Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 29 Marzo 2020.
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โQuando gli dรจi formarono lโumanitร , attribuirono la morte allโumanitร e trattennero la vita nelle loro maniโ. Sono le parole che โ nella celebre epopea mesopotamica โ la taverniera Siduri rivolge a Gilgamesh che รจ alla disperata ricerca dellโalbero della vita. Sconsolato lโeroe capisce che deve rassegnarsi: morire รจ partire per il โPaese senza ritornoโ.
Tenebra, silenzio, oblio avvolgono la dimora dei morti anche secondo la concezione ebraica.
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ร difficile trovare nellโAT qualche accenno allโimmortalitร dellโanima e alla risurrezione dei morti e, certamente, quei pochi testi non sono stati scritti prima del II secolo a.C.
Giobbe affermava: โPer lโalbero cโรจ speranza se viene tagliato, ancora ributta, al sentore dellโacqua rigermoglia e mette rami come nuova pianta. Lโuomo invece, se muore, giace inerte. Potranno sparire le acque del mare e i fiumi prosciugarsi e disseccarsi, ma lโuomo che giace piรน non sโalzerร , finchรฉ durano i cieli non si sveglierร , nรฉ piรน si desterร dal suo sonnoโ (Gb 14,7-12). Questo sconforto sfociava in unโelegia sulla bocca del salmista: โVedi, in pochi palmi hai misurato i miei giorni. Solo un soffio รจ ogni uomo che vive, come ombra รจ lโuomo che passa. Distogli il tuo sguardo, che io respiri, prima che me ne vada e piรน non siaโ (Sal 39,6-7.14).
Cosรฌ gli spiriti piรน illuminati dellโantichitร esprimevano il loro sconcerto, la loro angoscia, il loro smarrimento di fronte alla caducitร della vita. La Bibbia ci ha conservato il ricordo del loro disorientamento e delle loro inquietudini per ricordarci quanto erano dense le tenebre della tomba, prima che sul mondo risplendesse la luce della Pasqua.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โQuando attraverserรฒ la valle oscura, non temerรฒ alcun male, perchรฉ tu, Signore della vita, sei con meโ.
Prima Lettura (Ez 37,12-14)
12 Perciรฒ profetizza e annunzia loro: Dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese dโIsraele. 13 Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirรฒ le vostre tombe e vi risusciterรฒ dai vostri sepolcri, o popolo mio. 14 Farรฒ entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farรฒ riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. Lโho detto e lo farรฒโ. Oracolo del Signore Dio.
Fra gli israeliti deportati a Babilonia nel 597 a.C. cโรจ anche un sacerdote, Ezechiele, destinato a diventare il profeta del popolo in esilio. โIl cinque del decimo mese dellโanno decimosecondo della deportazioneโ, arriva ansimante da lui un fuggiasco da Gerusalemme e gli dice: la cittร รจ caduta (Ez 33,21). Quattro mesi prima i soldati di Nabucodonosor lโavevano presa e data alle fiamme, catturando un nuovo gruppo di prigionieri, piรน numeroso del precedente, destinato ad ingrossare le file di quello che giร si trovava in Mesopotamia. Ezechiele svolge la sua attivitร di profeta fra questi deportati che, sconfitti e avviliti, vanno ripetendo: โLe nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza รจ svanita, noi siamo perdutiโ (Ez 37,11). Si sentono cadaveri senza vita, anzi peggio, scheletri rinsecchiti, corrosi, consumati dai molti anni trascorsi nella tomba dellโesilio.
ร dunque tutto finito? Le promesse di benedizioni fatte ad Abramo sono state rese vane dai peccati del popolo? Certo nessuno potrร ormai ridare vita a Israele, ridotto a unโimmensa distesa di ossa aride, sparse nella pianura e nelle valli del Paese dei due fiumi (Ez 37,1-3).
ย In questo contesto storico Ezechiele annuncia il prodigio inaudito che il Signore sta per compiere: Dio ridarร vita a quelle ossa disseccate, risusciterร gli israeliti a nuova vita, aprirร i sepolcri in cui sono stati deposti, li farร uscire dalle loro tombe e li ricondurrร nella loro terra (vv. 12.13).
Questa profezia non si riferiva alla risurrezione dei morti come la intendiamo noi, ma al ritorno in patria dei deportati. Tuttavia, nei secoli successivi, essa fu oggetto di studio e di riflessione da parte dei rabbini, acquistรฒ grande importanza e contribuรฌ a far sbocciare lโidea che, alla venuta del messia, tutti i giusti sarebbero ritornati in vita per partecipare alla gioia del nuovo Regno.
Ovunque entra lo spirito del Signore, lรฌ giunge la vita. ร accaduto allโinizio del mondo quando Dio, dopo aver plasmato lโuomo dalla polvere del suolo, soffiรฒ nelle sue narici un alito di vita e lโuomo divenne un essere vivente (Gn 2,7). Questo spirito di vita ancora oggi continua ad operare in ogni situazione di morte: quella degli odi e dei rancori atavici fra popoli, delle incomprensioni e dei dissidi familiari, delle divisioni nella comunitร . Nulla รจ irrecuperabile per lo spirito del Signore, egli puรฒ ricomporre e ridare vita anche a ossa inaridite.
Seconda Lettura (Rm 8,8-11)
8 Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio.
9 Voi perรฒ non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. 10 E se Cristo รจ in voi, il vostro corpo รจ morto a causa del peccato, ma lo spirito รจ vita a causa della giustificazione. 11 E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesรน dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darร la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Tutti gli uomini muoiono. La vita biologica che hanno in comune con gli animali non dura per sempre. Anche Gesรน, essendo uomo come noi, รจ morto, doveva morire. Ma รจ risorto. Perchรฉ รจ accaduto? Cosa lo ha fatto risuscitare?
Nella lettura di oggi Paolo risponde: egli possedeva in pienezza lo spirito di Dio, cioรจ, aveva in sรฉ la vita di Dio che non puรฒ morire.
La vita dellโuomo ha un inizio e ha una fine, quella di Dio no, egli non รจ nato e non muore. Gesรน aveva in sรฉ questa vita divina e quando un giorno si รจ conclusa per lui la vita materiale, lo spirito di Dio lo ha fatto risorgere, lo ha introdotto nella gloria del Padre.
Paolo continua: anche noi che abbiamo ricevuto nel battesimo il suo stesso Spirito, la sua stessa vita, non possiamo piรน morire. Avrร termine la nostra vita in questo mondo, ma non sarร la fine di tutto, lo Spirito che risuscitรฒ Gesรน e che abita in noi darร vita eterna ai nostri corpi mortali.
Vangelo (Gv 11,1-45)
1 Era allora malato un certo Lazzaro di Betร nia, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. 2 Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3 Le sorelle mandarono dunque a dirgli: โSignore, ecco, il tuo amico รจ malatoโ.
4 Allโudire questo, Gesรน disse: โQuesta malattia non รจ per la morte, ma per la gloria di Dio, perchรฉ per essa il Figlio di Dio venga glorificatoโ. 5 Gesรน voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. 6 Quandโebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava.
7 Poi, disse ai discepoli: โAndiamo di nuovo in Giudea!โ. 8 I discepoli gli dissero: โRabbรฌ, poco fa i giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?โ. 9 Gesรน rispose: โNon sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perchรฉ vede la luce di questo mondo; 10 ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perchรฉ gli manca la luceโ. 11 Cosรฌ parlรฒ e poi soggiunse loro: โIl nostro amico Lazzaro sโรจ addormentato; ma io vado a svegliarloโ. 12 Gli dissero allora i discepoli: โSignore, se sโรจ addormentato, guarirร โ. 13 Gesรน parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. 14 Allora Gesรน disse loro apertamente: โLazzaro รจ morto 15 e io sono contento per voi di non essere stato lร , perchรฉ voi crediate. Orsรน, andiamo da lui!โ. 16 Allora Tommaso, chiamato Dรฌdimo, disse ai condiscepoli: โAndiamo anche noi a morire con lui!โ.
17 Venne dunque Gesรน e trovรฒ Lazzaro che era giร da quattro giorni nel sepolcro. 18 Betร nia distava da Gerusalemme meno di due miglia 19 e molti giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. 20 Marta dunque, come seppe che veniva Gesรน, gli andรฒ incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21 Marta disse a Gesรน: โSignore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22 Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederร โ. 23 Gesรน le disse: โTuo fratello risusciterร โ. 24 Gli rispose Marta: โSo che risusciterร nellโultimo giornoโ. 25 Gesรน le disse: โIo sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrร ; 26 chiunque vive e crede in me, non morrร in eterno. Credi tu questo?โ. 27 Gli rispose: โSรฌ, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondoโ.
28 Dopo queste parole se ne andรฒ a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: โIl Maestro รจ qui e ti chiamaโ. 29 Quella, udito ciรฒ, si alzรฒ in fretta e andรฒ da lui. 30 Gesรน non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora lร dove Marta gli era andata incontro. 31 Allora i giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: โVa al sepolcro per piangere lร โ. 32 Maria, dunque, quando giunse dovโera Gesรน, vistolo si gettรฒ ai suoi piedi dicendo: โSignore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!โ. 33 Gesรน allora quando la vide piangere e piangere anche i giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbรฒ e disse: 34 โDove lโavete posto?โ. Gli dissero: โSignore, vieni a vedere!โ. 35 Gesรน scoppiรฒ in pianto. 36 Dissero allora i giudei: โVedi come lo amava!โ. 37 Ma alcuni di loro dissero: โCostui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sรฌ che questi non morisse?โ.
38 Intanto Gesรน, ancora profondamente commosso, si recรฒ al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. 39 Disse Gesรน: โTogliete la pietra!โ. Gli rispose Marta, la sorella del morto: โSignore, giร manda cattivo odore, poichรฉ รจ di quattro giorniโ. 40 Le disse Gesรน: โNon ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?โ. 41 Tolsero dunque la pietra. Gesรน allora alzรฒ gli occhi e disse: โPadre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. 42 Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma lโho detto per la gente che mi sta attorno, perchรฉ credano che tu mi hai mandatoโ. 43 E, detto questo, gridรฒ a gran voce: โLazzaro, vieni fuori!โ. 44 Il morto uscรฌ, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesรน disse loro: โScioglietelo e lasciatelo andareโ.
45 Molti dei giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.
Il racconto della rianimazione di Lazzaro รจ molto lungo, eppure la parte dedicata al miracolo รจ brevissima, due versetti soltanto (vv. 43-44); il resto รจ costituito da una serie di dialoghi che hanno lo scopo di introdurre il lettore nel livello piรน profondo del testo, lร dove si puรฒ cogliere il vero significato del segno operato da Gesรน.
Ho parlato di rianimazione di Lazzaro, non di risurrezione perchรฉ un conto รจ ritornare in questo mondo, riprendere questa vita materiale ancora segnata dalla morte e un altro รจ lasciare definitivamente questa vita e, come รจ successo a Gesรน nella Pasqua, essere introdotti nel mondo di Dio dove la morte, nessun tipo di morte, ha piรน accesso. Riportare di qui รจ rianimare, condurre di lร รจ risorgere.
Fatta questa precisazione, accostiamoci al brano cominciando a rilevare alcune incongruenze e alcuni dettagli poco verosimili. Nella pagina di cronaca di un giornale, dove la notizia deve essere riferita il piรน fedelmente possibile, ci sorprenderebbero, nel vangelo di Giovanni invece costituiscono indizi preziosi: orientano verso il messaggio teologico del racconto. Provo ad elencarli.
โ Nei primi versetti (1-3) compare una famiglia piuttosto strana. Non ci sono i genitori, non si parla di mariti, di mogli, di figli, ma solo di fratelli e sorelle.
โ Nel v. 6 รจ riferito un comportamento inspiegabile di Gesรน: viene a conoscenza che Lazzaro sta male e, invece di andarlo a curare, si ferma per altri due giorni; sembra proprio che lo voglia lasciar morire. Perchรฉ non interviene?
โ Poco dopo fa unโaffermazione sconcertante: โLazzaro รจ morto e io sono contento di non essere stato lร โ (v. 15). Come puรฒ rallegrarsi di non aver impedito la morte dellโamico?
โ Altra difficoltร : in quel tempo non cโerano telefoni, come ha fatto Marta a sapere che Gesรน stava arrivando (v. 17)? E, mentre lei va a chiamare Maria (v. 28), cosa fa Gesรน fermo sulla strada? Perchรฉ aspetta che sia Maria ad uscire da Betania e ad andare da lui? Noi non ci saremmo comportati in questo modo: ci saremmo immediatamente diretti alla casa del defunto per porgere le condoglianze.
โ Nei vv. 25-26 viene riportata una frase di Gesรน non facile da interpretare: โChi crede in me, anche se muore, vivrร e chiunque vive e crede in me, non morrร in eternoโ. Come fa a promettere che il suo discepolo non morrร mai quando noi constatiamo che i cristiani muoiono come tutti gli altri? Cosa intende dire?
โ Al v. 35 si dice che Gesรน piange per la morte dellโamico. Come si spiega questo suo comportamento, se giร sa che poi lo risusciterร ? Sta fingendo?
โ Infine: la famiglia di Betania scompare senza lasciare alcuna traccia nel vangelo di Giovanni e non compare piรน in tutto il resto del NT. Dove sono finite queste tre persone tanto care a Gesรน?
ร strano anche il fatto che un miracolo cosรฌ clamoroso non sia neppure menzionato dagli altri evangelisti.
Questi particolari sono il segno inequivocabile che Giovanni ha voluto offrire ai suoi lettori non il freddo resoconto di un fatto, ma un denso brano di teologia. Prendendo spunto da una guarigione che aveva suscitato una notevole impressione perchรฉ il malato era ritenuto morto, lโevangelista ha affrontato il tema centrale del messaggio cristiano: Gesรน, il Risorto, รจ il Signore della vita.
Cominciamo dal significato che Giovanni intende attribuire alla famiglia di Betania, composta soltanto da fratelli e sorelle. Rappresenta la comunitร cristiana dove non sono ammessi nรฉ superiori nรฉ inferiori, ma solo fratelli e sorelle. Un intenso clima affettivo unisce queste persone a Gesรน. Lโevangelista sottolinea con insistenza lโamicizia del Maestro con Lazzaro (vv. 3.5.11.36). ร il simbolo del profondo legame fra Gesรน ed ogni discepolo: โNon vi chiamo piรน servi โ dirร durante lโultima cena โ ma vi ho chiamato amici (Gv 15,15).
In questa comunitร accade un fatto che sconcerta, pone di fronte a un enigma insolubile: la morte di un fratello. Che risposta dร Gesรน al discepolo che gli chiede se questo tragico evento puรฒ avere un senso? Chi vuole bene a un amico non lo lascia morire. Se era amico di Lazzaro ed รจ nostro amico, perchรฉ non impedisce la morte?
Come Marta e Maria anche noi non comprendiamo perchรฉ egli โlasci passare due giorniโ. Da lui ci aspetteremmo, come segno del suo amore, un intervento immediato. Il velato rimprovero che gli muovono le due sorelle รจ anche il nostro: โSe tu fossi stato qui, nostro fratello non sarebbe mortoโ (vv. 21.32).
La morte di una persona cara, la nostra morte, mettono a dura prova la fede, fanno sorgere il dubbio che egli โnon sia quiโ, che non ci accompagni con il suo amore.
Lasciando morire Lazzaro, Gesรน risponde a questi interrogativi: non รจ sua intenzione impedire la morte biologica, non vuole interferire nel decorso naturale della vita. Non รจ venuto per rendere eterna questa forma di vita, ma per introdurci in quella che non ha fine. La vita in questo mondo รจ destinata a concludersi, รจ bene che finisca.
In questa prospettiva andrebbe riconsiderata la validitร del rapporto che tanti cristiani hanno instaurato con Cristo e con la religione. Quando questa si riduce a pressanti richieste di interventi prodigiosi, sfocia inevitabilmente in crisi di fede e nel dubbio che โegli non sia quiโ dove ci aspetteremmo che fosse, dove piรน abbiamo bisogno di lui: nella malattia, nel dolore, nella sventura.
Il dialogo con i discepoli (vv. 7-16) serve allโevangelista per mettere sulla loro bocca le nostre incertezze e le nostre paure di fronte alla morte. ร la reazione dellโuomo che teme che essa segni la fine di tutto.
ย ร questa paura il nemico piรน subdolo del discepolo. Chi teme la morte non puรฒ vivere da cristiano. Essere discepoli significa accettare di perdere la vita, donarla per amore, morire come il chicco di grano che, solo se รจ posto nella terra, porta molto frutto (Gv 12,24-28).
ย Nelle parole di Gesรน, la morte รจ presentata nella sua giusta prospettiva. Egli afferma di essere contento di non aver impedito quella dellโamico Lazzaro (v. 15) perchรฉ per lui la morte non รจ un evento distruttivo, irreparabile, ma segna lโinizio di una condizione infinitamente migliore della precedente.
Siamo cosรฌ giunti alla parte centrale del brano, il dialogo con Marta (vv. 17-27).
Lazzaro giร da quattro giorni รจ nel sepolcro. In quel tempo si riteneva che, nei primi tre giorni, la persona non fosse ancora completamente morta. Solo al quarto giorno la vita lโabbandonava in modo definitivo. Giovanni non vuole informarci sulla data esatta del decesso, vuole dirci che Lazzaro era morto e basta. ร la premessa necessaria alla domanda cui vuole dare una risposta: cosa puรฒ fare Gesรน per chi รจ realmente e definitivamente morto?
Nel dialogo che segue, Gesรน conduce Marta a capire che senso abbia la morte di un discepolo (di un fratello della comunitร cristiana).
โSe tu fossi stato quiโ รจ la dichiarazione di resa dellโuomo di fronte a un evento che lo supera, che si fa beffe dei suoi sforzi per respingerlo. ร anche lโespressione del dubbio che nella morte Dio sia assente. Se Dio esiste, perchรฉ la morte?
Marta appartiene al gruppo di coloro che, a differenza dei sadducei, credono nella risurrezione dei morti. ร convinta che, alla fine del mondo, suo fratello Lazzaro ritornerร in vita assieme a tutti i giusti e prenderร parte al regno di Dio.
Questo suo modo di intendere la risurrezione (simile forse a quello di molti cristiani di oggi) non consola nessuno. ร troppo lontana e non ha alcun senso. Perchรฉ Dio dovrebbe far morire per poi riportare in vita? Perchรฉ far aspettare tanto? E come puรฒ lโanima rimanere senza il corpo? Infine, una simile risurrezione รจ poco credibile: se una persona muore, Dio puรฒ certo ricrearla, ma, in tal caso, farebbe un clone, non la persona di prima.
Il cristiano non crede in una morte e poi in una risurrezione che avrร luogo alla fine del mondo. Crede che lโuomo redento da Cristo non muore.
Vediamo di capire questo messaggio nuovo e straordinario che Gesรน annuncia a Marta. Egli dichiara: โChi crede in me non muoreโ (v. 26). Che significa? Come puรฒ non morire una persona che noi vediamo spirare e diventare un cadavere? Per spiegarci รจ necessario ricorrere a paragoni.
Tutta la nostra esistenza รจ caratterizzata da uscite e da entrate: usciamo dal nulla ed entriamo nel grembo di nostra madre. Compiuta la gestazione, usciamo per entrare in questo mondo caratterizzato da tanti segni di morte. Sono forme di morte la solitudine, lโabbandono, la lontananza, il tradimento, lโignoranza, la malattia, il dolore. La nostra vita qui non รจ mai completa, รจ sempre soggetta a limiti. Non puรฒ essere questo il mondo definitivo, il nostro destino ultimo; per vivere in pienezza e senza morte, dobbiamo uscirne.
Supponiamo che nel grembo di una mamma ci siano due gemelli che possono vedere, capire, parlarsi durante i nove mesi della gestazione. Essi conoscono solo il loro piccolo mondo e non immaginano come sia la vita fuori. Non sanno che le persone si sposano, lavorano, viaggiano, non hanno idea che esistono animali, piante, fiori, spiagge. Conoscono solo la forma di vita di cui hanno esperienza.
Passati nove mesi il primo gemello nasce. Colui che รจ rimasto, ancora per breve tempo, in grembo alla madre, certamente pensa: โMio fratello รจ morto, non cโรจ piรน, รจ scomparso, mi ha lasciatoโโฆ e piange. Ma il fratello non รจ morto. Ha solo lasciato una vita ristretta, breve, limitata ed รจ entrato in unโaltra forma di vita.
Il discepolo โ spiega Gesรน a Marta โ non sperimenta affatto la morte, ma nasce ad una nuova forma di vita, entra nel mondo di Dio, prende parte ad una vita che non รจ piรน soggetta ai limiti e alle morti, come accade invece su questa terra. ร una vita senza fine. Di piรน non possiamo dire perchรฉ, se la descrivessimo, non faremmo che proiettarvi le forme di questa. Rimane una sorpresa che Dio tiene in serbo: โOcchio non vide, orecchio non udรฌ, nรฉ mai รจ entrato in cuore di uomo, ciรฒ che Dio ha preparato per coloro che lo amanoโ (1 Cor 2,9).
Nella prospettiva cristiana, dunque, la vita in questo mondo รจ una gestazione e la morte รจ verificata da chi rimane, non da chi muore.
A questo punto siamo in grado di comprendere la ragione per cui Gesรน si rallegra di non avere impedito la morte di Lazzaro. Egli la vede nellโottica di Dio: come il momento piรน importante e piรน lieto per lโuomo. Giustamente i primi cristiani chiamavano โgiorno della nascitaโ quello che per gli altri uomini รจ il giorno funesto in cui si tuffano nel nulla.
Celebre รจ la sentenza di Lao-Tze: โCiรฒ che per il bruco รจ la fine del mondo, per il resto del mondo รจ una farfallaโ. Il bruco non muore: scompare come bruco, ma continua a vivere come farfalla. ร unโaltra immagine che ci aiuta a capire la vittoria riportata da Cristo sulla morte.
Dopo aver ascoltato le parole di Gesรน, Marta pronuncia una significativa professione di fede; riconosce che Gesรน รจ colui che dona questa vita: โSรฌ, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il figlio di Dio, lโatteso salvatore che doveva venire al mondoโ (v. 27).
Non ci soffermiamo sul dialogo fra Gesรน e Maria (vv. 28-33) perchรฉ non aggiunge nulla di nuovo a quanto giร detto. Notiamo soltanto che Gesรน non entra in Betania, dove i giudei sono andati a consolare le sorelle. Egli non รจ venuto per porgere condoglianze, ma per donare la vita e vuole che anche Maria esca dalla casa dove tutti stanno piangendo. Il suo fremito โ โsi commosse e si turbรฒโ โ mostra quanto anchโegli senta profondamente, come ogni uomo, il dramma della morte.
ร importante la scena conclusiva (vv. 34-42).
Si apre con il pianto di Gesรน. Il cristiano non puรฒ dirsi tale se non crede che la morte non รจ altro che una nascita, tuttavia non รจ insensibile e non puรฒ non versare lacrime quando un amico lo lascia. Sa che non รจ morto, รจ felice che viva con Dio, ma รจ triste perchรฉ, per un certo tempo, dovrร rimanere separato da lui.
Ci sono perรฒ due modi di piangere: uno รจ quello inconsolabile e scomposto di chi รจ convinto che, con la morte, รจ tutto finito. Lโaltro รจ quello di Gesรน che, davanti alla tomba, non puรฒ trattenere le lacrime. Queste due forme di pianto sono espresse nel testo greco con due verbi diversi. Per Maria, per Marta, per i giudei รจ usato klaiein (v. 33) che indica il pianto accompagnato da gesti di disperazione; di Gesรน invece si dice: edรกkrusen, che significa: โle lacrime cominciarono a scorrergli dagli occhiโ (v. 35). Solo questo pianto sereno e dignitoso รจ cristiano.
Al pianto segue un ordine: โTogliete la pietra!โ. ร rivolto alla comunitร cristiana e a tutti coloro che ancora pensano che il mondo dei defunti sia separato e non abbia comunicazione con quello dei vivi. Chi crede nel Risorto sa che tutti sono vivi, anche se sono partecipi di due forme di vita diverse. Tutte le barriere sono state abbattute, tutte le pietre sono state rimosse nel giorno di Pasqua, ora si passa da un mondo allโaltro senza morire.
La preghiera che Gesรน rivolge al Padre (vv. 41-42) non รจ la richiesta di un miracolo, ma di una luce per la gente che gli sta attorno. Chiede che tutti possano comprendere il significato profondo del segno che sta per compiere e che giungano a credere in lui, Signore della vita.
Il grido โLazzaro vieni fuori!โ รจ il compimento della sua profezia: โร giunta lโora in cui i morti udranno la voce del figlio di Dio e vivranno. Tutti coloro che sono nei sepolcri ascolteranno la sua voce e ne uscirannoโ (Gv 5,25-29). Difatti โil mortoโ, con tutti i segni che caratterizzano la sua condizione, โi piedi e le mani avvolti in bende e il volto coperto da un sudarioโ (v. 44), esce. โIl mortoโ โ dice il testo. Sรฌ, perchรฉ รจ con il morto, con chi รจ e rimane definitivamente morto (da quattro giorni nel sepolcro) che Gesรน mostra il suo potere vivificante: non riportandolo di qui (questa sarebbe una vittoria effimera, non definitiva sulla morte), ma portandolo con sรฉ nella gloria di Dio.
โScioglietelo e lasciatelo andareโ (v. 44) โ ordina infine. Lโinvito รจ rivolto ai fratelli della comunitร che piangono per la perdita di una persona cara. Lasciate che โil mortoโ viva felice nella sua nuova condizione. Il veggente dellโApocalisse la descrive con immagini suggestive: โDio asciugherร ogni lacrima dai loro occhi, non vi sarร piรน morte, nรฉ lutto, nรฉ grida di dolore. Sรฌ, le cose di prima sono passateโ (Ap 21,4).
Ci sono molti modi per tentare di trattenere il defunto: visite ossessive al cimitero (che รจ come cercare tra i morti colui che รจ vivo), lโattaccamento morboso a effetti personali, il ricorso ai medium per stabilire contattiโฆ ร doloroso essere lasciati da un amico, ma รจ egoistico volerlo trattenere, sarebbe come impedire a un bambino di nascere. โScioglilo, lascialo andare!โ โ ripete oggi, con dolcezza, Gesรน ad ogni suo discepolo che non si rassegna alla scomparsa di un fratello o di una sorella.