Gesù, l’affare decisivo della vita
In questi ultimi mesi mi è capitato di incontrare uomini e donne in procinto di iniziare o concludere ottimi affari. C’è chi sta acquistando una bella casa con 80.000 euro invece di pagarne 130.000, suo effettivo valore. C’è chi, dopo una lunga ricerca, ha finalmente trovato una donna come onesta e affidabile badante per il proprio genitore anziano. C’è chi, dopo aver lungamente “subìto” un lavoro, ne ha trovato un altro più calzante per le proprie capacità. C’è chi ha trovato un privato vendergli la propria auto perfettamente integra in tutte le sue componenti per un paio di migliaia di euro. In mezzo alle tante cose che non funzionano nella vita, tutti, in tali occasioni, tiriamo un sospiro di sollievo…Pensavo perciò come, nella vita, facciamo tutti l’esperienza di affari che ci vanno bene e di altri che ci vanno male.
Il vangelo di oggi ci consegna un messaggio importantissimo. E’ come se ci dicesse: ecco, c’è però un affare molto più importante da portare a termine. Se ti capitasse “a tiro”, bada di non lasciartelo sfuggire. Di questo ce ne parlano le prime due parabole. In entrambe infatti avviene qualcosa che porta i 2 soggetti protagonisti a vendere tutti i propri averi (Mt 13,44-45), una scelta davvero piuttosto radicale. Cosa può portare l’uomo a una tale decisione? La 1a parabola racconta che questo avviene in quanto il soggetto si imbatte in un tesoro assolutamente inaspettato. La sorpresa è così intensa da procurare a quell’uomo una gioia tale da fargli vendere tutto per acquistare il campo dove lo ha trovato e poi nuovamente nascosto. Traduzione: cos’è il regno dei Cieli? E’ incontrare dentro la propria storia Gesù vivo che la sconvolge riempendola di gioia. La gioia, e soltanto la gioia, è il motore di una tale decisione, non perché si debbano buttar via i propri averi, ma perché si trova in Gesù il senso di tutta la vita, il significato di tutto ciò che si è e si ha; per cui non c’è più niente che possa contare quanto Lui. La 2a parabola sottolinea la capacità di un altro uomo, un mercante, di saper valutare tra pietre preziose. Costui è un intenditore che cerca. Incontrare Gesù è come trovare, nella propria ricerca, una perla talmente preziosa che, al confronto, tutto quello che si è incontrato fino a quel momento impallidisce e diventa solo funzionale per giungere ad averla. Le due parabole hanno dunque una certa simmetria. Anche se si può incontrare Gesù in modi diversi (in modo fortuito o come frutto di una ricerca) quello che importa però è decidersi di portare a termine l’affare: vivere con e per Lui. Infatti, prima o poi nella vita ci si accorgerà che non si può amare Gesù e i propri averi. In altre pagine dei vangeli sappiamo cosa il Signore stesso dice in proposito: perché o si odierà uno e si amerà l’altro, oppure ci si affezionerà all’uno e si disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e mammona (Lc 16,13 e Mt 6,24).
Mi meraviglio sempre quando incontro nella chiesa fratelli che coltivano la fede per qualche altro motivo, ma non per la gioia di chi si è incontrato. O forse, semplicemente non hanno ancora incontrato Gesù. Non lo so. Proprio non riesco a comprendere come si possa tenere in piedi il cristianesimo senza gioia. E’ un’illusione, non regge, alla lunga persino il mondo che ci circonda lo squalifica (cfr.Mt 5,13). E’ impressionante quanti ambienti ecclesiali siano oggi ricchi di tante cose, di dottrina e di tante sicurezze, nei giudizi categorici, nei mezzi, nei sussidi a disposizione, nelle persone titolate a portare avanti continue iniziative e progetti pieni di buone intenzioni, eppure tra loro non si respira la gioia di Gesù! Come è bello invece vedere l’uomo quando, incontrato Gesù, decide di far ruotare la sua vita non più attorno a sé, ma attorno a Lui! Nei giorni scorsi un amico è venuto a bussare di buon mattino alla mia porta. Non è sua consuetudine venire di mattino così presto: “vorrei parlarti”, – mi dice. Prima ancora che mi parlasse intuivo che stava per dirmi qualcosa di molto importante. E così, davanti a un buon caffè, mi comunica la sua decisione di lasciare tanti affari, di lasciare tante occupazioni che riempiono la sua vita, di delegare ad altri le sue attività per concentrarsi nell’affare più importante da quando Gesù gli ha toccato il cuore: dare più tempo e la sua stessa vita per servirlo meglio. Voleva condividere con me questa sua decisione. Quando l’ho salutato aveva gli occhi che gli brillavano e tutto il suo volto emanava una pace profonda. Notate bene: è un uomo sposato. Quanto è grande e buono il Signore Gesù con chi si decide per Lui, chiunque egli sia!
Andiamo alla ultima coppia di parabole. La prima parabola (Mt 13,47-50) richiama in parte quella del grano e della zizzania di domenica scorsa, ma sottolinea soprattutto la responsabilità a cui siamo chiamati. Gesù non ci è venuto incontro per fare di Lui un affare privato. Non esiste dono che Dio ci faccia che non serva per amare e coinvolgere gli altri. Guai a chi si costruisce una fede “fai-da-te”. In questo senso allora i discepoli sono chiamati a essere una comunità (una rete) di gente pescata dalla morte che a sua volta diventa pescatrice (Mt 4,19). Essi non scelgono chi vi entra (anche perché sceglierebbero solo i buoni, i bravi e i belli!…), ma accolgono tutti nel proprio seno, peccatori come loro. Solo alla fine del mondo, cioè quando la rete sarà riempita (v.48) si opererà una distinzione tra pesci buoni e cattivi, azione che eseguiranno gli angeli (v.49). Ancora una volta il richiamo è di non lasciarsi influenzare dalla voglia di giudicare prima del tempo. Il tempo presente che viviamo ci è dato per la pesca e per essere misericordiosi con gli altri come Colui che ci ha pescato misericordiosamente. Diversamente, ci si auto-incarica ad essere angeli chiamati ad eseguire i giudizi divini che nemmeno conosciamo. E quanti ce ne sono di questi “angeli” oggi in giro, basta dare un’occhiata su facebook…
Avete capito tutte queste cose? – dice in conclusione Gesù ai suoi uditori, che gli rispondono subito: “sì” (Mt 13,51). Perciò ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche (Mt 13,52). Se anche voi avete capito tutte queste cose (che spero di aver trasmesso fedelmente), allora non c’è bisogno che vi spieghi quest’ultima paraboletta. Se invece non le avete comprese, non scoraggiatevi. L’augurio con la mia preghiera più sincera è che, per tutti voi che avete letto, Gesù diventi il tesoro unico della vita. Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore (Lc 12,34).
Fonte: il blog di d. Giacomo Falco Brini, Predicatelo sui tetti
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XVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
- Colore liturgico: Verde
- 1 Re 3, 5. 7-12; Sal. 118; Rm 8, 28-30; Mt 13, 44-52
Mt 13, 44-52
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 30 Luglio – 05 Agosto 2017
- Tempo Ordinario XVII, Colore Verde
- Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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