BEATI
In quel tempo, 1. vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli.
La Liturgia di questa Domenica ci presenta Gesù che inizia il suo ministero con la predicazione alle folle. Egli si coinvolge subito con le persone che incontra e offre loro la speranza di una salvezza che inizia già qui e ora. Insegna che le situazioni cambiano se si guardano con la prospettiva aperta all’eternità e con gli occhi di Dio.
Nella sua predicazione Gesù non rivolge ammonizioni, ingiunzioni, precetti. Annuncia una felicità completa: BEATI!!!
Come Mosè salì sul monte per ricevere la Legge da Dio, così Gesù sale sul monte, ma è Lui il nuovo e unico Mosè che dà la nuova Legge, le Beatitudini.
- Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
Nella folla abbondano molti malati e sofferenti. Gesù vede nel loro cuore e nel loro corpo il desiderio di una risposta ai loro mille perché. Gesù si commuove, non è distaccato. Come sa ascoltare il Padre, Egli sa ascoltare l’uomo e lo promuove per farlo diventare figlio, per dargli la felicità di essere una cosa sola con il Padre.
Il suo insegnamento è una buona notizia, il Vangelo. Non dà una legge, come aveva dato Mosè, ma una Parola che, animata dallo Spirito, capovolge le categorie del pensiero comune.
Cristo ci consegna le sue promesse, che sono anche un programma per raggiungere le vette della felicità.
- «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Il termine “beati” viene da greco “makárioi”, ma l’espressione italiana non rende l’idea della pienezza di contenuto che esso sottende. “Beati” è un invito alla felicità, alla vita piena, alla gioia che niente e nessuno può rubare. Già da ora si può essere “beati”, “benedetti”, perché abbiamo una speranza che Dio ci consegna e che illumina il nostro cammino terreno.
Il povero di spirito è colui che vive nell’umiltà il suo percorso con Dio e sa attendere le sue decisioni e sa abbandonarsi alla sua azione. Sa di appartenere a Dio e Dio solo è la sua ricchezza.
- Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Nel momento della prova è consolante pensare che Dio si china su chi soffre, raccoglie le lacrime, le invocazioni di aiuto e poi dona la gioia eterna. Cristo si commuove di fronte alla vedova di Nain, a Lazzaro nella tomba. Gesù sana chi è malato, perdona chi ha la malattia del cuore: il peccato.
Il credente è consolato nel dolore perché il Signore è venuto proprio per lui, per dare la salvezza a chi non ha altri che Dio.
Nella sofferenza nessuna persona può starci vicino dal di dentro e comprenderci fino in fondo. Gesù lo può fare. È dentro di noi per essere sostegno nel nostro cammino fino al raggiungimento della meta eterna, della festa senza fine, dove saremo “Beati” per sempre.
- Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Il mite è colui che non rivendica i diritti, che non cerca la carriera, che non reclama l’applauso della gente, che non brama il potere, che preferisce subire il male che farlo. Così ci insegnano anche i grandi santi: San Francesco, San Giovanni XXIII. Cristo è il mite per eccellenza: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Chi ha fame di Dio, del suo amore, della sua tenerezza, non cerca altre ricchezze: è su di lui che si posa l’occhio di Dio ed Egli stesso lo sazia già ora con la sua presenza e lo sazierà poi in cielo con la sua gloria. Ogni cristiano deve avere un desiderio ardente di vivere nella fedeltà alla volontà di Dio, che, solo, lo può saziare.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Dio è misericordia, per cui ama chi è misericordioso come lui, cioè chi ha un cuore accogliente verso tutti coloro che sbagliano, che hanno imboccato una strada che conduce alla perdizione.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Il puro di cuore è colui che non ha maschere, che mantiene pulito il pensiero, il cuore, il corpo, senza contaminarsi con le sollecitazioni della moda e della mentalità corrente. Egli si rapporta con gli altri in modo leale, senza possederli, senza strumentalizzarli.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Il cristiano non può risolvere i conflitti mondiali, ma fa la sua parte e scioglie le tensioni in famiglia, nel lavoro, nella società, contribuisce ad un mondo più giusto e fraterno e dimostra di essere realmente figlio di Colui che è la PACE per eccellenza.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Se vogliamo dirci cristiani ed esserlo veramente, dobbiamo abbandonare ogni ricerca di compiacimento, di approvazione ed essere pronti a testimoniare la nostra fede, anche a costo della vita. Per questo motivo dobbiamo chiedere al Signore il dono della “parrhesia”, del coraggio della testimonianza.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
L’uomo di ogni tempo e di ogni luogo cerca la felicità, una vita senza preoccupazioni, senza fine. Gesù vuole dare una risposta alla sete profonda di ognuno di noi e ci addita una gioia futura che inizia fin da ora, se accogliamo la sua salvezza.
La beatitudine non è una gioia superficiale, tipica di una vita senza prove e senza privazioni. È credere che quanto viviamo ha un senso, ha un valore molto più grande del ristretto orizzonte in cui si svolge la nostra esperienza. Questa è la convinzione che sorregge il nostro passo pur nelle tribolazioni e nelle sofferenze.
Il cristiano veramente tale non cerca la ricompensa nelle cose che passano, ma tiene fisso lo sguardo su Gesù che gli addita la meta eterna. La ricompensa di coloro che amano Dio sarà nientemeno che la comunione definitiva con Lui.
Per nove volte Gesù ripete l’espressione “BEATI!” per inciderla nel cuore e nella mente, in risposta al bisogno di felicità dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo.
Con le Beatitudini, Gesù delinea:
il ritratto di se stesso che è il primo beato, perché mite, perseguitato, misericordioso…;
il ritratto stesso del Padre che invita tutti alla sua gioia senza fine;
il ritratto del discepolo che affronta ogni situazione in vista della gioia che gli è posta innanzi.
Chiediamo allo Spirito Santo di aiutarci a vivere le Beatitudini per una vita felice e realizzata.
Suor Emanuela Biasiolo delle Piccole Suore della Sacra Famiglia