Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
CRESCERE E FAR CRESCERE
Gesù è Gerusalemme per la pasqua. Ha dodici anni, l’età del Bar Mitzvah, che letteralmente significa figlio del precetto, il momento in cui il giovane ebreo, ormai adulto, si assume tutte le responsabilità dei suoi doveri morali e religiosi. È l’equivalente della nostra confermazione con cui si conclude l’iniziazione cristiana e si è considerati cristiani adulti. Gesù si intrattiene coi dottori, li ascolta e li interroga, quindi non si pone come superiore a loro, ma dimostra tutta la sua sapienza, che colpisce moltissimo quegli anziani. Il fatto è particolare perché questo confronto è durato due o tre giorni: lo studio delle scritture è un lavoro inesauribile e sempre apportatore di nuove idee e scoperte. Per quanto si vada a fondo c’è sempre qualcosa da imparare. Naturalmente Maria e Giuseppe sono preoccupati perché non hanno sue notizie da giorni, tuttavia Gesù non sembra affatto pentito del suo comportamento, è quasi spietato con loro. È molto più attratto dal Padre celeste e dalla Sua volontà. Davanti ai suoi genitori mostra di dare più importanza a Dio. Questa è l’ultima occasione in cui il vangelo ci parla di Giuseppe. La sua funzione è finita: egli ha condotto il figlio a scoprire chi è il suo vero Padre e come padre putativo, o potremmo dire come padre spirituale, si fa da parte perché Gesù ha compiuto la sua maturazione. Il ragazzo rimane coi suoi genitori per completare la sua crescita, ma ha capito l’orientamento della sua vita. I due sposi non comprendono e Maria conserva nel cuore queste cose. Le capirà più avanti. Sono quasi intimoriti di fronte a questa svolta della vita del loro ragazzo, ma non lo rimproverano più. Accettano il loro ruolo di accompagnatori della sua crescita. Applicato alla nostra vita, questo è un modello che va bene sia per i genitori, sia per chi, come i sacerdoti o gli educatori, collaborano alla formazione dei ragazzi. Sono anime che non ci appartengono e che noi dobbiamo guidare a scoprire di chi sono realmente figli. Ogni uomo è unico e amato in modo speciale dal Padre e per ciascuno c’è una particolare vocazione. La vera realizzazione di un uomo è capire qual è la volontà di Dio per lui e ogni educatore deve preoccuparsi che chi è affidato alla sua responsabilità lo scopra. Come Maria e Giuseppe siamo davanti a un mistero che va custodito e aiutato a realizzarsi. Questa è la prima educazione che dobbiamo preoccuparci di dare ai nostri ragazzi.
Link al video
Lc 2, 41-52
Dal Vangelo secondo Luca
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.