Commento al Vangelo del 28 settembre 2017 – Paolo Curtaz

Gli incubi ritornano. Erode aveva ascoltato volentieri il Battista. Fino a quando questi non era entrato nella sfera personale e lo aveva messo davanti alle sue responsabilità: aveva ripudiato la propria moglie legittima, creando peraltro un pesante incidente diplomatico sfociato poi in una guerra contro i nabatei ed aveva preso con sé la moglie di suo fratello. A quel punto il simpatico profeta era diventato scomodo e tutti sappiamo come finì durante quel pasto ufficiale nella fortezza di Macheronte.

Fine del profeta, fine del disturbo, fine del grillo parlante. Fino a quando a Erode giunge notizia del Nazareno. Un altro profeta? E chi sarà mai? Sciocco Erode, quando capirà che i profeti saranno per sempre presenti e che Dio sempre manderà qualcuno a pungolarci per spingerci verso la conversione!? È inutile zittire la coscienza, annegarla in mezzo ad un diluvio di parole stordenti, inutile appellarsi al pensiero della maggioranza: l’uomo porta dentro di sé la chiave per aprire la porta della verità e della giustizia.

Si illude Erode, ancora pensa di divertirsi e di solleticare la propria anima piccina e sbiadita ascoltando il predicatore di moda. Ben altro serve per convertirsi!

Paolo Curtaz – qui il commento

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO –  Lc 9, 7-9

In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». 
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

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