Dobbiamo renderci consapevoli che in questo mondo esisteranno sempre i poveri, nelle tre forme basilari di povertà: spirituale, intellettuale, e materiale.
Povertà e ricchezza, poveri e ricchi, sono fatti antichi quanto il mondo, ed hanno sempre creato in ogni società un problema morale e reale, e una lucida denuncia dell’ingiustizia sociale!
La Chiesa guarda alla disuguaglianza fra gli uomini dal punto di vista della fraternità umana: figli e figlie dello stesso Padre Celeste che si aiutano vicendevolmente per arrivare in cielo.
Il ricco e il povero.
a) Da un lato c’è un uomo definito semplicemente come “ricco”, senza altri attributi; non si dice che era “cattivo” né “avaro”, ma un uomo che non sembrava molto ospitale. Tuttavia concedeva al povero Lazzaro di stare spesso alla sua porta, nonostante la sua miseria e le sue piaghe. All’ingresso di certe case signorili a volte si trova un cartello:”Vietato l’ingresso agli accattoni”.
b) Dall’altro lato c’è Lazzaro, il cui nome significa “Dio aiuta”. Quest’ultimo non chiede nulla, neanche gli si negano gli avanzi che cadevano dalla tavola del quel ricco: è presente e basta.
Però tra i due si avverte una distanza invalicabile, un abisso di egoismo. Non si incontrano e non si conoscono.
La parabola è un commento a “guai a voi ricchi…, guai a voi che ora siete sazi.., guai a voi che ora ridete..”(Lc.6,24-25). L’uso dei beni infatti, ha impedito al ricco di accorgersi dell’uomo bisognoso che viveva accanto a lui: questo il suo errore.
Il nome.
Luca si è preoccupato di dare “un nome” al mendicante: Lazzaro, perché coloro che sono accolti nel seno di Abramo, avranno un nome imperituro. Però ha lasciato” innominato” il ricco, perché coloro che si credono importanti in questo mondo, e discendono nell’inferno saranno dimenticati presto! Nel Vangelo questo ricco signore invece, è soprannominato dalla tradizione come “epulone”, che significa che era l’incaricato dei banchetti.
Nel mondo civile, i ricchi, i cosiddetti “VIP”, hanno un nome, cognome e titoli. Sono conosciuti nei mass-media, nei giornali, TV”. Formano il 2% della popolazione, ma che gode della metà dei beni della terra (Card. Ravasi -21.9.2016). I “poveri” invece, che non sono rinomati dalla società gaudente, come il povero Lazzaro (che però ha un nome =“Dio aiuta”), avranno un nome imperituro e saranno accolti da Dio come “amici”.
La colpa.
Che colpa poteva avere il ricco per andare “nell’inferno tra i tormenti?”. Il Vangelo non parla di colpe sue, ma solo di questo: ”aveva ricevuto i suoi beni durante la vita”, se li ha goduti per sé; aveva spesa interamente la sua vita nella ricerca delle proprie soddisfazioni e non aveva pensato agli altri. Non si era accorto dell’uomo bisognoso che viveva accanto a lui.
“L’attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori”(I Tim.6,10).
Lazzaro invece non si è fidato dei beni di questo mondo, ma si è fidato di Dio solo.
La parabola si conclude con un’appendice di sapore umano, cioè l’attenzione rivolta ai 5 fratelli del ricco, rimasti in vita a casa, ignari della sventura toccata al loro fratello.
Ma quei 5 fratelli conoscono la Legge e i Profeti, sanno come comportarsi. Se non ascoltano Mosè, non daranno retta nemmeno ad una apparizione di uno risuscitato dai morti.
S. Ambrogio dice: ”Quando tu dai qualcosa al povero, tu non gli dai ciò che è tuo, ma gli restituisci semplicemente ciò che è suo, perché i beni della terra sono di tutti”.
Conclusione
La condivisione è un dovere di noi cattolici: nell’aiuto materiale con offerte; nell’aiuto intellettuale con contatti sociali veritieri; e nell’aiuto spirituale con la preghiera e il buon esempio di vita cristiana.
Quanto lavoro di condivisione si può fare in ogni famiglia, in ogni ufficio o posto di lavoro e in ogni incontro sociale e forse occasionale!
Letture della
XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Ora cesserà l’orgia dei dissoluti.
Dal libro del profeta Amos
Am 6,1a.4-7
Guai agli spensierati di Sion
e a quelli che si considerano sicuri
sulla montagna di Samaria!
Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani
mangiano gli agnelli del gregge
e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa,
come Davide improvvisano su strumenti musicali;
bevono il vino in larghe coppe
e si ungono con gli unguenti più raffinati,
ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati
e cesserà l’orgia dei dissoluti.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 145 (146)
R. Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. R.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. R.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R.
Seconda Lettura
Conserva il comandamento fino alla manifestazione del Signore.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1 Tm 6,11-16
Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio,
il beato e unico Sovrano,
il Re dei re e Signore dei signori,
il solo che possiede l’immortalità
e abita una luce inaccessibile:
nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.
Parola di Dio
Vangelo
Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16,19-31
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Parola del Signore