Nel periodo del digiuno, la Chiesa ci parla di un figlio che sperpera le sostanze del Padre; di un Padre che attende e nell’attesa ingrassa un vitello e prepara una festa sontuosa. Di una veste ricchissima e nuova pensata per il ritorno di questo figlio. E il figlio, costretto dalla sua stessa dissolutezza a dare da mangiare ai porci, e che torna privo di tutto al Padre chiedendo di essere riaccolto come servo e invece viene ripreso come figlio prediletto proprio perché “morto e tornato in vita”. Dall’altra parte c’è un figlio maggiore, vissuto sempre nell’agio che crede di fare tutto bene, di avere diritto a tutto, di essere nella posizione di giudicare e che scopre, invece, di avere un cuore digiuno d’amore e di aver vissuto una vita intera non come figlio e fratello, ma come schiavo invidioso.
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Poesia
Sono seduta accanto a te.
Che accogli e mangi con i peccatori.
E tu mi accogli.
E tu mi dai da mangiare.
Una peccatrice accolta, sfamata.
È questa la vita.
Grazie.
Un uomo aveva due figli.
Uno vuole tutto.
Uno non chiede niente.
Uno se ne va.
Uno resta.
Uno sperpera.
Uno lavora.
Uno è dissoluto.
Uno è bravo.
Uno vive con i porci.
Uno vive in casa.
Uno torna.
Uno non si è mai mosso.
Hanno una sola cosa in comune.
Che è l’unica importante.
Una cosa bellissima.
Non c’è cosa più bella.
Hanno un padre in comune.
Avere un padre.
Da cui tornare.
Da cui essere attesi e abbracciati.
Avere una casa.
In cui tornare.
In cui rimanere.
Avere un padre.
Che meraviglia.
Di tutto il resto non mi interessa.
Chi ha torto?
Chi ha ragione?
Chi è buono?
Chi è cattivo?
Non mi importa.
Lo siamo tutti.
Siamo buoni e cattivi.
Non mi importa.
Di questo racconto che mi fai, amore mio.
Vedo solo una cosa.
Avere un padre.
Che meraviglia.
Amore mio.
Dammi un cuore grande.
Un cuore che mi faccia sempre girare quando c’è una festa.
Quando qualcuno è felice.
Anche se non è per me.
Anche se non sono io.
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15,1-3.11-32
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
Parola del Signore
Questo commento/poesia del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).
A cura di don Mauro Leonardi – Il suo blog è “Come Gesù“
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