Commento al Vangelo del 4 settembre 2016 – Paolo Curtaz

Il commento al Vangelo di domenica 4 settembre 2016 (il brano del Vangelo è a fine articolo) XXIII Domenica del Tempo Ordinario, a cura di Paolo Curtaz.

Penultimo

Ma, alla fine della fiera, sul serio, per davvero, in cosa consiste la nostra vita?

Sarà la fine dell’estate, sarà che ho superato il mezzo secolo, sarà che la luce settembrina mi ispira sentimenti gravidi di dolce malinconia che mi invadono l’anima, ma la domanda, se la lasciamo crescere, ci interroga. Necessariamente.

Sì certo, è bene curare il corpo, intessere belle relazioni, avere un lavoro accettabile e quanto più gratificante, giusto. E, anche, crescere nella conoscenza, coltivare gli interessi, avere dei risultati, delle soddisfazioni. Riuscire a districarsi in questi tempi complessi, a volte un po’ complicati.

Ma, ribadisco, e poi?

Fra cento anni nessuno si ricorderà di me.

Forse, se ci sarà, qualche mio discendente, avrà un mio libro nella sua biblioteca. Ma anche no.

Gesù lo sa.

Lo vive.

Sa bene quanta eccedenza portiamo nel cuore. Quanto tutto ciò che viviamo, per quanto bello, per quanto grande, per quanto luminoso, non può mai colmare la nostra anima.

Bella forza, è eterna.

[ads2]Caccia al tesoro

Perciò la nostra anima eterna anela a cose eterne.

E anche quando le incontra, e ne è posseduta, sa bene che è solo per un attimo fugace. Un attimo che, pure, riempie la vita di nostalgia e di luce, di intenso amore e di gioia.

È un patrimonio condiviso, un sentimento comune. L’autore del libro della Sapienza, scritto da ebrei in un ambiente culturale ricco e variegato, ragiona su cosa è essenziale. E conclude: l’unica cosa importante è cercare la sapienza, entrare dentro le cose, non accontentarsi, andare oltre l’apparenza, riscoprire le profondità dell’essere, là dove dimora Dio.

La sapienza che non è cultura o intelligenza, ma assaporare la realtà (la parola sapienza deriva da sàpere, insaporire), scoprire, come ci dirà Gesù, che siamo creati per amare e, amando, cambiare il mondo.

Abbiamo bisogno del dono della Sapienza per sollevare il nostro sguardo in alto.

Patti chiari

Gesù osa: molti lo stanno seguendo, li vede.

Mette in chiaro le cose. La ricerca di Dio che egli promuove richiede tutto, perché dà tutto.

Niente mezze misure, niente sequele da facciata, niente part-time.

In gioco c’è la vita dell’Eterno, bisogna farsi bene i conti in tasca.

Non importa quanto sia spesso il filo che lega la zampa dell’uccello al suolo. Se non si recide, questi non può spiccare il volo.

Osa Gesù, folle presuntuoso.

È bellissimo amare, essere riamati, avere degli affetti e godere delle gioie legittime.

Eppure lui è di più. Più della più grande gioia che abbiamo vissuto e che mai vivremo.

Bisogna prenderla bene, questa pagina. Ascoltare ciò che dice veramente.

In passato, purtroppo, è stata interpretata facendole dire il contrario di ciò che vi si legge. Per sminuire le gioie e le relazioni. Che idiozia.

Amatevi teneramente, voi che vi amate. E godete tutte le gioie che Dio vi dona come segno della sua bontà. Ma sappiate che ogni gioia è e resta realtà penultima

Che rimanda all’Ultimo, al Solo, al tutto.

Questo dice Gesù.

Ci chiede di scavare e di arare nella nostra vita, fino a trovare il tesoro nascosto nel campo.

Bella sfida.

Rileggo ciò che scrivo. Ci credo. L’ho visto. Lo vivo.

Male, a corrente alterna, facendo i conti con i miei insopportabili limiti.

Ma ci credo.

Gesù è l’unico che, da ora, già riempie l’anima.

Cambiamenti

Così facendo la nostra vita, da ora, cambia di prospettiva.

Mettere la ricerca del tutto, la ricerca di Dio al centro della nostra vita, ci fa divenire persone nuove.

Ne sa qualcosa Filemone, simpatico cristiano delle origini, cui Paolo indirizza un biglietto di accompagnamento rimandandogli uno schiavo che si era rifugiato presso l’apostolo.

Paolo invita Filemone ad uscire dalla logica di questo mondo, padrone-schiavo, per entrare nella logica del Regno, fratello-fratello. Paolo non lo sa, ma in questo piccolo biglietto pianta il seme che diventerà l’albero dell’abolizione della schiavitù.

Cerchiamo Dio, allora.

Non quello piccino delle nostre paure, dei nostri deliri, delle nostre ossessioni.

Quello magnifico del Signore Gesù.

Più grande della più grande gioia che siamo in grado di vivere.

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XXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

[ads2]Lc 14, 25-33
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.

Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.

Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.

Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 04 – 10 Settembre 2016
  • Tempo Ordinario XXIII, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 3

Fonte: LaSacraBibbia.net

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