Era perduto ed è stato ritrovato (Lc 15,1-3.11-32)
La pagina evangelica proclamata in questa domenica è una delle più celebri e fortunate parabole di Gesù, che da sempre colpisce in modo non indifferente il cuore di coloro che la ascoltano: la cosiddetta parabola “del figliol prodigo” o “del padre misericordioso”.
Può essere non del tutto superfluo segnalare, in questa sede di approfondimento della Parola liturgica, che tecnicamente questo non è proprio un caso tipico di testo ascrivibile al genere delle parabole. Da una prospettiva di analisi formale dei discorsi attribuiti a Gesù nei Vangeli, infatti, i lògia (ossia discorsi) di Gesù classificati come parabole sono sensibilmente più brevi e con caratteristiche ricorrenti. Un esempio è la similitudine di una caratteristica del Regno di Dio con un aspetto della vita quotidiana dell’uditorio originario.
In questo senso, possono essere lette proprio le due piccole parabole che precedono quella di oggi nello stesso capitolo 15 del Vangelo di Luca: la pecorella smarrita e la dracma perduta, ambedue affannosamente cercate e infine festosamente ritrovate.
Nel nostro caso ci troviamo invece di fronte alla narrazione di un racconto esemplare, minuziosamente curato nell’evidenziazione di dettagli e circostanze, con una trama anche abbastanza complessa. Non si tratta certamente dell’unico esempio di questo tipo, e nemmeno di un’esclusiva del Vangelo di Luca, poiché sono riscontrabili alcuni brani di questo genere anche in Matteo.
L’articolata storia delle interpretazioni di questa famosa pagina evangelica è ricchissima di proposte varie e affascinanti. Si va dal considerarla una grande allegoria del cuore paterno di Dio e del suo metodo pedagogico, al riconoscimento della grande misericordia manifestata verso i peccatori. Dio invita i “giusti” già fedeli a Lui a non respingere i propri fratelli da Lui perdonati.
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C’è innanzitutto un legame evidente di questa parabola con le altre due già menzionate: come nella pecorella smarrita e nella dracma perduta, anche qui un essere umano, un figlio, si smarrisce in una vita di perdizione, per poi essere ritrovato e festeggiato.
Come nella parabola sulla pecorella, Gesù non manca di sottolineare che il pastore impiega più energie per l’unica smarrita che non per le novantanove al sicuro. Anche qui viene enfatizzata una diversificazione di attenzioni da parte del padre per il figlio minore e per il figlio maggiore.
Nella parte finale, la narrazione sembra voler far convergere i riflettori proprio sul figlio maggiore, come se i comportamenti del padre e del figlio minore fossero stati una lunga preparazione alla sua reazione culminante. Ogni ascoltatore disposto ad ammettere di riconoscersi in lui può ritenersi il destinatario ideale di questa parabola.
Donaci, Signore, l’umiltà di accogliere la tua Parola, e la gioia di sentirci dire da te: «Sei sempre con me, e tutto ciò che è mio è tuo» (Lc 15,31).
Commento al Vangelo tratto dal sussidio CEI al periodo di Quaresima/Pasqua 2025, scarica il file PDF completo.
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