Commento al Vangelo del 29 gennaio 2017 – fr. Massimo Rossi

Fiducia, obbedienza, giustizia, umiltà:  queste quattro parole compongono la ‘virtualepassword che apre il programma di salvezza di Dio.  Sono parole interdipendenti:  se ho fiducia in Dio, se mi fido di Lui, di conseguenza gli obbedisco; obbedire al Dio di Gesù Cristo, significa fare del principio di giustizia il cardine, la pietra angolare della vita mia e altrui.

E il motivo è l’umiltà, la presa di coscienza lucida, non condizionata dalle emozioni, che io ho, che noi abbiamo delle capacità reali, ma anche dei limiti altrettanto reali.

E sull’umiltà, ci va giù pesante anche san Paolo:  senza troppo girarci intorno, l’apostolo dei pagani esorta i cristiani a guardarsi allo specchio e a guardarsi gli uni gli altri…

Dal punto di vista umano, la Chiesa, così come le altre aggregazioni sociali, non brilla poi tanto per sapienza intellettuale, per forza fisica, e neppure per particolare nobiltà d’animo…

Come dire: noi non siamo dei superman, e delle wonderwoman!….

Siamo invece meschini nelle intenzioni, deboli nelle energie, talvolta ignobili nel comportamento, disprezzati e disprezzabili in alcune scelte di fondo, oppure, più genericamente nella condizione esistenziale….   Malgrado questo, o, forse, proprio per questo, Dio ci ha scelti, per essere discepoli e apostoli di Cristo, l’antieroe per eccellenza.   …Bontà Sua!

Ci colma di onore e di gratitudine il privilegio di essere stati scelti dal Padre per essere il sale della terra e la luce del mondo – ma, di sale e di luce parleremo domenica prossima! –.

Resta però il fatto che sfigati siamo e sfigati resteremo!  …e si comincia ad accorgersene quando, adolescenti, entriamo nel tunnel, i punti di forza che fino a poco prima costituivano la cifra del nostro riconoscimento, vanno in crisi;  prima fra tutte, la convinzione di essere i migliori, o se non proprio i migliori, in cima alla classifica…  E dal momento i superlativi sono i nostri aggettivi preferiti, alla certezza di essere migliori, si sostituisce quella altrettanto forte di essere i peggiori.

In fondo è normale, per un adolescente, vivere, come si dice, sulle montagne russe…,  alternando momenti di euforia ad altri di tristezza, sentendosi, oggi, leoni, e domani, invece, cogl

Ebbene, il mondo degli adolescenti costituisce un elemento preziosissimo per le nostre osservazioni, in ordine all’annuncio del Vangelo; non è un dettaglio che proprio gli adolescenti siano l’anello debole, addirittura l’anello mancante di quella che personalmente chiamo la  catena della fede.     E, tanto per essere più chiaro, vi esorto a osservare semplicemente la fauna che popola – si fa per dire! – le nostre celebrazioni festive, le nostre riunioni, le conferenze su tema religioso-spirituale che si tengono in parrocchia, in un centro culturale cattolico, etc. etc. …

Con i loro silenzi, con la loro latitanza,… questi ragazzi ci interpellano – spesso fa più rumore il non-detto che il detto! –:  quale bellezza vogliamo manifestare al mondo e a loro? quale passione è in grado di farci sentire ancora vivi, dopo così tanti anni? …per poter dire alla fine: niente è andato sprecato? …e dichiararlo a loro?  Glielo dobbiamo?  Non l’hanno chiesto loro di venire al mondo…

Ci siamo passati tutti, attraverso le inquietudini dell’adolescenza, la stagione in cui le aspirazioni personali si scontrano per la prima volta con la realtà…

Bene o male, chi più chi meno, siamo approdati alla conquista della fedeltà a noi stessi;  è forse anche merito del Vangelo, nel quale risuona la voce di Cristo, la scelta di Cristo di offrirci la sua vita , senza risparmiare nulla di sé… e di offrircela gratis

Lo ripeto, il Vangelo ci insegna ad avere fiducia, non solo in Gesù di Nazareth,  ma anche in noi; anche san Paolo lo rimarca con tutta la forza della sua conversione;  lui che era stato oppositore e  persecutore convinto di Cristo e dei cristiani, diventato improvvisamente cristiano e apostolo di Cristo, Paolo di Tarso ha il coraggio di celebrare la fragilità, convinto che laddove è debole, laddove siamo deboli, trionfa in lui e in noi la potenza di Cristo.

E di fragilità, di debolezza si parla anche nel discorso della montagna che abbiamo ascoltato, secondo la redazione di Matteo:  nelle Beatitudini si esaltano i poveri in spirito, coloro che piangono – “un vero uomo non si lamenta mai, non piange mai!”, mi insegnava mio padre… –; Gesù esalta la mitezza, la fame e sete di giustizia – segno evidente che la giustizia non c’è! –;  e poi i misericordiosi che perdonano sempre, a costo di passare da ingenui…;  i puri di cuore, i pacifici, i perseguitati…

In ognuna di queste situazioni individuali, o sociali, emerge quale denominatore comune il desiderio di riparare una ferita, di colmare una lacuna, di ricucire uno strappo, di riequilibrare una disparità, di accorciare una distanza,…

Praticamente il contrario della mentalità dominante, che non solo si condivide, ma addirittura si trasmette, si insegna alle giovani generazioni.

O, forse, non si insegna neppure – almeno questa accusa risparmiamocela! –; basta lasciarle crescere, ste giovani generazioni, senza intervenire…  assecondando l’istinto

E si diventa tutti

  • orgogliosi; l’esatto contrario dei poveri in spirito;
  • corazzati e privi di emozioni, così almeno non si piange;
  • impulsivi tendenti al violento, altro che mitezza!
  • individualisti, al grido di: “Ognun per sé e Dio per tutti!”; giustizia sociale? Una battaglia persa…
  • ci facciamo le nostre ragioni, legittimamente, ma anche no; la misericordia è da perdenti!
  • la purezza di cuore è una pia illusione;  tantovale rinunciarvi subito;
  • la pace non paga… il commercio delle armi, invece, eccome se paga!
  • e poi, perché accettare lo stato di perseguitato? è più conveniente perseguitare…

Beh, fortuna che le Beatitudini son finite!

PROPOSTA: la prossima volta che decidete di accostarvi al sacramento della riconciliazione, invece di prepararvi sui Dieci Comandamenti, fate scorrere le Beatitudini;  la Legge di Mosè costituisce (ancora) l’Antico Testamento;  le Beatitudini sono il cuore del Nuovo Testamento, e accendono luci su aspetti della vita quotidiana, che il vecchio Decalogo trascura…

Certo, le Beatitudini sono più esigenti, ma rispecchiano il pensiero di Cristo, che abbiamo scelto di fare nostro, chiamandoci con il nome di cristiani.  Ma sarà proprio vero?

fr. Massimo Rossi

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Vangelo della Domenica di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo

Lc 23, 35-43
Dal Vangelo secondo Luca

35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». 39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 20 – 26 Novembre 2016
  • Tempo Ordinario XXXIV, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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