Quarta domenica durante l’anno
Dt 18,15-20; 1Cor 7,32-35; Mc 1,21-28
Indemoniati
Sono tempi difficili, dicevamo.
Bene.
Allora possiamo andare all’essenziale, rimboccarci le maniche, girare pagina, smetterla di fare i servi di una mentalità e di una cultura che ci sono vendute come inevitabili, come il migliore dei mondi possibili. Emerite baggianate.
Abbiamo costruito un mondo in cui è il profitto a comandare, non l’uomo e il suo bene.
Un mondo arrogante e volgare in cui vince chi urla e chi si sbraccia. Torniamo all’essenziale, tutti.
Torniamo all’unica buona notizia che vale la pena di ascoltare e che il Maestro è venuto a raccontare: Dio è ed è splendido. E ci chiama a far parte del suo progetto d’amore.
Cambiamo il mondo, finalmente.
A partire dalla Chiesa.
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A Cafarnao
Marco, ricordate?, è il primo ad avere scritto un vangelo. E che vangelo.
Dal battesimo alla resurrezione, qualche rotolo per raccontare, in un greco stentato, l’inaudito di Dio, il segreto tenuto nascosto nei secoli. Abbiamo incontrato Gesù penitente che scopre di essere prediletto, che mette a fuoco la propria missione.
Lo abbiamo incontrato in Galilea, dopo l’arresto del Battista, a dire che il Regno si è avvicinato e che vale la pena convertirsi.
Ora lo troviamo a Cafarnao, in casa di Pietro il pescatore.
È un piccola città sul lago, alla frontiera, diventata importante dopo la divisione del regno di Erode. Ci sono gli esattori per il pedaggio e anche una centuria romana a vigilare la via maris che da Damasco porta a Cesarea marittima. Di fronte alla casa di Pietro sorge la sinagoga, dove ci si raduna per ascoltare la Parola. Chi legge può anche fare un commento che, di solito, consiste nel ripetere qualche sentenza di un rabbino famoso. Gesù, invece, osa.
Parla e racconta, spiega in maniera talmente nuova ed originale che tutti sono entusiasti.
Averne di gente così durante le nostre omelie!
Non fa voli pindarici, né citazioni teologiche. Non sappiamo cosa abbia detto. E forse le persone nemmeno se ne ricordano. Ma si ricordano del fatto che Gesù parla con autorevolezza, non come gli scribi.
Colpisce perché parla di cose che sta vivendo.
Parla non perché conosce, ma perché fa diventare vita ciò che legge.
Averne.
Indemoniati
Nell’assemblea c’è un indemoniato.
Capiamoci: con le scarse conoscenze mediche dell’epoca si attribuiva a forze oscure ciò che non si era in grado di spiegare. Malattie come epilessia o comportamenti bipolari erano semplicemente attribuiti ai demoni e si cercava di guarirli con complessi rituali di esorcismo.
Non sappiamo cosa avesse questo poveraccio. Sappiamo bene, però, cosa vuole dirci Marco.
Il male è presente nella sinagoga, il male è presente nella Chiesa.
La prima purificazione da fare, la prima conversione da praticare è all’interno della comunità, non fuori. Iniziare da dentro, dal nostro ambiente, da noi.
Perché ci sono dei modi di intendere la fede che sono “demoniaci”, anche dentro la Chiesa.
Provocazioni
L’affermazione del credente indemoniato è terribile: “Che c’entri con noi, sei venuto per rovinarci!”
È demoniaca una fede che tiene il Signore lontano dalla quotidianità, che lo relega nel sacro, che sorride benevola alle pie esortazioni, senza calarle nella dura quotidianità.
È demoniaca una fede che vede in Dio un concorrente e che contrappone la piena riuscita della vita e la fede: se Dio esiste io sono castrato, non posso realizzare i miei desideri.
È demoniaca una fede che resta alle parole: il demone riconosce in Gesù il santo di Dio ma non aderisce al suo vangelo.
Ecco tre rischi concreti e misurabili per noi discepoli che frequentiamo la sinagoga: professare la fede in un Dio che non c’entra con la nostra vita, un Dio avversario, un Dio da riconoscere solo a voce.
“Che c’entri con noi?”.
Il rischio, diffuso e presente nella Chiesa del terzo millennio, nel nostro occidente che crede di credere, pasciuto e annoiato, è quello di possedere una fede che resta chiusa nel prezioso recinto del sacro, di una fede fatta di sacri formalismi e di tradizioni, che però non riesce ad incidere, a cambiare la mentalità e il destino del mondo.
Una fede che non cambia la vita, i rapporti in economia, in politica, nella giustizia, è una fede fintamente cristiana.
Non basta credere: anche il demonio crede, anch’egli sa bene chi è Gesù e, proprio per questo, sa che egli è venuto per distruggere le tenebre che abitano prepotenti il nostro mondo.
Ecco la sfida che il Signore lancia alla sua Chiesa, all’inizio di questo 2012: tornare ad essere davvero credenti, finalmente discepoli.