Mฤn hรปโ? Il pane della vita
Dopo il racconto dellโuscita dallโEgitto (Es 1,1 โ 15,21), comprendente la descrizione della schiavitรน e della missione di Mosรจ (1,1 โ 10,29), il racconto della Pasqua (11,1 โ 13,16) e lโevento del Mar Rosso (13,17 โ 15,21), nella seconda parte (15,22 โ 18,27) il testo si sofferma sulla sfida del deserto. Dopo aver ricordato la protesta del popolo a Mara (15,22-27) e prima di descrivere quella avvenuta a Massa e Meriba (17,1-7), lโautore del libro ricorda il dono della manna e delle quaglie (16,1-36). Anche in questa riflessione ci avvaliamo del valente commentario allโEsodo approntato dal biblista piemontese Michelangelo Priotto (Bagnolo Piemonte [CN] 18/11/1945) docente allo Studio teologico Interdiocesano di Fossano (CN).
Mormorรฒ
Lโautore raccoglie qui la ricca meditazione della tradizione che ricordava come, dopo quella della sete, il popolo si trovi ad affrontare lโaltro grande nemico del deserto: la fame. Il 15 giorno del secondo mese dallโuscita dallโEgitto, โtutta la comunitร dei figli di Israele/kol-โฤdat benรช Yiลrฤโฤlโ si trova nel deserto di Sin. La localizzazione รจ incerta anche per lโassonanza fra le varie denominazioni: sรฎn/sรฎnay (Sinai), sรฎn/แนฃรฎn (Zin). Spesso il deserto di Sin รจ stato identificato con la distesa di sabbia detta Debbet er-Ramleh (dune di sabbia), tra Serabit el-Khadim e le propaggini dellโaltopiano di Tih. Ma lโitinerario della comunitร piรน teologico che geografico. Le date ricordate, lโespressione liturgica โcomunitร degli israelitiโ, le riflessioni sul sabato, sulla manna e la sua conservazione liturgica mostrano come il redattore sacerdotale intenda ricordare soprattutto il protagonista della storia: la presenza di YHWH fra il suo popolo. Alla luce della liturgia, egli sta rivivendo lโepopea di liberazione di Israele, ricordando lโevento del liberazione con un ritmo che segue il calendario liturgico e che ha visto celebrazioni in vari luoghi ben determinati.
La comunitร (liturgica) degli israeliti giunge al deserto di Sin un mese esatto prima della celebrazione della Pasqua, il 15 del secondo mese (= adar). In modo compatto celebra perรฒ una liturgia laica di mormorazione (wayyallรฎnรป/wayyallล[รด]nรป < lรปn/lรฎn). I destinatari delle critiche sono le due guide visibili del cammino, i fratelli Mosรจ e Aronne. Dopo Es 12,50, ricompare anche Aronne, probabilmente perchรฉ connesso al clima sacerdotale del brano, incentrato sulla manna e al sua conservazione. Il bersaglio ultimo della mormorazione รจ perรฒ la guida invisibile, YHWH. Egli non รจ manipolabile; รจ oggetto di pura fede, sostenuta perรฒ da segni concreti di amore e di interesse concreto per il suo popolo.
Il popolo celebra una liturgia laica antiesodica, che torna allโindietro non per magnificare e rendere presente una liberazione, ma per rivivere con nostalgia i pasti assicurati, pur in regime di schiavitรน. YHWH รจ ricordato com un sospirato agente che avrebbe dovuto dare la morte anzichรฉ permettere che i suoi rappresentanti conducessero il popolo allo stesso risultato facendo patire inutilmente le pene dellโinferno e differendo solamente nel tempo lo stesso risultato finale.
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Il popolo ha appena vissuto e cantato lโepopea del passaggio del mar Rosso (Es 14,5 โ 15,21), eppure giร rimpiange la schiavitรน, pur senza nominarla. Celebrazione laica di morte, celebrazione negatrice della libertร , avvitamento smemorato e ingrato sulle sicurezze umane, senza la percezione della schiavitรน che inquina e avvelena tutto con la mancanza di libertร , di dignitร , della coscienza acquisita nel cammino di essere il popolo scelto da YHWH come sua โproprietร particolare/segullฤhโ (cf. Es 19,5; Dt 14,2) sulla terra che tutta appartiene a lui. Delle tre dimensioni di cui vive lโuomo e la comunitร , celebrate e rese presenti nella liturgia, gli israeliti amputano la profonditร del presente e lโinsondabile ma sicura prospettiva contenuta nel futuro. Del passato si ricordano solo i pasti (nella schiavitรน), del presente si vede solo la povertร della crosta superficiale (ignorando la profonditร della libertร acquisita), il futuro nemmeno รจ menzionato, mentre la spinta dinamica della speranza dovrebbe essere invece sempre la molla che sostiene e spinge in avanti il cammino di ogni uomo e di un popolo intero. Memoria avvelenata, memoria monca e ingrata. Memoria di โpanciaโ scollegata dal cervello. La sazietร in Egitto faceva dimenticare la schiavitรน, appiattiva sul presente senza orizzonti liberanti di futuro.
Pioggia di pane
โEccomi/hinenรฎโ ribatte YHWH al suo agente in campo Mosรจ, eccomi a โfar piovere/mamแนญรฎrโ, dopo la grandine punitrice dal cielo (9,18.23), anche del pane di vita per il popolo affamato e senza fede. Mangiavano pane di schiavitรน (v. 3), mangeranno un pane sconosciuto agli uomini (cf. Dt 8,3), che viene direttamente dal mondo provvidenziale di Dio. Farรฒ piovere pane, avranno pioggia che nutre, pane e acqua assicurati, vita certa nel deserto. โColui che cammina nella giustizia e parla con lealtร , che rifiuta un guadagno frutto di oppressione, scuote le mani per non prendere doni di corruzione, si tura le orecchie per non ascoltare proposte sanguinarie e chiude gli occhi per non essere attratto dal male: costui abiterร in alto, fortezze sulle rocce saranno il suo rifugio, gli sarร dato il pane, avrร lโacqua assicurata. (Is 33,15-17).
Lฤkem laแธฅem, per voi pane. ร lโamore personalizzato e sollecito di YHWH, che da Mosรจ rivolge la parola direttamente agli israeliti ingrati e sfiduciati.
Lโamore di YHWH รจ presente, gratuito verso gli ingrati, indiscriminato verso cattivi e giusti (cf. Mt 5,45), misericordioso verso i recriminatori, memore verso gli immemori. Gli israeliti tornano a compiere il peccato originale, il peccato di sempre: โdimenticare/ลกฤkaแธฅโ. La riflessione dellโautore รจ teologica, non un resoconto cronachistico. E il peccato divora ciรฒ che sta sotto la crosta dellโapparire. La mormorazione corrode i rapporti, rovina la relazione di alleanza, con lโamore preveniente e asimmetrico che lega YHWH agli israeliti
La prova
Il primo dei due comandi dato da YHWH รจ quello di โspigolare/raccogliere/lฤqaแนญ (e non qฤbaแนฃ)โ (il verbo tornerร 9 volte nel capitolo). Gli israeliti spigoleranno come i poveri difesi dal diritto di YHWH nel racimolare i resti della mietitura (cf. Lv 19,9; 23,22; Rt 2,2.3.7.8.15.16.19.23). Spigoleranno giorno per giorno il dono โdallโimmenso campo di grano del cieloโ (M. Priotto). Dovranno spigolare come poveri che dipendono dal dono immeritato. Porranno un limite alla loro voracitร e allo spirito di accumulo accaparratore egoistico e incredulo nei confronti della presenza quotidiana provvidente di YHWH. La vita nasce non dallโaccumulo, ma dallโaccoglienza di un dono. La logica vincente della pace deriva dallโaccoglienza del gratuito, non dalla pianificazione ragionieristica dellโaccaparramento prometeico. Io vivo grazie al dono dellโaltro, dal dono del suo sguardo, dalla luce dei suoi occhi, dal perdono delle sue lacrime. Deve essere sradicato anche lโaltro peccato originale, quello di voler mangiare e arraffare tutto, senza lasciar spazio allโaltro e al mistero. Questo il peccato della prima umanitร e di quella di sempre.
Questa รจ la prova a cui YHWH sottoporrร gli israeliti (โฤnaลลennรป). In questo modo egli potrร non tanto provocare il male della fame per vederne gli effetti nel popolo, ma โtestareโ la loro dipendenza dal dono e lโosservanza del sabato, in cui non si potrร spigolare, avendo raccolto una doppia razione doppia il venerdรฌ. Lโosservanza del sabato sta a cuore al redattore sacerdotale. Essa รจ segno dellโimitazione di YHWH che riposรฒ al settimo giorno (cf. Gen 2,2-3), chiamando lโumanitร a essere sua immagine e somiglianza nel riposo filiale che partecipa dellโesistenza โgratuitaโ di YHWH e della gioia che dร la sua esistenza celebrata nella comunitร . Figli che riposano liberi. Figli senza ossessione. Gratuitamente hanno ricevuto il dono del pane (pur col lavoro che esalta la dignitร dellโuomo). Nella gratuitร celebreranno la festa del Donatore e della comunitร dei suoi figli.
Manna e quaglie
YHWH ha ascoltato le โmormorazioni/telunnรดtโ degli israeliti. Egli รจ il Dio dellโesodo, che ha osservato, ha ascoltato e conosce le sofferenze del suo popolo ed รจ sceso per liberalo (cf. Es 3, 7.8). Il popolo sperimenterร lโessere pro-esistente del suo Dio godendo del pane e della carne grazie al fenomeno provvidenziale (non โmiracolo contro naturaโ) che appare allo svanire della rugiada mattutina. Una rugiada di pane, coriandoli commestibili. Pane che piove dal cielo di Dio. โLa manna proviene dalla secrezione di due insetti parassiti (trebutina mannipara e najacoccus serpentinus) di una pianta, la tamarix mannifera, che cresce nella zona centrale del Sinai. Si tratta di una sostanza resinosa, di sapore dolciastro, che si forma sui rami come goccia di rugiada, si scioglie al calore del sole e poi cade a terra, da dove viene setacciata e fatta seccare; i beduini della zona se ne servono come di un pane (cfr. G. Boschi, Esodo, pp. 164-165โ) (M. Priotto). Lโautore โne dร unโetimologia popolare, che corrisponde alla domanda spontanea che sorge negli israeliti di fronte a un elemento sconosciuto: โChe cosa รจ quello [/mฤn hรปโ]?โโ (M. Priotto). Il dono provvidenziale fornito dalla natura che si esprime nel deserto va letto a un livello piรน profondo: รจ segno di un Dio creatore che offe in cibo allโuomo i frutti della terra (cf. Gen 1,29). Cosรฌ sarร del dono delle quaglie, che cadono sfinite dal vento contrario che soffia a scadenze regolari nella zona mentre sono in viaggio per trasmigrare verso nord. โQuesto รจ il pane che diede YHWH a voi come cibo/leแธฅem โฤลกer nฤtan YHWH lฤkem leoklฤhโ, interpreta lโevento Mosรจ, lโagente plenipotenziario di YHWH. Unโindigestione di l e di แธฅ si potrebbe direโฆ
Pane povero, pane dei poveri. Pane essenziale, pane donato.
Pane dal cielo, pane degli angeli (cf. Sal 78[77],24-25: โfece piovere su di loro la manna per cibo e diede loro pane [lett. โgranoโ] del cielo: lโuomo mangiรฒ il pane dei forti [gr. LXX: โpane di angeli (aggelลn) mangiรฒ lโuomoโ]; diede loro cibo in abbondanza [lett. โprovvista a sazietร ]โ.
Pane del Donatore.
Pane di YHWH, di โColui-che-รจ-in-quanto-รจ-vicino-a-te-per-salvartiโ (cf. Es 3,14).
Il cibo che rimane
Alla folla, massa indistinta di persone che a Tabgha/Magadan avevano preso parte e goduto del grande segno della โmoltiplicazioneโ dei pani, si aggiungono altre persone su โbarchette/ploiariaโ giunte dalla vicina Tiberiade. Tutti insieme si dirigono a nord-est, verso la vicina Cafarnao, distante solo alcune insenature delle lago. La gente ha visto una sola barca rimasta, e una partita con i discepoli di Gesรน, ma senza di lui. Tutti si โpongono alla ricerca/zฤtountesโ di Gesรน. Da dove egli venga, chi sia, dove vada รจ il grande mistero che attraversa tutto il Vangelo di Giovanni. Per questo motivo Gesรน compie dei โsegni/sฤmeiaโ, di cui Giovanni ne riporta solamente sette.
Dopo โil segno del paneโ Giovanni fa seguire un lungo โdiscorso sul paneโ (Gv 6,22-59), che perรฒ di fatto รจ un โdialogo sul paneโ fra Gesรน e la folla e, in seguito con โi giudeiโ. Sei domande (vv. 25.28.30-31.42.52) costellano il โdiscorsoโ, articolando il dialogo in diversi quadri discorsivi.
Con una solenne dichiarazione che introduce unโaffermazione decisiva per gli ascoltatori, โAmen, Amenโ โ non pronunciata come al solito dai giudei alla fine di un discorso per avvalorarne il contenuto, ma allโinizio, per sottolinearne il suo valore rivelativo โ Gesรน illumina con caritร ma anche con la rudezza della veritร , la radice errata della ricerca della gente. Il segno della โmoltiplicazioneโ dei pani avrebbe dovuto essere un trampolino di lancio per andare oltre la superficie, e dal significante giungere al significato. La gente si รจ fermata al segno del cibo che nutre materialmente la vita, calmando provvisoriamente i bisogni impellenti relativi alla conservazione della vita umana, breve e precaria. Calmati i sogni della โpanciaโ la gente aveva cercato di crearsi un โreโ che desse sempre ai suoi sudditi panem et circenses (cf. Gv 6,15).
Gesรน invita a โdarsi da fare/lavorare/operare/ergazesteโ che non si ferma alla superficie, ma un โfareโ che giunge alla profonditร del reale. Il pane โche perisce/apollymenฤnโ non รจ la realtร a cui fermarsi. Ad esso Gesรน contrappone il cibo โche rimane/menousanโ per la vita eterna. Esso infatti sarร dato dal Figlio dellโuomo, colui che รจ disceso dla cielo, dal Padre, per dare โil pane dal cieloโ. Gesรน, Figlio dellโUomo, lo darร in futuro (futuro modale) a chi crederร in lui (cf. 6,29)? Lo darร in futuro (futuro cronologico), dopo il compimento della rivelazione sulla croce e alla scadenza pasquale, legato allโeffusione dello Spirito e allโeucaristia? โNon รจ saggio irrigidire lโalternativa tra queste due ipotesi, dato che il linguaggio metaforico utilizzato lascia spazio a entrame le lettureโ (J. Zumstein).
Il Figlio dellโuomo puรฒ dare il pane che rimane perchรฉ in precedenza ha Dio โ cioรจ il Padre โ โha impresso il suo sigillo/esphragisenโ in un momento ben preciso: ha accreditato il suo inviato non tanto nel momento del dono dello Spirito al battesimo (1,32-34), quanto in un passato antecedente alla discesa/catabasi. ร โil Figlio dellโUomoโ infatti a donarlo.
Operare per il cibo che rimane
La folla cade in un secondo fraintendimento, che da lโoccasione a Gesรน di precisare meglio il suo discorso e approfondire la sua rivelazione. La folla intende โlโoperare/darsi da fare/ergazesthaiโ in vista del โpane/cibo che rimaneโ proveniente da Dio come un semplice โfare/poieinโ una qualche opera religiosa fra le altre. Il โcibo che rimaneโ invece, รจ un dono che si riceve impostando la propria vita sulla lunghezza dโonda del piano concreto di Dio. ร un operare per diventare ricettivi dellโunica โopera di Dio/ergon tou theouโ: credere nel suo inviato. ร unโopera compiuta verso Dio, adottando un comportamento corrispondente alla sua volontร (genitivo oggettivo)? Oppure รจ lโunica opera che conta, che Dio compie nellโuomo portandolo alla fede, aprendo il cuore del credente ad accettare il suo inviato, il Rivelatore del Padre (genitivo soggettivo). Propendo per la seconda ipotesi.
Mosรจ o il Padre?
La folla ritorna alla carica con una terza domanda (v. 30-31). Non chiede piรน cosa essa debba โoperareโ, ma quale segno/sฤmeionโ Gesรน โopera/ergazฤiโ perchรฉ possano credergli.
ร una domanda equivoca: potrebbe esprimere la disponibilitร a credere dopo aver visto un segno che funga da trampolino di lancio. Ma il segno lo hanno giร visto (o รจ stato loro raccontato da chi lโha visto) poco tempo prima! Si sono appena saziati e volevano far re Gesรนโฆ Spesso la gente ha la memoria corta, il che รจ fonte di molti guai e tragedie di ogni tipoโฆ
Potrebbe essere invece una domanda che esprime incredulitร . Non occorre vedere per credere, dirร infatti Gesรน a Tommaso nella sua beatitudine otto giorni dopo la Pasqua (cf. Gv 20,29).
La folla ricorda a Gesรน anche il fatto che i loro padri nel deserto mangiarono la manna, perchรฉ (Mosรจ, nella loro interpretazione, rapportata alla figura storica di Gesรน) โdiede loro da mangiare un pane da cieloโ (Es 16,15; Nm 9,15).
Gesรน rivela solennemente (โAmen, Amenโ) il suo pensiero, una vera e propria ermeneutica alternativa dei fatti dellโesodo espressa dalla folla, rapportando il dono della manna a quello del pane abbondante da lui procurato poco prima.
Gesรน fa quattro precisazioni: 1) Chi ha donato il pane รจ stato Dio e non Mosรจ (cf. 1,17); 2) Il dono del pane non รจ avvenuto nel passato (dedลken), ma avviene ora: il Padre โdร /didลsinโ (ora) il pane; 3) Gesรน parla del pane โvero/alethinosโ venuto dal cielo; 4) I destinatari del dono non sono gli antenati della folla, ma la folla stessa, loro stessi (hymin).
Il pane genuino della vita
Il pane non รจ solo โdal cieloโ (v. 32), ma รจ โil pane di Dioโ. Il pane โche discende dal cieloโ allude allโorigine divina del Figlio dellโuomo e alla sua venuta nel mondo. Questo pane ha due caratteristiche: รจ โverace, genuino/alethinosโ e per questo โdona (in continuitร ) la vita pregna (divina/teologica)/didous โฆ tฤn zลฤnโ (non la semplice โvita biologica/ho biosโ).
ร un pane dalla valenza salvifica. La sua tipologia allude alla venuta del Figlio dellโuomo nel mondo che ha per scopo il dono della vita divina ad esso. โIl mondo/ho kosmosโ, in questo frangente, indica lโinsieme della creazione e degli uomini, figli di Dio/tekna tou teou. Non sarร solo Israele a beneficiare di questo pane, ma il mondo intero.
ร la soteriologia giovannea a venir qui espressa. Gesรน aveva ricordato ai giudei nella polemica seguita alla guarigione del paralitico alla piscina di Betzatร : โCome il Padre risuscita i morti e dร la vita [zลiopoiei], cosรฌ anche il Figlio dร la vita [zลiopoiei] a chi egli vuoleโ (Gv 5,21).
Puntuale arriva la quarta domanda da parte dei giudei: โSignore โdacci/dos hฤminโ (imperat. aoristo) sempre questo paneโ. Inizia a compiere questa azione precisa e non altre: โdonaโ, โa noi personalmenteโ, โsempreโ, โquesto paneโ verace, e nessun altro.
Io sono il pane della vita
La risposta di Gesรน รจ pronta. Egli rivela con chiarezza che il dono si identifica col Donatore. โIl pane della vita/ho artos tฤs zลฤsโ, il pane che รจ e che dร la vita piena, รจ Gesรน in persona. Identificare col verbo โessereโ realtร appartenenti a due campi semantici diversi significa introdurre una semantica simbolica complessa. Gesรน non รจ pane, ma a lui viene trasferito la caratteristica del pane quale nutrimento che dona la vita. Con un altro trasferimento di significato, Gesรน insegna che โla vita non dipende piรน dallโacquisizione di un bene materiale ma dallโincontro con una persona ben definita, il Gesรน giovanneoโ (J. Zumstein). Per avere la vita piena occorre โandare a lui/ho erchomenos pros emeโ, in un cammino dinamico che per Giovanni esprime la fede in Gesรน. Gesรน istituisce un โparallelismo a gradiniโ tra il non aver piรน fame e il non aver mai piรน sete. In questo modo nella seconda parte del parallelismo viene espressa la corrispondenza tra โvenire verso di me/erchomai pros emeโ e il โcredere in me/pisteuein eis emeโ.
Gesรน-pane va creduto, prima che mangiato.
La sua parola รจ pane, rivelazione piena del Padre.
Un pane da cui andare, un pane in cui credere.
Commento a cura di padre Roberto Mela scj โ Fonte del commento: Settimana News
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XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ Anno B
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- Colore liturgico: Verde
- 2 Re 4, 42-44; Sal. 144; Ef 4, 1-6; Gv 6, 1-15
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6, 1-15
In quel tempo, Gesรน passรฒ allโaltra riva del mare di Galilea, cioรจ di Tiberรฌade, e lo seguiva una grande folla, perchรฉ vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesรน salรฌ sul monte e lร si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesรน, alzร ti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: ยซDove potremo comprare il pane perchรฉ costoro abbiano da mangiare?ยป. Diceva cosรฌ per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: ยซDuecento denari di pane non sono sufficienti neppure perchรฉ ognuno possa riceverne un pezzoยป.
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: ยซCโรจ qui un ragazzo che ha cinque pani dโorzo e due pesci; ma che cosโรจ questo per tanta gente?ยป. Rispose Gesรน: ยซFateli sedereยป. Cโera molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesรน prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: ยซRaccogliete i pezzi avanzati, perchรฉ nulla vada perdutoยป. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani dโorzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: ยซQuesti รจ davvero il profeta, colui che viene nel mondo!ยป. Ma Gesรน, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirรฒ di nuovo sul monte, lui da solo.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 29 Luglio โ 04 Agosto 2018
- Tempo Ordinario XVII
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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