Nel Vangelo di Marco queste sono le ultime parole di Gesù prima della sua passione, perciò qualcuno ha scritto di considerarle il suo testamento spirituale. Eppure c’è qualcosa in più di un sapiente appello nell’invito alla vigilanza e all’attenzione rivolto a ciascun credente all’inizio di ogni nuovo anno liturgico. Non si tratta semplicemente di rimanere svegli, vincere le distrazioni e superare l’indifferenza – azioni peraltro sempre più urgenti, proprio perché assenti nell’agire comune di questo nostro tempo –; ci è in realtà chiesto di andare alla radice di noi stessi, riappropriarci della nostra umanità, riscoprirci esseri gettati nel tempo e segnati dal “frattempo”, collocati tra la consegna della casa da parte dell’“uomo partito per un viaggio” e il suo ritorno. Un ritorno che ha come unica certezza l’indefinitezza, l’impossibilità di conoscere “quando è il tempo”. Un solo indizio: l’oscurità della notte. Questo ritorno sarà avvolto dall’assenza di luce, simbolo di tempi bui, tenebre personali e collettive, sogni che si tramutano e involvono facilmente in incubi alienanti. Questi tempi bui non sono forse il contesto in cui spesso ci ritroviamo a vivere e che – proprio perché “bui” – fatichiamo a riconoscere e ammettere?
Tempi bui quelli in cui facile è la tentazione alla resa, l’insidia dello scoraggiamento e l’appiattimento su modelli di vita omologanti e auto-rassicuranti. Tempi bui quelli in cui non riconosciamo più il volto dell’altro, lo riduciamo a merce di scambio, a pacco da respingere o – al più – da tollerare con stanca indifferenza. Tempi bui quelli che feriscono e negano dignità a donne, bambini, ultimi e indifesi, quelli in cui non ci si stupisce più per l’unicità delle fattezze di ogni singola storia. Tempi bui che attendono occhi di luce, sguardi capaci di futuro, spiragli di cielo, feritoie di bellezza, cuori con la nostalgia dell’oltre, orizzonti di umanità nuova. Attendere e vegliare nella notte significa pertanto esporsi, giocare allo scoperto, assumersi la sfida dell’imprevisto, inventare traiettorie nuove, osare la speranza verso un avvenire che si riappropri dei tratti della promessa e abbandoni quelli della minaccia. Saper guardare dentro la notte: questa la sola cosa necessaria. Infatti quell’iniziale «Fate attenzione» in realtà così risuona: «Guardate» (blepete, nella lingua originale greca). Stare svegli, porre attenzione, guardare il proprio tempo è il segreto di ogni umana rinascita. Nella ferma consapevolezza che il viaggio in cui si è avventurato l’Uomo-Dio è quello della umanizzazione del mondo, della liberazione della terra, del riscatto di ogni vita.
O Signore Gesù, tu che hai guardato con amore il giovane ricco, e hai posato i tuoi occhi pieni di tenerezza e perdono su Pietro, ora ci inviti a stare in questo mondo con gli occhi bene aperti. Guarda ora anche alla tua Chiesa chiamata ad annunciare il Vangelo: donale di non addormentarsi nelle nostalgie del tempo passato. Liberala dalla paura di abbracciare i diversi, i peccatori, gli oppositori. E non permettere che le fatiche della vita ci possano togliere la gioia del Vangelo.
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I Domenica di Avvento – Anno B
- Colore liturgico: Viola
- Is 63, 16-17.19; 64, 1-7; Sal.79; 1 Cor 1, 3-9; Mc 13, 33-37
Mc 13, 33-37
Dal Vangelo secondo Marco
33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 03 – 09 Dicembre 2017
- Tempo di Avvento I
- Colore Viola
- Lezionario: Ciclo B
- Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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