Sabato santo รจ giorno di silenzio. I segni tacciono, la liturgia รจ sospesa. Eโ giorno di attesa, tempo di interruzione. Sono ore segnate dalla memoria del dolore e da una domanda che rimane aperta e sospesa. Eโ tempo che provoca a mantenersi aperti allโultimo.
Cโรจ in questo giorno un rinvio al passato, alla memoria e a tutto ciรฒ che la sepoltura reca con sรจ, il rinvio a tutta la vita di Gesรน, il ricordare e ritornare ai suoi gesti e alle sue parole. Eโ giorno del silenzio della morte, del vuoto del distacco. Esso racchiude in sรฉ anche la mancanza che sempre rimane, attitudine di attesa nel grido soffocato e nel pianto.
Sabato รจ memoria di Cristo e di tutti coloro che sono entrati nel passaggio della morte, รจ silenzio della morte dopo lo scatenarsi del male e dellโingiustizia, ed รจ silente denuncia della violenza e del dominio che schiaccia ed elimina.
Eโ giorno di un rimanere nel silenzio, nel ricordo, di un vivere lo stare sotto, il sopportare resistendo al male, dando spazio al pensiero, alla preghiera, allโascolto. Racchiude il silenzio di Gesรน entrato nella morte; ma anche il silenzio di Dio che sembra non rispondere. Questo giorno reca con sรฉ il silenzio della sofferenza di tutti coloro che nel cuore sperimentano il vuoto. Eโ tempo di mancanza e del dolore per lโassenza di Gesรน, amico e fratello.
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Il sabato santo รจ memoria di una discesa: la discesa dalla croce, la discesa nel sepolcro, la discesa sino agli inferi. Paolo vede la croce di Gesรน come il termine ultimo di una discesa verso il basso: โumiliรฒ se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croceโ (Fil. 2,8)
La prima lettera di Pietro parla di un annuncio di salvezza da parte di Cristo a coloro che erano rinchiusi in prigione: โanche Cristo รจ morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andรฒ a portare lโannuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimitร , pazientava nei giorni di Noรจโฆโ (1Pt 3,18-20).
Nel vangelo di Matteo con riferimento alla vicenda di Giona si allude ad un discendere: ยซCome infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, cosรฌ il Figlio dellโuomo resterร tre giorni e tre notti nel cuore della terraยป (Mt 12,40).
Il vangelo di Nicodemo, ne parla offrendo una plastica descrizione: โE subito, a quella parola, le porte bronzee si frantumarono e le sbarre di ferro fuยญrono infrante. Tutti i morti legati furono sciolti dalle catene [โฆ]. Il re della gloria entrรฒ come un uomo. I luoghi bui tutti dellโade sโilluminarono::: II re della gloria, porgendo la sua destra, prese e sollevรฒ il progenitore Adamo. Quindi, volgendosi agli altri, disse: โOrsรน, venite con me voi tutti che subiste la morte per il legno che costui ha toccato. Ecco io vi faccio risorgere tutti per mezzo del legno della croceโโ. (M.Erbetta, Apocrifi del Nuovo Testamento, 268-269)
La tradizione orientale ha sviluppato questo motivo teologico. Esso sottolinea la discesa di Cristo come un movimento di accoglienza, di recupero. Eโ un andare incontro che coinvolge tutta lโumanitร e il cosmo e non lascia nessuno perduto sin negli abissi, negli inferi, per liberare tutti i prigionieri. Nessuno viene dimenticato e perso agli occhi di Dio.
Per questo Ireneo scrive: โIl Signore rimase tre giorni nel luogo in cui soggiornavano i morti, secondo quanto ha detto di Lui il profeta: il Signore si รจ ricordato dei suoi santi morti i quali si addormentarono prima nella terra di sepoltura e discese presso di loro per liberarli e per salvarliโ. (Contro le eresie, V,31,1)
La discesa di Cristo รจ immaginata come uno scendere sino a prendere per mano Adamo ed Eva, rompendo i cardini delle porte che chiudevano luoghi di prigione. Non solo Gesรน discende verso il basso nelle profonditร piรน buie della terra, ma anche scende nel tempo a riprendere tutto il passato. Nulla va perduto, tutto puรฒ essere rinnovato.
La Pasqua viene cosรฌ raffigurata nelle icone come un prendere per mano, un rialzare, in un movimento di rialzamento e di liberazione. Gesรน Cristo sale allora ma non da solo, insieme a lui cโรจ una moltitudine. E sale recando sulle spalle, come pastore, lโumanitร , la pecora perduta, aprendo spazi nuovi. Nessuno puรฒ rimanere prigioniero della morte.
Efrem, nelle sue poesia e inni vede nel volto di Gesรน il profilo di quellโAdamo pensato come immagine che compie Cristo genere-umano: โQuellโAgnello vivente aprรฌ ai sepolti una via dal sepolcro, con il grido che gettรฒโฆ la festa che ci fu nel mese di Nisan lacerรฒ i sepolcri con un grido, il grido che fa vivere tutti. Lo udรฌ la morte che tutti uccide: essa venne meno e abbandonรฒ i suoi scrigniโ. (Efrem Il Siro).
E cosรฌ antiche omelie sul sabato santo ripetono: ยซChe cosa รจ avvenuto? Oggi sulla terra cโรจ grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perchรฉ il Re dorme: la terra รจ rimasta sbigottita e tace perchรฉ il Dio fatto carne si รจ addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio รจ morto nella carne ed รจ sceso a scuotere il regno degli inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nellโombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione. Il Signore entrรฒ da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridรฒ a tutti e disse: ยซ Sia con tutti il mio Signore ยป. E Cristo rispondendo disse ad Adamo: ยซ E con il tuo spirito ยป. E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: โSvegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerร . Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perchรฉ rimanessi prigioniero nellโinferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti unโunica e indivisa natura. Antica ยซ Omelia sul Sabato santo ยป. (PG 43, 439. 451. 462-463).
โIl Sabato Santo รจ la โterra di nessunoโ fra la morte e la Risurrezione ma in questa โterra di nessunoโ รจ entrato Uno, lโUnico, che lโha attraversata con i segni della sua passione per lโuomo. Qui Gesรน Cristo ha condiviso non solo il nostro morire ma anche il nostro rimanere nella morte. Si รจ trattato della solidarietร piรน radicale. In quel tempo oltre il tempo Gesรน Cristo รจ disceso agli inferi. Questo vuol dire che Dio, fattosi uomo, รจ arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema dellโuomo, dove non arriva alcun raggio di amore, dove regna lโabbandono totale senza alcuna parola di conforto: gli inferi. Gesรน Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui. Ecco, proprio questo รจ accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte รจ risuonata la voce di Dio. ร successo lโimpensabile: che cioรจ lโamore รจ entrato negli inferi. Anche nel buio estremo della solitudine umana piรน assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori. Lโessere umano vive per il fatto che รจ amato e puรฒ amare. E se anche nello spazio della morte รจ penetrato lโamore, allora anche lร รจ arrivata la vita. Nellโora dellโestrema solitudine non saremo mai soliโ (Benedetto XVI, visita alla Sindone, Torino 2.05.2010)
Cosรฌ Carlo Maria Martini riflettendo sul sabato santo ricordava: โSiamo dunque nel sabato del tempo, incamminati verso lโottavo giorno: fra โgiร โ e โnon ancoraโ dobbiamo evitare di assolutizzare lโoggi, con atteggiamenti di trionfalismo o, al contrario, di disfattismo. Non possiamo fermarci al buio del Venerdรฌ santo, in una sorta di โcristianesimo senza redenzioneโ; non possiamo neanche affrettare la piena rivelazione della vittoria di Pasqua in noi, che si compirร nel secondo avvento del Figlio dellโuomoโ.
Cosรฌ pregava ricordando Maria colei che nel sabato visse la fedeltร dellโattesa, della memoria, e della speranza: โTu, o Madre della speranza, hai pazientato con pace nel Sabato santo e ci insegni a guardare con pazienza e perseveranza a ciรฒ che viviamo in questo sabato della storia, quando molti, anche cristiani, sono tentati di non sperare piรน nella vita eterna e neppure nel ritorno del Signore. Lโimpazienza e la fretta caratteristiche della nostra cultura tecnologica ci fanno sentire pesante ogni ritardo nella manifestazione svelata del disegno divino e della vittoria del Risorto. La nostra poca fede nel leggere i segni della presenza di Dio nella storia si traduce in impazienza e fuga, proprio come accadde ai due di Emmaus che, pur messi di fronte ad alcuni segnali del Risorto, non ebbero la forza di aspettare lo sviluppo degli eventi e se ne andarono da Gerusalemme (cf Lc 24,13ss.). Noi ti preghiamo, o madre della speranza e della pazienza: chiedi al tuo Figlio che abbia misericordia di noi e ci venga a cercare sulla strada delle nostre fughe e impazienze, come ha fatto con i discepoli di Emmaus. Chiedi che ancora una volta la sua parola riscaldi il nostro cuore (cf Lc 24, 32). Intercedi per noi affinchรฉ viviamo nel tempo con la speranza dellโeternitร , con la certezza che il disegno di Dio sul mondo si compirร a suo tempo e noi potremo contemplare con gioia la gloria del Risorto, gloria che giร รจ presente, pur se in maniera velata, nel mistero della storiaโ (Lettera pastorale, La madonna del sabato santo, 2000-2001).
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