Commento al Vangelo del 30 luglio 2018 – Monastero di Bose

Alle folle raccoltesi attorno a lui lungo il mare, Gesù ancora una volta parla in parabole perché esse sono lo strumento più adatto per esprimere l’inesprimibile, per rivelare cose che operano ancora in maniera segreta e imprevedibile poiché si riferiscono ai disegni con cui Dio realizza il suo regno nella storia: “Il regno di Dio è simile a … chi può comprendere comprenda”.

Gesù ha inaugurato l’avvento del regno di Dio e invia i suoi discepoli perché continuino ad annunciare che esso si è fatto vicino. Dunque il regno di Dio è una realtà dinamica, già presente ed efficace, ma ancora attesa per la sua manifestazione ultima, futura. La tensione tra annuncio e venuta del regno, tra presenza e compimento, si riflette bene in queste due parabole. La comunità a cui si rivolge Matteo è tentata di cedere all’intolleranza e chiudersi; contro questa tendenza riduttiva egli rimanda all’azione sovrana di Dio. Il compito della comunità dei credenti è quello di prolungare la missione di Gesù con fiducia e apertura universale. I credenti sono come “il sale della terra” e “la luce del mondo” in quanto rivelano a tutti gli uomini e le donne il volto di amore del Padre.

Nel breve racconto del granello di senape ci si può soffermare sul passaggio iniziale, il momento in cui il seme è gettato a terra, e sulla fine, l’albero su cui fanno il nido numerosi uccelli; oppure sulla piccolezza del seme rispetto alla grandezza di ciò che nascerà. Si può quindi pensare che con queste parabole Gesù mostri la scelta di Dio: la grandezza di Dio-amore è contenere nel piccolo, nell’insignificante, l’incommensurabile, l’incontenibile che è Dio stesso. E così da quel piccolo seme nasce un grande albero, immagine che fa segno all’albero della croce dove trovano tutti riparo e un po’ di frescura: credenti e non credenti, ricchi e poveri, santi e peccatori, malati e sani.

Tuttavia la cosa che più stupisce nel racconto è un’altra, è la conseguenza del seme che cade a terra e muore. Dobbiamo porre attenzione sull’effetto che produce il seme una volta seminato. Come il chicco di grano che caduto a terra muore e produce molto frutto (cf. Gv 12,24), così è qui l’immagine del granellino di senape. Questo è il grande mistero del regno: esso è una potenza divina dagli esiti inaspettati messa in atto da un piccolissimo gesto, sovente nascosto e ignorato dai più, il dono della propria vita. La lettura è come confermata dalla seconda parabola del lievito nella pasta. Qui è evidente che la cosa più importante è l’azione nascosta del lievito, non tanto la quantità di pasta lievitata, né la differenza tra la quantità di lievito e di pasta. Ciò che conta è il fatto che il lievito, per far fermentare la pasta, deve essere sepolto in essa.

Gesù si è impastato con la nostra storia umana, comune e personale. Ciò che è determinante per i discepoli è vivere, semplicemente vivere con lo stile di Gesù, come lui ha vissuto, nel dono della propria vita, in un amore che come profumo si spande, fino alla fine. Si tratta di diventare uomini e donne capaci di far regnare il Vangelo su noi stessi a tal punto da essere presenza e narrazione di colui che ci ha chiamati alla vita e diventare così un segno eloquente del regno che viene.

sorella Antonella della comunità monastica di Bose

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Mt 13, 31-35
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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