La parabola del padre misericordioso si inserisce nell’elenco degli atteggiamenti con i quali Gesù spinge a considerare la misericordia come strumento di salvezza. Narra di un figlio che chiede al padre di lasciargli l’eredità, che presto dilapida in modo sciagurato.
A contatto con la miseria, il figlio con umiltà riflette e riconosce le proprie mancanze. Decide: «Mi alzerò, andrò da mio padre» (Lc 12,18-19). Non dubita dell’amore e del perdono del padre, perciò spera di trovare in lui comprensione e accoglienza per dare un corso nuovo alla propria vita. Vede realizzarsi nel padre il mistero del perdono di Dio, che gli ridona l’innocenza originale.
Il nostro è il cammino del figliol prodigo, il quale durante la vita può perdere tutto, ma tutto può ritrovare quando l’immagine del padre torna a balenare sulle macerie della propria esistenza. Così spesso l’uomo incontra Dio nelle difficoltà e nell’ammissione della propria fragilità.
Sperimentando la solitudine e la lontananza da Dio, il figlio decide di tornare al Padre, perché ha finalmente compreso che la vita è per l’uomo una scelta continua e rinnovata di Dio, che dona a ciascuno di noi il perdono continuo e sempre nuovo. È questo perdono che rinfranca e sostiene la nostra vita e che ci spinge a tornare sempre fra le braccia del Padre misericordioso.
O Dio,
che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente
la nostra redenzione,
concedi al popolo cristiano di affrettarsi
con fede viva e generoso impegno
verso la Pasqua ormai vicina. Amen.
(Colletta della IV domenica di Quaresima)