ€™imitazione di YHWH che riposรฒ al settimo giorno (cf. Gen 2,2-3), chiamando lโ€™umanitร  a essere sua immagine e somiglianza nel riposo filiale che partecipa dellโ€™esistenza โ€œgratuitaโ€ di YHWH e della gioia che dร  la sua esistenza celebrata nella comunitร . Figli che riposano liberi. Figli senza ossessione. Gratuitamente hanno ricevuto il dono del pane (pur col lavoro che esalta la dignitร  dellโ€™uomo). Nella gratuitร  celebreranno la festa del Donatore e della comunitร  dei suoi figli.

Manna e quaglie

YHWH ha ascoltato le โ€œmormorazioni/telunnรดtโ€ degli israeliti. Egli รจ il Dio dellโ€™esodo, che ha osservato, ha ascoltato e conosce le sofferenze del suo popolo ed รจ sceso per liberalo (cf. Es 3, 7.8). Il popolo sperimenterร  lโ€™essere pro-esistente del suo Dio godendo del pane e della carne grazie al fenomeno provvidenziale (non โ€œmiracolo contro naturaโ€) che appare allo svanire della rugiada mattutina. Una rugiada di pane, coriandoli commestibili. Pane che piove dal cielo di Dio. โ€œLa manna proviene dalla secrezione di due insetti parassiti (trebutina mannipara e najacoccus serpentinus) di una pianta, la tamarix mannifera, che cresce nella zona centrale del Sinai. Si tratta di una sostanza resinosa, di sapore dolciastro, che si forma sui rami come goccia di rugiada, si scioglie al calore del sole e poi cade a terra, da dove viene setacciata e fatta seccare; i beduini della zona se ne servono come di un pane (cfr. G. Boschi, Esodo, pp. 164-165โ€) (M. Priotto). Lโ€™autore โ€œne dร  unโ€™etimologia popolare, che corrisponde alla domanda spontanea che sorge negli israeliti di fronte a un elemento sconosciuto: โ€˜Che cosa รจ quello [/mฤn hรปโ€™]?โ€™โ€ (M. Priotto). Il dono provvidenziale fornito dalla natura che si esprime nel deserto va letto a un livello piรน profondo: รจ segno di un Dio creatore che offe in cibo allโ€™uomo i frutti della terra (cf. Gen 1,29). Cosรฌ sarร  del dono delle quaglie, che cadono sfinite dal vento contrario che soffia a scadenze regolari nella zona mentre sono in viaggio per trasmigrare verso nord. โ€œQuesto รจ il pane che diede YHWH a voi come cibo/leแธฅem โ€™ฤƒลกer nฤtan YHWH lฤkem leoklฤhโ€, interpreta lโ€™evento Mosรจ, lโ€™agente plenipotenziario di YHWH. Unโ€™indigestione di l e di แธฅ si potrebbe direโ€ฆ

Pane povero, pane dei poveri. Pane essenziale, pane donato.

Pane dal cielo, pane degli angeli (cf. Sal 78[77],24-25: โ€œfece piovere su di loro la manna per cibo e diede loro pane [lett. โ€œgranoโ€] del cielo: lโ€™uomo mangiรฒ il pane dei forti [gr. LXX: โ€œpane di angeli (aggelลn) mangiรฒ lโ€™uomoโ€]; diede loro cibo in abbondanza [lett. โ€œprovvista a sazietร ]โ€.

Pane del Donatore.

Pane di YHWH, di โ€œColui-che-รจ-in-quanto-รจ-vicino-a-te-per-salvartiโ€ (cf. Es 3,14).

Il cibo che rimane

Alla folla, massa indistinta di persone che a Tabgha/Magadan avevano preso parte e goduto del grande segno della โ€œmoltiplicazioneโ€ dei pani, si aggiungono altre persone su โ€œbarchette/ploiariaโ€ giunte dalla vicina Tiberiade. Tutti insieme si dirigono a nord-est, verso la vicina Cafarnao, distante solo alcune insenature delle lago. La gente ha visto una sola barca rimasta, e una partita con i discepoli di Gesรน, ma senza di lui. Tutti si โ€œpongono alla ricerca/zฤ“tountesโ€ di Gesรน. Da dove egli venga, chi sia, dove vada รจ il grande mistero che attraversa tutto il Vangelo di Giovanni. Per questo motivo Gesรน compie dei โ€œsegni/sฤ“meiaโ€, di cui Giovanni ne riporta solamente sette.

Dopo โ€œil segno del paneโ€ Giovanni fa seguire un lungo โ€œdiscorso sul paneโ€ (Gv 6,22-59), che perรฒ di fatto รจ un โ€œdialogo sul paneโ€ fra Gesรน e la folla e, in seguito con โ€œi giudeiโ€. Sei domande (vv. 25.28.30-31.42.52) costellano il โ€œdiscorsoโ€, articolando il dialogo in diversi quadri discorsivi.

Con una solenne dichiarazione che introduce unโ€™affermazione decisiva per gli ascoltatori, โ€œAmen, Amenโ€ โ€“ non pronunciata come al solito dai giudei alla fine di un discorso per avvalorarne il contenuto, ma allโ€™inizio, per sottolinearne il suo valore rivelativo โ€“ Gesรน illumina con caritร  ma anche con la rudezza della veritร , la radice errata della ricerca della gente. Il segno della โ€œmoltiplicazioneโ€ dei pani avrebbe dovuto essere un trampolino di lancio per andare oltre la superficie, e dal significante giungere al significato. La gente si รจ fermata al segno del cibo che nutre materialmente la vita, calmando provvisoriamente i bisogni impellenti relativi alla conservazione della vita umana, breve e precaria. Calmati i sogni della โ€œpanciaโ€ la gente aveva cercato di crearsi un โ€œreโ€ che desse sempre ai suoi sudditi panem et circenses (cf. Gv 6,15).

Gesรน invita a โ€œdarsi da fare/lavorare/operare/ergazesteโ€ che non si ferma alla superficie, ma un โ€œfareโ€ che giunge alla profonditร  del reale. Il pane โ€œche perisce/apollymenฤ“nโ€ non รจ la realtร  a cui fermarsi. Ad esso Gesรน contrappone il cibo โ€œche rimane/menousanโ€ per la vita eterna. Esso infatti sarร  dato dal Figlio dellโ€™uomo, colui che รจ disceso dla cielo, dal Padre, per dare โ€œil pane dal cieloโ€. Gesรน, Figlio dellโ€™Uomo, lo darร  in futuro (futuro modale) a chi crederร  in lui (cf. 6,29)? Lo darร  in futuro (futuro cronologico), dopo il compimento della rivelazione sulla croce e alla scadenza pasquale, legato allโ€™effusione dello Spirito e allโ€™eucaristia? โ€œNon รจ saggio irrigidire lโ€™alternativa tra queste due ipotesi, dato che il linguaggio metaforico utilizzato lascia spazio a entrame le lettureโ€ (J. Zumstein).

Il Figlio dellโ€™uomo puรฒ dare il pane che rimane perchรฉ in precedenza ha Dio โ€“ cioรจ il Padre โ€“ โ€œha impresso il suo sigillo/esphragisenโ€ in un momento ben preciso: ha accreditato il suo inviato non tanto nel momento del dono dello Spirito al battesimo (1,32-34), quanto in un passato antecedente alla discesa/catabasi. รˆ โ€œil Figlio dellโ€™Uomoโ€ infatti a donarlo.

Operare per il cibo che rimane

La folla cade in un secondo fraintendimento, che da lโ€™occasione a Gesรน di precisare meglio il suo discorso e approfondire la sua rivelazione. La folla intende โ€œlโ€™operare/darsi da fare/ergazesthaiโ€ in vista del โ€œpane/cibo che rimaneโ€ proveniente da Dio come un semplice โ€œfare/poieinโ€ una qualche opera religiosa fra le altre. Il โ€œcibo che rimaneโ€ invece, รจ un dono che si riceve impostando la propria vita sulla lunghezza dโ€™onda del piano concreto di Dio. รˆ un operare per diventare ricettivi dellโ€™unica โ€œopera di Dio/ergon tou theouโ€: credere nel suo inviato. รˆ unโ€™opera compiuta verso Dio, adottando un comportamento corrispondente alla sua volontร  (genitivo oggettivo)? Oppure รจ lโ€™unica opera che conta, che Dio compie nellโ€™uomo portandolo alla fede, aprendo il cuore del credente ad accettare il suo inviato, il Rivelatore del Padre (genitivo soggettivo). Propendo per la seconda ipotesi.

Mosรจ o il Padre?

La folla ritorna alla carica con una terza domanda (v. 30-31). Non chiede piรน cosa essa debba โ€œoperareโ€, ma quale segno/sฤ“meionโ€ Gesรน โ€œopera/ergazฤ“iโ€ perchรฉ possano credergli.

รˆ una domanda equivoca: potrebbe esprimere la disponibilitร  a credere dopo aver visto un segno che funga da trampolino di lancio. Ma il segno lo hanno giร  visto (o รจ stato loro raccontato da chi lโ€™ha visto) poco tempo prima! Si sono appena saziati e volevano far re Gesรนโ€ฆ Spesso la gente ha la memoria corta, il che รจ fonte di molti guai e tragedie di ogni tipoโ€ฆ

Potrebbe essere invece una domanda che esprime incredulitร . Non occorre vedere per credere, dirร  infatti Gesรน a Tommaso nella sua beatitudine otto giorni dopo la Pasqua (cf. Gv 20,29).

La folla ricorda a Gesรน anche il fatto che i loro padri nel deserto mangiarono la manna, perchรฉ (Mosรจ, nella loro interpretazione, rapportata alla figura storica di Gesรน) โ€œdiede loro da mangiare un pane da cieloโ€ (Es 16,15; Nm 9,15).

Gesรน rivela solennemente (โ€œAmen, Amenโ€) il suo pensiero, una vera e propria ermeneutica alternativa dei fatti dellโ€™esodo espressa dalla folla, rapportando il dono della manna a quello del pane abbondante da lui procurato poco prima.

Gesรน fa quattro precisazioni: 1) Chi ha donato il pane รจ stato Dio e non Mosรจ (cf. 1,17); 2) Il dono del pane non รจ avvenuto nel passato (dedลken), ma avviene ora: il Padre โ€œdร /didลsinโ€ (ora) il pane; 3) Gesรน parla del pane โ€œvero/alethinosโ€ venuto dal cielo; 4) I destinatari del dono non sono gli antenati della folla, ma la folla stessa, loro stessi (hymin).

Il pane genuino della vita

Il pane non รจ solo โ€œdal cieloโ€ (v. 32), ma รจ โ€œil pane di Dioโ€. Il pane โ€œche discende dal cieloโ€ allude allโ€™origine divina del Figlio dellโ€™uomo e alla sua venuta nel mondo. Questo pane ha due caratteristiche: รจ โ€œverace, genuino/alethinosโ€ e per questo โ€œdona (in continuitร ) la vita pregna (divina/teologica)/didous โ€ฆ tฤ“n zลฤ“nโ€ (non la semplice โ€œvita biologica/ho biosโ€).

รˆ un pane dalla valenza salvifica. La sua tipologia allude alla venuta del Figlio dellโ€™uomo nel mondo che ha per scopo il dono della vita divina ad esso. โ€œIl mondo/ho kosmosโ€, in questo frangente, indica lโ€™insieme della creazione e degli uomini, figli di Dio/tekna tou teou. Non sarร  solo Israele a beneficiare di questo pane, ma il mondo intero.

รˆ la soteriologia giovannea a venir qui espressa. Gesรน aveva ricordato ai giudei nella polemica seguita alla guarigione del paralitico alla piscina di Betzatร : โ€œCome il Padre risuscita i morti e dร  la vita [zลiopoiei], cosรฌ anche il Figlio dร  la vita [zลiopoiei] a chi egli vuoleโ€ (Gv 5,21).

Puntuale arriva la quarta domanda da parte dei giudei: โ€œSignore โ€˜dacci/dos hฤ“minโ€™ (imperat. aoristo) sempre questo paneโ€. Inizia a compiere questa azione precisa e non altre: โ€œdonaโ€, โ€œa noi personalmenteโ€, โ€œsempreโ€, โ€œquesto paneโ€ verace, e nessun altro.

Io sono il pane della vita

La risposta di Gesรน รจ pronta. Egli rivela con chiarezza che il dono si identifica col Donatore. โ€œIl pane della vita/ho artos tฤ“s zลฤ“sโ€, il pane  che รจ e che dร  la vita piena, รจ Gesรน in persona. Identificare col verbo โ€œessereโ€ realtร  appartenenti a due campi semantici diversi significa introdurre una semantica simbolica complessa. Gesรน non รจ pane, ma a lui viene trasferito la caratteristica del pane quale nutrimento che dona la vita. Con un altro trasferimento di significato, Gesรน insegna che โ€œla vita non dipende piรน dallโ€™acquisizione di un bene materiale ma dallโ€™incontro con una persona ben definita, il Gesรน giovanneoโ€ (J. Zumstein). Per avere la vita piena occorre โ€œandare a lui/ho erchomenos pros emeโ€, in un cammino dinamico che per Giovanni esprime la fede in Gesรน. Gesรน istituisce un โ€œparallelismo a gradiniโ€ tra il non aver piรน fame e il non aver mai piรน sete. In questo modo nella seconda parte del parallelismo viene espressa la corrispondenza tra โ€œvenire verso di me/erchomai pros emeโ€ e il โ€œcredere in me/pisteuein eis emeโ€.

Gesรน-pane va creduto, prima che mangiato.

La sua parola รจ pane, rivelazione piena del Padre.

Un pane da cui andare, un pane in cui credere.

Commento a cura di padre Roberto Mela scj โ€“ Fonte del commento: Settimana News

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ€“ Anno B

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 29 Luglio 2018 anche qui.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6, 1-15

In quel tempo, Gesรน passรฒ allโ€™altra riva del mare di Galilea, cioรจ di Tiberรฌade, e lo seguiva una grande folla, perchรฉ vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesรน salรฌ sul monte e lร  si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.

Allora Gesรน, alzร ti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: ยซDove potremo comprare il pane perchรฉ costoro abbiano da mangiare?ยป. Diceva cosรฌ per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: ยซDuecento denari di pane non sono sufficienti neppure perchรฉ ognuno possa riceverne un pezzoยป.

Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: ยซCโ€™รจ qui un ragazzo che ha cinque pani dโ€™orzo e due pesci; ma che cosโ€™รจ questo per tanta gente?ยป. Rispose Gesรน: ยซFateli sedereยป. Cโ€™era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.

Allora Gesรน prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.

E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: ยซRaccogliete i pezzi avanzati, perchรฉ nulla vada perdutoยป. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani dโ€™orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: ยซQuesti รจ davvero il profeta, colui che viene nel mondo!ยป. Ma Gesรน, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirรฒ di nuovo sul monte, lui da solo.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 29 Luglio โ€“ 04 Agosto 2018
  • Tempo Ordinario XVII
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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