Commento al Vangelo del 30 gennaio 2018 – Monastero di Bose

“Figlia, la tua fede ti ha salvato” (v. 34). Gesù Cristo, salvatore potente, colui che salva, la cui parola salva. Gesù porta la salvezza con la forza dirompente della sua parola che abbatte ogni barriera, dà la forza di cercare e toccare e colpisce il nostro cuore. Gesù, Parola che salva, restituisce una figlia a suo padre e a sua madre, e fa risalire la donna dagli inferi dell’assenza di relazioni a quella dimensione filiale che ha origine in Dio Padre e passa attraverso Gesù Figlio. Gesù, Parola che salva, la cui parola non trova fine con la morte, morte sociale o fisica.

La vita di queste due donne sembra abbia ceduto il posto alla parola fine. Ma c’è una risorsa che dà loro speranza ed è data da una parola esterna al loro mondo, una situazione fuori dal loro ambiente. La donna crede ancora in una possibilità. Dopo che le ha tentate tutte può giocare un’ultima carta: la speranza e la fiducia in un incontro nel caos della folla che le dà il coraggio di mettersi a nudo nel dichiarare: “Se riuscirò a toccare le sue vesti, sarò salvata … impaurita e tremante gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità” (vv. 28.33). La donna oscurata ancora dall’anonimato della malattia e del giudizio sociale va, sfiora, si prostra davanti al maestro e si dichiara. Gesù la richiama alla sua verità di “figlia”, esce così dal vicolo cieco.

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Anche il padre gioca la sua carta. Giairo esce dalle convenzioni sociali e chiede aiuto fuori dalla sinagoga, si aggrappa a Gesù che passa e, non curante della folla che si accalca, si prostra davanti al maestro. La fanciulla trova la vita grazie alla fede del padre che con insistenza chiede aiuto, ella accoglie quella mano che con tenerezza la prende e la invita ad alzarsi. Giairo esce così dal suo vicolo cieco recuperando la sua identità di padre.

“Non temere, soltanto abbi fede” (v. 36). La fede è incontro con una parola che crea in colui che la ascolta una nuova identità. Nella fede di colui che crede, egli stesso e Gesù si trovano insieme nel profondo della loro debolezza (una donna malata, un padre la cui paternità non sembra aver più senso, un uomo, Gesù, che sente una forza uscire da sé): qui si incontrano e avviene il miracolo!

Da che cosa è mossa la nostra fede, la fiducia in qualcuno che ci sta accanto anche quando abbiamo perso ogni speranza? Non è forse accorgersi della profondità di uno sguardo dell’altro al quale con coraggio ci rivolgiamo, della tenerezza di un invito che ci esorta a rialzarci dalle nostre fatiche al quale senza indugio rispondiamo?

“La fede non è propria dell’uomo che sa e che può, o che giudica e condanna; è propria dell’uomo che cede, che capitola, che abbassa le braccia e rende le armi, che si consegna interamente all’amore” (A. Louf).

sorella Francesca della comunità monastica di Bose

Mc 5, 21-43
Dal Vangelo secondo Marco

‡ In quel tempo, essendo passato di nuovo Gesù all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male».
Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». E non permise a nessuno di seguirlo fuorchè a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava.
Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina.Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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