Commento al Vangelo del 30 Settembre 2018 – Figlie della Chiesa

Contesto letterario: Dopo la professione di fede di Pietro a Cesarea (Mc 8,29) Gesù comincia a insegnare ai suoi discepoli che il Figlio dell’uomo dovrà molto soffrire, morire e risuscitare. L’uomo straordinario che ha fatto tanti prodigi e stupito le folle è il Cristo che annuncia il Regno di Dio e spiega le condizioni per entrarvi. Nei versetti che precedono il vangelo di oggi Gesù richiama i discepoli a farsi ultimi e servi di tutti.

Contesto liturgico: Il messaggio che la Chiesa offre, con la liturgia di questa domenica, invita a favorire le relazioni e a non voler prevalere sugli altri piuttosto che a controllare le loro attività e presenta la gravità dello scandalo che, sottovalutata, conduce all’esclusione dal Regno.

“Abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome…”: Il nome in ogni cultura rappresenta l’identità della persona e, nella Bibbia, anche la missione; non dimentichiamo che il nome Gesù significa Salvatore.

Il Nome del Signore, del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, appartiene al mistero di Dio. Quando Dio invia Mosè a far uscire il suo popolo dall’Egitto Mosè gli chiede: “Ecco io arrivo dagli Israeliti…ma mi diranno: Come si chiama? E io cosa risponderò?” Così Dio risponde: “Io sono colui che sono … il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi.” (Es 3,13 e ss). Il Nome del Signore indica il Dio di ieri, di oggi, di domani, il Dio dei viventi.

Quando Dio dice a Giacobbe dopo la lunga lotta notturna “Lasciami andare” Giacobbe risponde “Non ti lascerò se non mi avrai benedetto …” poi aggiunge “Come ti chiami? Dimmi il tuo nome. Dio gli rispose: Perché mi chiedi il nome? E qui lo benedisse.” (Gn 32,27 e ss.) Il Nome del Signore indica il Dio della gioia, che vuole felici le sue creature e le bene-dice, il Dio in cui sperare.

Quando Pietro dice allo storpio: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo dò: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina” (At 3, 6) il Nome del Signore indica il Dio onnipotente, a cui niente è impossibile.

In molti passi della Sacra Scrittura possiamo scoprire la bellezza e l’indicibilità del Nome del Signore e con il salmista possiamo esclamare: “O Signore nostro Dio quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: sopra i cieli si innalza la tua magnificenza”. (Sl 8)

Glielo abbiamo vietato perché non era dei nostri”: Gli apostoli si sentono gerarchicamente superiori e appartenenti ad un gruppo privilegiato, il loro atteggiamento non è di accoglienza e Gesù li corregge: “non glielo proibite … chi non è contro di noi è per noi” e li invita a non porre ostacoli alla fede dei poveri del Vangelo, dei veri discepoli.

La prima lettura ci mostra un atteggiamento di Giosuè, simile a questo degli apostoli, quando egli vorrebbe impedire a Eldad e a Medad di profetizzare e Mosè gli risponde con fermezza “Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti … e volesse il Signore dare loro il suo Spirito.” Hanno un eco nel nostro cuore anche le parole di Pietro quando vede lo Spirito scendere sui pagani: “Se Dio ha dato loro lo stesso dono che a noi, per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?” (At 11,17)

“Chi scandalizza uno di questi piccoli …”: Gesù invita a non porre ostacoli, a non essere di inciampo, a non far vacillare la fede dei piccoli. Queste azioni sono proprie del maligno che sempre agisce per togliere la Vita offerta da Gesù a ogni uomo.

“Se la tua mano… se il tuo piede… se il tuo occhio… ti scandalizza…”: Gesù non vuole minacciare ma sottolineare le conseguenze dello scandalo: il fuoco della Geenna e l’esclusione dal Regno. Ogni azione dell’uomo può essere sempre secondo il progetto di Dio, oppure opporsi ad esso.

Con la mano Eva prende il frutto proibito e lo da’ ad Adamo (Gn 3,6), e con le mani potremmo forgiare spade in falci (Is 4,5).

Con i piedi potremmo essere messaggeri di lieti annunci (Is 52,7) o alzare il calcagno contro l’amico (Sl 41, 10).

Se l’occhio è limpido siamo nella luce (Mt 7,22). Ma se non è limpido vediamo la pagliuzza negli occhi degli altri e non vediamo la trave nei nostri (Lc 6,41).

Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua perché siete di Cristo, non perderà la sua ricompensa”. Dio offre a tutti la salvezza e a tutti dona il suo Spirito di Sapienza per scegliere di stare sulla via di Gesù e di rendere la nostra vita sempre più conforme alla sua carità. Accogliere il suo amore e trasmetterlo, è la carità che apre la porta del Regno e che ricompensa: “Allora i giusti risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo dato da mangiare … da bere? … ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me … e se ne andranno … i giusti alla vita eterna” (Mt 25,37 e ss).

Con la certezza che Dio è sempre fedele alle sue promesse camminiamo, insieme, verso la meta.

Appendice

Ricevere un piccolo è accogliere Cristo

Giovanni gli rivolse la parola: «Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava i demoni in nome tuo, ma non gliel`abbiamo permesso perché non è dei nostri»” (Mc 9,38).

Giovanni, che amava con straordinario fervore il Signore e perciò era degno di essere riamato, riteneva dovesse essere privato del beneficio chi non ricopriva un ufficio. Ma viene ammaestrato che nessuno dev`essere allontanato dal bene che in parte possiede, ma che piuttosto dev`essere invitato a ciò che non ancora possiede. Continua infatti:

Ma Gesù gli disse: «Non gliel`impedite. Non c`è nessuno infatti che operi miracoli nel mio nome e possa subito dopo parlar male di me. Chi infatti non è contro di voi, è con voi»” (Mc 9,39-40).

Lo stesso concetto ripete il dotto Apostolo: “Purché Cristo sia in ogni modo annunziato, per dispetto o con lealtà, io di questo godo e godrò!” (Fil 1,18). Ma anche se egli s`allieta per coloro che annunziano Cristo in modo non sincero e, poiché fanno di conseguenza talvolta miracoli per la salvezza degli altri, consiglia che non ne vengano impediti, tuttavia costoro per tali miracoli non possono sentirsi giustificati; anzi, in quel giorno in cui diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato in nome tuo, e non abbiamo scacciato i demoni nel tuo nome, e nel tuo nome non abbiamo compiuto molti miracoli?, essi riceveranno questa risposta: “Non vi ho mai conosciuti, allontanatevi da me voi che operate l`iniquità” (Mt 7,22-23). Perciò, per quanto riguarda gli eretici e i cattivi cattolici, dobbiamo solennemente respingere non quelle credenze e quei sacramenti che essi hanno in comune con noi e non contro di noi, ma la scissione che si oppone alla pace e alla verità, per la quale essi sono contrari a noi e non seguono in unità con noi il Signore.

«Infatti, chiunque vi darà da bere un bicchier d`acqua in mio nome, perché siete di Cristo, in verità vi dico che non perderà la sua ricompensa» (Mc 9,41).

Leggiamo nel profeta David (cf. Sal 140,4) che molti, a titolo di scusa dei loro peccati, pretendono che siano giusti gli stimoli che li spingono a peccare, così che, mentre volontariamente peccano, s`illudano di farlo per necessità. Il Signore, che scruta il cuore e i reni, sarà capace di vedere i pensieri di ciascuno. Aveva detto: Chiunque riceverà uno di questi fanciulli in mio nome, riceve me” (Mt 18,5). Qualcuno avrebbe potuto obiettare polemizzando: «Me lo vieta la povertà, la mia miseria mi impedisce di riceverlo», ma il Signore annulla anche questa scusa col suo lievissimo comandamento per indurci almeno a porgere con tutto il cuore un bicchier d`acqua, magari fredda, come dice Matteo (cf. Mt 10,42). Dice un bicchiere d`acqua fredda, non calda, affinché non si cerchi in questo caso una scusa adducendo la miseria e la mancanza di legna per scaldarla. (Beda il Vener., In Evang. Marc., 9, 38-43)

Il figlio dell`ancella e il figlio della libera

Due sono dunque i figli di Abrahamo, “uno dall`ancella e uno dalla libera” (Gal 4,22), tuttavia l`uno e l`altro figli di Abrahamo, quantunque non ambedue anche della libera. Per questo colui che nasce dall`ancella, non diventa ugualmente erede con il figlio della libera, tuttavia riceve doni e non viene rimandato a mani vuote; anch`egli riceve una benedizione, ma il “figlio della libera” riceve la promessa (cf.Gal 4,23.30); anch`egli diventa “una nazione numerosa” (Gen 21,13; Gen 12,2), ma costui il popolo dell`adozione (cf. Gal 4,31; 1Pt 2,9-10).

Spiritualmente, dunque, tutti quelli che mediante la fede giungono alla conoscenza di Dio, possono essere detti figli di Abrahamo; ma fra questi ve ne sono alcuni che aderiscono a Dio per amore, altri per la paura e il timore del giudizio futuro. Per cui anche l`apostolo Giovanni dice: “Chi teme non è perfetto nell`amore; l`amore perfetto scaccia il timore” (1Gv 4,18). Questi dunque, che è “perfetto nell`amore, nasce da Abrahamo, ed è “figlio della libera. Chi invece custodisce i comandamenti non per amore perfetto, ma per paura della pena futura e per timore dei supplizi, certo è anch`egli figlio di Abrahamo, anch`egli riceve doni, cioè la mercede della sua opera (poiché anche chi avrà dato soltanto un bicchiere di acqua fresca per riguardo al nome di discepolo, la sua mercede non verrà meno [Mt 10,42]), tuttavia è inferiore a colui che è perfetto non nel timore servile, ma nella libertà dell`amore. (Origene, Hom. in Genesim, 7, 4)

Il verme che non morirà e il fuoco che non estinguerà

Avverrà, avverrà certamente ciò che Dio ha detto, per mezzo del suo profeta, circa il supplizio eterno dei dannati: “Il loro verme non morirà e il loro fuoco non si estinguerà” (Is 66,24). E` per rincalzare con più forza questa verità che il Signore Gesù -raffigurando con le membra che scandalizzano quegli uomini che amiamo come le nostre stesse membra – dice comandando di amputarle. “E` bene per te entrare nella vita mutilato, piuttosto che con due mani andartene nella gehenna, nel fuoco inestinguibile, dove il loro verme non muore e il loro fuoco non si estingue” (Mc 9,43s). Così, parlando del piede, dice: “E` bene per te entrare zoppo nella vita eterna, piuttosto che con due piedi essere mandato nella gehenna del fuoco inestinguibile, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue” (Mc 9,45s). E non altrimenti dice, parlando dell`occhio: “E` bene per te entrare guercio nel regno di Dio, piuttosto che con due occhi essere mandato nella gehenna del fuoco, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue” (Mc 9,47s). Non esita a ripetere nello stesso passo per tre volte le stesse parole. Chi non è atterrito per questa ripetizione, e per la minaccia tanto veemente di quella pena uscita dalla bocca divina?

Alcuni intendono che questi due elementi, il fuoco e il verme, siano pene dell`anima e non del corpo, e dicono anche che gli uomini, che saranno stati separati dal regno di Dio, saranno riarsi dal dolore dell`anima, che troppo tardi e senza frutto ormai si pente, e perciò pretendono che si può convenientemente usare il termine «fuoco» al posto di questo dolore bruciante, come nella frase dell`Apostolo: “Chi viene scandalizzato, che io non ne arda?” (2Cor 11,29). E pensano che nello stesso modo si debba interpretare «verme»; infatti, come dicono, sta scritto: “Come la tignola consuma il vestito e il verme il legno, così la tristezza tormenta il cuore dell`uomo” (Pr 25,20). Coloro invece che non hanno dubbi sulla presenza, in quel supplizio, di pene sia dell`anima e del corpo, affermano che il corpo sarà bruciato dal fuoco e l`animo sarà roso quasi dal verme dell`afflizione. Quantunque questa affermazione sia più attendibile – è certamente assurdo infatti che ivi non vi sia dolore o dell`anima o del corpo -, a me tuttavia sembra più ovvio asserire che tutt`è due questi dolori interessino il corpo, piuttosto che nessuno dei due. Perciò in quelle parole della divina Scrittura non si parla del dolore dell`anima, perché è logico, anche se non lo si dice, che quando il corpo soffre tanto, anche l`anima ne sia tormentata da una sterile penitenza. Si legge del resto anche nelle antiche Scritture: “La vendetta sulla carne dell`empio: fuoco e verme” (Ec 7,19). Si poteva dire più in breve: «La vendetta sull`empio». Perché dunque si dice «sulla carne dell`empio», se non per il fatto che ambedue, cioè il fuoco e il verme, saranno pena della carne? Se poi la Scrittura ha voluto parlare di vendetta della carne, perché si punirà nell`uomo la sua vita secondo la carne (per la quale l`uomo vien travolto dalla morte seconda, come ci insegna l`Apostolo dicendo: “Infatti se vivrete secondo la carne morirete” [Rm 8,13]), ciascuno scelga ciò che gli piace: o riferire il fuoco al corpo e il verme all`anima – quello in senso proprio, questo in senso figurato -; o riferire tutt`e due in senso proprio al corpo. (Agostino, De civ. Dei, 21, 9, 1)

Nell`anima, e non nel corpo, si deve combattere il peccato

Se uno dei tuoi membri ti è d`inciampo, taglialo e gettalo via da te come ci vien comandato” (Mt 5,30). E ancora: “Se un tuo occhio ti è di scandalo, strappalo e gettalo via dal tuo viso” (Mt 5,29; Mc 9,47). Ma l`agiografo non ti insegna a distruggere in realtà le tue membra: tu non devi annientare ciò che Dio ha creato, perché egli ha creato tutto bene. L`occhio non ha mai commesso un adulterio, perché questo peccato non rientra nelle sue azioni; e neppure la mano ha mai commesso furto, perché essa è per sua natura priva d`intelligenza. Vi sono adulteri ciechi e ladri monchi; non pensare, perciò, che la causa dei peccati sia nella mano o nell`occhio. Ma è il tuo spirito piuttosto che vede qualcosa e lo brama; contro di lui devi combattere. E` la bramosia cattiva che ti è di impaccio: taglia essa via da te e gettala lontano: ciò ti è comandato. Il pazzo si recide le membra, ma non allontana, con ciò, il male da sé. Una parte del suo corpo in tal modo è stata asportata e gettata, ma il peccato è ancora attivo in lui. Le membra ubbidiscono alla tua anima come docili discepoli, e configurano le loro azioni secondo il modello da essa proposto.

All`uomo esteriore corrisponde quello interiore, e l`uomo percepibile al di fuori è simile a quello nascosto, all`uomo spirituale. Anche l`uomo interiore ha occhi, ha orecchie e mani, proprio come quello esteriore e ha i suoi sensi. Chiudi i tuoi occhi e comprenderai che non solo l`organo visivo corporeo può vedere; tappa le orecchie e odi il tumulto dei tuoi pensieri! Vedi: esso ti travolge in una guerra crudele; perché tendi le tue orecchie a ciò che sta di fuori? Vedi: in casa tua vi sono i ladri; dove corri tu, dietro di loro? Perché dunque le tue membra hanno peccato? Combatti contro la tua anima! Ciò che è esterno non è in te causa di peccato: con l`interno devi sostenere battaglia. Ma anche se riuscissero a tagliare dal loro corpo la concupiscenza malvagia coloro che si son mutilati delle proprie stesse membra, non otterrebbero con ciò la giustizia.

Anche l`Apostolo, come abbiam visto sopra, biasima quei vili che sono crudeli col loro corpo, ma non vivono in onore, come conviene. Secondo la tua idea, quale tuo membro sarebbe tanto aggravato di peccati che, amputando esso solo, tu possa allontanare il male dal tuo corpo? I tuoi discorsi sono peggiori di un adulterio e ciò che ascolti è più perverso del furto; la tua bocca commette continuamente il grave crimine dell`omicidio, le tue labbra sono come un arco teso e le tue parole producono ira; senza pietà ricopri di ridicolo coloro che si rivolgono a te. La tua lingua è più acuta di una spada e il tuo occhio è rivolto al male. Tutto ciò è in te nascosto, e tu credi che vi sia un unico male? Se tu vuoi tagliarti un membro, taglia piuttosto questo male che hai dentro. Invece che un membro, che non ha peccato, colpisci la causa di tutte le colpe, non essere un giudice ingiusto tra il tuo corpo e la tua anima; come arbitro, non condannare l`innocente invece del colpevole. Rimprovera l`uomo spirituale che sta nascosto in te e rivolgi il tuo furore verso chi in te si cela, non verso chi in te è visibile! (Isacco di Antiochia, Carmen de poenit.)

Cari fratelli e sorelle!

Il Vangelo di questa domenica presenta uno di quegli episodi della vita di Cristo che, pur essendo colti, per così dire, en passant, contengono un profondo significato (cfr Mc 9,38-41). Si tratta del fatto che un tale, che non era dei seguaci di Gesù, aveva scacciato dei demoni nel suo nome. L’apostolo Giovanni, giovane e zelante come era, vorrebbe impedirglielo, ma Gesù non lo permette, anzi, prende spunto da quella occasione per insegnare ai suoi discepoli che Dio può operare cose buone e persino prodigiose anche al di fuori della loro cerchia, e che si può collaborare alla causa del Regno di Dio in diversi modi, anche offrendo un semplice bicchiere d’acqua ad un missionario (v. 41). Sant’Agostino scrive a proposito: «Come nella Cattolica – cioè nella Chiesa – si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico» (Agostino, Sul battesimo contro i donatisti: PL 43, VII, 39, 77). Perciò, i membri della Chiesa non devono provare gelosia, ma rallegrarsi se qualcuno esterno alla comunità opera il bene nel nome di Cristo, purché lo faccia con intenzione retta e con rispetto. Anche all’interno della Chiesa stessa, può capitare, a volte, che si faccia fatica a valorizzare e ad apprezzare, in uno spirito di profonda comunione, le cose buone compiute dalle varie realtà ecclesiali. Invece dobbiamo essere tutti e sempre capaci di apprezzarci e stimarci a vicenda, lodando il Signore per l’infinita ‘fantasia’ con cui opera nella Chiesa e nel mondo.

Nella Liturgia odierna risuona anche l’invettiva dell’apostolo Giacomo contri i ricchi disonesti, che ripongono la loro sicurezza nelle ricchezze accumulate a forza di soprusi (cfr Gc 5,1-6). Al riguardo, Cesario di Arles così afferma in un suo discorso: «La ricchezza non può fare del male a un uomo buono, perché la dona con misericordia, così come non può aiutare un uomo cattivo, finché la conserva avidamente o la spreca nella dissipazione» (Sermoni 35, 4). Le parole dell’apostolo Giacomo, mentre mettono in guardia dalla vana bramosia dei beni materiali, costituiscono un forte richiamo ad usarli nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con  equità e moralità, a tutti i livelli.

Cari amici, per intercessione di Maria Santissima, preghiamo affinché sappiamo gioire per ogni gesto e iniziativa di bene, senza invidie e gelosie, e usare saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. (Papa Benedetto, Angelus 30 settembre 2012)

Fonte: Figlie della Chiesa

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 30 Settembre 2018 anche qui.

Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala.

Mc 9,38-43.45.47-48
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 30 Settembre – 06 Ottobre 2018
  • Tempo Ordinario XXVI
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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