Commento al Vangelo del 30 Aprile 2023 – Piccole Suore della Sacra Famiglia

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IL PASTORE DELLE PECORE

In quel tempo, Gesù disse: 1. «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.

La quarta Domenica di Pasqua è la Domenica del Buon Pastore. Per questo si celebra la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.

Gesù è la Porta, Colui che ci consente di accedere al Padre. Come la porta permette di entrare nell’ovile, così attraverso Gesù possiamo entrare in comunione con il Padre. Per Giovanni è implicito il riferimento al tempio di Gerusalemme.

“In verità, in verità vi dico”: l’espressione invita ad essere attenti all’annuncio importante che sta per essere comunicato.

“Nel recinto delle pecore”: entrare nel recinto significa fare ingresso dentro il Tempio di Gerusalemme.

“È un ladro e un brigante”: il termine “brigante” si riferisce agli zeloti che entravano nel recinto del tempio per dimostrare contro il potere romano. In senso lato significa che gli zeloti e i capi religiosi inseguivano un falso messianismo ed erano, quindi, false guide del popolo.

Il Vero Pastore è Dio, guida del popolo ebraico, così come ne parlano i profeti: “Infatti così dice il Signore, DIO: “Eccomi! io stesso mi prenderò cura delle mie pecore e andrò in cerca di loro. Come un pastore va in cerca del suo gregge il giorno che si trova in mezzo alle sue pecore disperse, così io andrò in cerca delle mie pecore e le ricondurrò da tutti i luoghi dove sono state disperse in un giorno di nuvole e di tenebre; le farò uscire dai popoli, le radunerò dai diversi paesi e le ricondurrò sul loro suolo; le pascerò sui monti d’Israele, lungo i ruscelli e in tutti i luoghi abitati del paese. Io le pascerò in buoni pascoli e i loro ovili saranno sugli alti monti d’Israele; esse riposeranno là in buoni ovili e pascoleranno in grassi pascoli sui monti d’Israele. Io stesso pascerò le mie pecore, io stesso le farò riposare”, dice il Signore, DIO. “Io cercherò la perduta, ricondurrò la smarrita, fascerò la ferita, rafforzerò la malata, ma distruggerò la grassa e la forte: io le pascerò con giustizia” (Ezechiele 34,11-16). Vedi anche Zaccaria 11,4-17.

3. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”.

Il popolo di Dio costituisce il gregge che Egli conduce. Le singole pecore, però, hanno un rapporto intimo con Lui. Ascoltano la sua voce perché sono in confidenza con Lui. Egli le conosce una per una, non sono una massa informe, ma sono singolarmente amate, con amore esclusivo.

“Le conduce fuori”: Gesù è il pastore che fa uscire le pecore per condurle al pascolo, in modo che possano nutrirsi. Fuori dalla metafora, Cristo fa uscire i suoi discepoli dal male, dalle tenebre, dall’oppressione, dagli schemi rigidi di un legalismo morale e religioso. È un monito a coloro che rifiutano Cristo.

“Cammina davanti a esse”: Gesù è il tramite per giungere al Padre e chi lo segue sa di giungere alla salvezza, perché Egli è affidabile, Salvatore vero, l’Amore per eccellenza. Egli si pone davanti, affronta il pericolo, indica la strada, vigila affinché nessuno si perda. Cristo cammina davanti: non dietro. È in avanguardia, non in retroguardia. Sceglie la strada sicura perché il suo gregge non si smarrisca e non precipiti nei dirupi.

“Le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce”: Egli ci conosce per nome, quel nome che è unico, solo nostro. Cristo ci chiama e ci conduce alla pienezza della verità e dell’amore, così che

rimaniamo appagati e non desideriamo nient’altro. Egli è il Pastore Buono (=Bello) che conduce le pecore verso orizzonti aperti e pascoli infiniti.

Cristo ci affascina, ci attrae con amore, non con costrizione. Possiamo liberamente scegliere se aderire o meno alla sua offerta di amore.

  • Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

La durezza di cuore degli ascoltatori induce Gesù a spiegarsi in modo più esplicito.

  • Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.

Per farsi maggiormente comprendere, Gesù usa la metafora della porta. Probabilmente sta parlando a Gerusalemme vicino ad una delle porte della città. Gesù porta fuori dal recinto del giudaismo il suo gregge, verso una libertà interiore, slegata dalle imposizioni di norme asfissianti.

“Tutti coloro che sono venuti prima di me”: al tempo in cui Giovanni scrive si è già verificata la rottura tra la comunità cristiana e la sinagoga. I discepoli del Cristo lo scelgono perché solo Lui è la Verità, non coloro che l’hanno preceduto.

Chi vuole trovare la salvezza deve passare attraverso Gesù, la porta che conduce al Padre. E troverà la vita vera, in abbondanza, piena di senso, libera da schiavitù, da servilismi, da paure.

  • Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
  • Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.

Entrare, passare attraverso la porta, significa immettersi in una relazione di amore molto intensa con Dio, una comunione piena. I falsi pastori utilizzano la religione per scopi meschini, per comandare e avere tutti i vantaggi legati al potere morale e religioso oppressivo del popolo.

Il nuovo ovile al quale Gesù conduce è la Chiesa, la nuova comunità messianica. I cristiani sono il nuovo Israele guidato dal Pastore vero, Gesù, Persona viva, non ideologia, non iniziatore di un sistema di pensiero basato su elucubrazioni umane. Mandato a rivelare il Padre, ci innesta nella comunione d’Amore della Trinità, per sempre. Possiamo fidarci di Lui, perché è credibile. Ne è prova il suo amore spinto fino alle estreme conseguenze: “Io sono il buon pastore e offro la vita per le pecore”.

Il cristiano è colui che accede al Padre attraverso Cristo, unico mediatore di salvezza. Per entrare in rapporto con Lui è necessario uscire dalle tenebre della propria presunzione e autosufficienza. Ciò avviene attraverso l’ascolto della Parola, nel silenzio della propria interiorità. È dal profondo di noi stessi che scaturisce un’esperienza di fede che trasforma completamente la vita.

Noi che vogliamo seguire Cristo non ci dobbiamo accontentare delle cose effimere, che passano. Dobbiamo liberarci dall’avidità, dalla prevaricazione, dall’egoistico consumo smodato della creazione e dallo sfruttamento delle persone. Dobbiamo entrare nella logica del dono, del sacrificio di noi per amore suo e dei fratelli. Dopo la croce, prova dell’amore più grande, giungeremo alla gioia senza limiti e senza fine, di cui sulla terra possiamo avere un’anticipazione attraverso la Parola e i sacramenti che la Chiesa ci mette a disposizione.

Che tanti siano i giovani che rispondono a Cristo che li chiama per nome per un viaggio verso le più alte vette dell’amore, per condurre tanti verso la libertà piena del Signore, Buon Pastore, Porta del Cielo, Eterna Salvezza!

Suor Emanuela Biasiolo delle Piccole Suore della Sacra Famiglia