Come si può parlare di Gesù nostro Signore, realmente presente nel sacramento dell’Eucarestia? Se non invochiamo lo Spirito Santo, impossibile. Ma se lo invochiamo perché ci illumini, non credo ci neghi questo aiuto. Bisogna però coinvolgere tutte le facoltà. Perché se ne vuoi parlare solo con e all’intelletto, non serve a niente. Sr.Elvira Petrozzi, fondatrice della comunità “Il Cenacolo”, nel 2005 (anno dell’Eucarestia), davanti a tutti i vescovi del mondo riuniti con il papa per il Sinodo, cominciò il suo intervento dicendo che l’Eucarestia si può capire solo con il cuore. Questa semplice affermazione dice quasi tutto. Ho fatto la mia 1a comunione come tutti, all’età di 8-9 anni. Una memoria davvero bella per la festa familiare e parrocchiale. Però non ricordo alcuna consapevolezza del contatto con Gesù.
Poi la crescita e il lento, inesorabile allontanamento dalla vita sacramentale intorno ai 13 anni.Vi risparmio quello che sta in mezzo. Intorno ai 21 anni riprendo a frequentare la messa a causa della malattia di un caro amico, solo per essergli vicino, poiché si risvegliò il suo interesse per le cose della fede. Le domande su quello a cui assistevo di nuovo in chiesa fioccavano continuamente. Trovai per grazia di Dio un sacerdote che seppe parlarmi e guidarmi alla riscoperta della preghiera. Così, spontaneamente, nel tentativo di ricominciare a pregare, mi trovai spesso nella mia parrocchia da solo, di pomeriggio. Ricordo che le prime volte rimanevo colpito dalla solitudine di quel posto.
La chiesa era vuota, c’era tanto silenzio, non c’era mai nessuno prima delle 18.00. Venne un giorno come tanti in cui, trovandomi sempre da solo, guardavo il Tabernacolo dell’Eucarestia. Non posso spiegare esattamente cosa sia avvenuto. Niente di sensazionale, niente di straordinario, nessuna esperienza mistica. Solo la intima certezza che non ero solo. Lì dentro c’era qualcuno. Avvertii chiaramente, per la prima volta, la sua Presenza. Lo ricordo bene, perché quel pomeriggio passò molto in fretta: trascorse un’ora come se fosse stata solo un minuto. Gesù è veramente presente nell’Eucarestia. Man mano che camminavo nella fede, diventò sempre più forte il bisogno di ritrovarmi davanti al suo mistero nel Tabernacolo. Fu una immensa grazia, il resto è la mia storia.
Molte volte mi sono chiesto in preghiera perché il Signore ha scelto di essere presente così. Gliel’ho chiesto anche direttamente, ma non ho mai avuto risposta. Certe volte mi parve che mi rimandasse a leggere il vangelo. Nella sua storia possiamo sempre rintracciare tante strade per rispondere ai nostri interrogativi. Per esempio, il vangelo con cui oggi celebriamo solennemente il dono dell’Eucarestia, ci parla dell’invio dei discepoli per la preparazione della cena di Pasqua.
Gesù da loro alcune istruzioni, ma quello che colpisce è che i discepoli trovano una sala già pronta per l’evento (Mc 14,13-16). Nel giorno della prima Eucarestia nella storia della chiesa questo è un segnale importantissimo. E’ Dio che prepara per primo la cena, non noi. Gesù si identifica corporalmente con quel pane che si spezza, con quel vino che si offre a chi lo accoglie (Mc 14,22-24).Come se dicesse ad ogni uomo che gli apre fiduciosamente il suo cuore: “ecco, Io ti sono sempre vicino, fino alla fine dei tuoi giorni (Mt 28,20). Sono con te in questo pane e questo vino perché voglio stare sempre insieme a te, come in una tavola imbandita il pane e il vino sono indispensabili. Sono in questo pane perché tu possa gustare il mio amore nella tua vita, e sono in questo vino perché voglio essere la gioia del tuo cuore, perché tu possa “brindare” sempre con me la gratitudine per il dono della tua vita.
Sono in questo pane e questo vino perché tu scopra la fedeltà del mio amore, proprio come il pane e il vino accompagnano fedelmente la tua tavola. Sono in questo pane perché tu non abbia paura di me, perché ai tuoi occhi tu scopra che sono disarmato e così anche tu possa disarmarti con me. Sono in questo vino perché il mio sangue scorra nelle tue vene, perché tu diventi sempre più carne della mia carne e spirito nel mio Spirito. Vivere insieme, amare gli altri insieme: questo è vivere veramente! In questo modo la tua vita così fragile e incerta entra nella mia vita certa e sicura, la vita eterna. Io in te e tu in me (Gv 6,54-56).
Ricordati: sei sempre invitato a questa cena, la tavola è già apparecchiata, il cibo è già pronto (Lc 14,17), c’è bisogno solo del tuo cuore (Ap 3,20) e del tuo aiuto per preparare e invitare a questa tavola chi ancora non mi conosce (Lc 14,21-23).”