Commento al Vangelo a cura di don Giovanni Berti
Prima Domenica di Avvento
- Colore liturgico: viola
- Ger 33, 14-16; Sal.24; 1 Tes 3, 12-4,2; Lc 21, 25-38.34-36
[ads2] Lc 21, 25-38.34-36
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 29 Novembre – 05 Dicembre 2015
- Tempo di Avvento I, Colore viola
- Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
“Aspettate la sua misericordia”
E’ con questo slogan che la nostra diocesi di Verona ha voluto introdurci all’Avvento, tempo di preparazione al Natale. Con questo avvento inizia anche un nuovo anno giubilare, anno in cui tutti i cristiani sono chiamati a dare maggior vigore al cammino di fede personale e comunitario.
In questa prima domenica trovo nel passo del Vangelo un’espressione che mi ha colpito. Gesù dopo aver profetizzato la fine delle potenze negative dominatrici del mondo (simboleggiate dagli sconvolgimenti cosmici e terrestri) e la sua venuta definitiva come segno di speranza, dice “state attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”. La parola cuore è dentro la parola misericordia: misereor (ho pietà) e cor -cordis (cuore). Misericordia è la parola che papa Francesco ha scelto come punto di riferimento del giubileo.
Gesù chiede anche a me oggi, in questo mondo violento nel quale sembra offuscata la presenza di Dio, di non lasciare che il mio cuore venga appesantito e quindi chiuso al prossimo e incapace di speranza.
Il maestro vuole insegnare ai suoi discepoli di ogni tempo, quindi anche il nostro, che dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita possono davvero farci perdere il senso della realtà, cioè che, nonostante la forza della violenza e della cattiveria che ci opprimono, noi siamo liberi e soprattutto non siamo abbandonati da Dio.
Il vero pericolo non è dunque attorno e me, ma dentro di me, e sembra davvero dipendere molto dalle mie scelte personali di vita.
Quando spreco il mio tempo in cose inutili come il litigare, il vendicarmi, e l’egoismo, allora il mio cuore non è più misericordioso, ma diventa pieno solo di me stesso e dei miei rancori.
Quando il mio cuore si stacca dalla realtà del fratello e non percepisce più l’altro in modo vero, proprio come un ubriaco che perde il controllo di se e della realtà, allora il mio cuore diventa vuoto e solo, incapace di andare diritto verso il prossimo e là dove realmente vorrei andare per essere felice.
Quando non permetto al mio cuore di fare quel per cui è fatto, cioè amare pienamente e gratuitamente, ma lo incateno con paure, preoccupazioni, calcoli, allora diventa come una inutile sasso sul quale non cresce nulla.
Quando dunque il mio cuore è sprecato, ubriaco e incatenato, allora la libertà di Dio rischia di sfuggirmi di mano e il mio capo rimane ripiegato su me stesso e infelice.
Possiamo proprio dire che l’Avvento, questo Avvento, è l’occasione per alleggerire il cuore e per arrivare al Natale da persone libere e aperte al Dio della misericordia, che in Gesù ha voluto mostrare un cuore nuovo per l’uomo. Il cuore misericordioso di Gesù è infatti un cuore sempre donato, aperto e libero.
Giovanni don