«Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Scribi e farisei interrogano Gesù non per approfondire la verità del cuore del Padre, ma per metterlo alla prova. Conducono da lui una donna sorpresa in adulterio e gli chiedono cosa debbano fare visto che la legge di Mosè prescrive la lapidazione. Gesù sembra quasi distratto e si comporta come se la questione non lo riguardi: si china e si mette a scrivere con il dito per terra. Alle insistenze di scribi e farisei, risponde: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei» (Gv 8, 7).
Ebbene, vanno via tutti. Gesù potrebbe condannarla, potrebbe scagliare la pietra contro di lei perché è senza peccato, è Dio che si è fatto uomo. Ma Gesù è amore eterno, amore infinito: non la condanna, anzi la perdona. La misericordia del Signore, che è un mare infinito, non va però mai banalizzata. Chi è perdonato non può tornare alla vita di prima, la misericordia è sempre per il pentimento e la conversione, per una vita nuova e redenta. Gesù, che guarda di dolcezza infinita quella donna, ci vuole tutti in Paradiso, ma perché questo avvenga dobbiamo evitare ad ogni costo un nemico: l’attaccamento al peccato.
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