Commento al Vangelo del 5 Agosto 2018 – don Mario Simula

Gesù di Nazareth, un Dio mangiato

C’è un pane che alimenta soltanto il corpo. Noi lo cerchiamo con ansia; talvolta con bramosia. Senza quel pane non si può vivere. Si è pronti a barattarlo con la libertà. Israele pellegrino sui sentieri che portano alla Terra Promessa, verso regioni nelle quali “scorre latte e miele”, è straziato dalla nostalgia del pane abbondante e delle cipolle saporite d’Egitto.

Il bisogno rischia sempre di prendere il sopravvento sull’essere.
“Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, mentre mangiavamo a sazietà!”.
Che strano desiderio: vorresti vivere e spasimi di morire!
Perché non guardi il pane del Signore? Fiorisce ogni giorno. Tanto quanto basta. E’ “il pane quotidiano”. Niente più di così.

Ti basta il pane di oggi. Una razione che appaga la tua fame e alimenta, di volta in volta, la tua speranza.
La “manna” del deserto: “Che cos’è?”. E’ la risposta che viene dal cielo. E’ la risposta immeritata, se la confrontiamo con la nostra poca fede. E’ la riposta che smentisce le nostre ingordigie.
Perché protesti davanti a Dio? Perché continui a non capire? Perché vanifichi, con le tue irrequietezze, la sua incessante benevolenza? Perché non sollevi lo sguardo fiducioso al cielo dal quale piove su di te la manna, pane dall’alto, pane dei forti, sovrabbondante e immeritato?
Oggi siamo a Cafarnao. Non c’è Mosè.
C’è tanta folla. C’è Gesù.

Maestro attento e profondo, mette a nudo l’inguaribile fame che attanaglia il nostro gusto di cose materiali: il pane dei nostri forni che sazia il corpo. Questo ci basta.
C’è un pane, dice Gesù, che rimane per la vita eterna e che Lui, il Figlio dell’uomo, ci dà.
Pane che ha l’aroma della gratuità e della grazia. E’ sfornato, ogni giorno, dal cuore di Dio e distribuito dalle mani amorose del suo Figlio.
“Che cosa dobbiamo fare, Signore, per essere appagati con questo cibo? Quali opere piacciono a Dio perché entriamo nelle sue grazie?”.
“L’impasto del pane nuovo di ogni giorno, è l’impasto della fede che vi dà la forza di venire a me e la beatitudine di fidarvi di me”.

Noi abbiamo, incorreggibilmente, bisogno di segni. Non uno ma mille. Perché ad ogni segno troviamo infinite obiezioni, mai l’abbandono e la fiducia.
Anche Mosè ha compiuto i segni. E il popolo non ha creduto.
Oggi ci troviamo davanti all’inesprimibile, all’incredibile: il Padre ci dà il pane che viene dal cielo, quello vero. Il pane che dà la vita al mondo.

“Signore, dacci sempre questo pane!”. “Signore, dammi sempre di quest’acqua che zampilla per la vita!”.
Finalmente Gesù ci dona la rivelazione inattesa, sorprendente, fuori di ogni schema e di ogni programmazione.
“Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, MAI!”.
Gesù è il Pane da mangiare, il pane spezzato, offerto, condiviso. Da quel Pane scaturisce la vita con tutte le sue infinite ricchezze di bene: l’amore, la fraternità, il perdono, la convivialità, la comunione, l’accoglienza. La vita del Signore si trasforma in vita per noi. Diventiamo una cosa sola con Lui e, per vocazione, una cosa sola con gli altri.
Non dobbiamo cercare il pane nelle discariche dell’egoismo. Molto fino alla nausea per alcuni, qualche briciola caduta dalle mense opulente per i più.

Basta andare da Gesù e la fame si estingue. Come avviene per la sete se crediamo in Lui.
Ferisce il cuore implacabilmente l’avverbio tassativo che conclude il brano. Non avremo più fame, non ci brucerà più la sete. MAI!

Con Te si guarisce Gesù, con Te ci si sfama, con Te ci si disseta, con Te si impara a sedersi alla stessa mensa senza escludere nessuno, con Te si va oltre l’indifferenza, con Te si costruisce l’unità e si debella la divisione e il linguaggio inaffidabile del giudizio, con Te si alimenta la fede, con Te si gioca ogni giorno la carta della speranza, con Te si sceglie il vincolo della carità destinata a durare per sempre, anche oltre la morte.
Gesù, ho conosciuto un pane semplice che mi veniva messo tra le mani per sfamare il povero che si affacciava all’uscio della mia casa. Ho conosciuto il pane della gioia, sufficiente per i miei fratelli e le mie sorelle, perché veniva diviso con saggezza e con cuore.

Conosco, ogni giorno il Pane Tuo, il Pane che mangiamo dopo il perdono, il Pane che tu stesso ci offri:

“Prendete e mangiate; il mio Pane può stare nel vostro cuore, ormai restituito alla vita dall’Amore”.

Fonte

Sito web di don Mario

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XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

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Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,24-35

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Parola del Signore

Fonte: LaSacraBibbia.net

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