Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
IL VALORE DELLA PREGHIERA
Il verbo vedere non si riferisce solo all’uso degli occhi, ma significa anche saper cogliere e comprendere la realtà in senso più ampio. La vista ci permette di orientarci costruendo la mappa dello spazio in cui ci muoviamo. Questo spazio è anche interiore. In quest’ultima dimensione siamo per lo più tutti ciechi. Bartimeo rappresenta la nostra incapacità di vedere interiormente. Come il cieco noi ci rendiamo conto della presenza di Dio, lo sentiamo, ma non riusciamo a vederlo con chiarezza. Bartimeo però non si dà per vinto, è deciso a incontrare Gesù che gli passa vicino e si mette a gridare ripetutamente il suo desiderio: Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me! Questo è l’atteggiamento della preghiera. Dice Sant’Agostino: Il pregare consiste nel bussare alla porta di Dio e invocarlo con insistente e devoto ardore del cuore. Come ci ha insegnato il Maestro stesso, non sono necessarie molte parole nella preghiera dato che il Signore conosce benissimo le nostre necessità. Quello che vuole da noi è un cuore ardente, un sincero desiderio di comunione con Lui. Come dice l’Apocalisse (3,20): Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il Signore rispetta sempre la nostra libertà e non si impone, sta a noi accogliere il suo invito. La preghiera ripetuta esprime un atteggiamento. Dispone il cuore all’accoglienza, permettendo così a Dio di raggiungerci. Molti però rimproverano il cieco perché smetta di gridare. Molti insinuano che pregare non serve perché tanto non si viene mai esauditi. Il fatto è che il Signore non è un distributore automatico di grazie, Lui vuole il nostro bene e ci dà quello che veramente ci serve. Al primo posto c’è la salute dell’anima e quindi se chiediamo la fede, la forza di fare il bene e di amare ci verrà data. Bartimeo è un uomo nel buio e chiede la luce, come noi sente la presenza di Gesù, ma non riesce a vederlo e allora lo invoca con tutte le sue forze. Coraggio! Alzati, ti chiama! La vera guarigione del cieco è che vede la Luce, cioè il Maestro. La salute del corpo conta relativamente, infatti nessuno può sfuggire alla morte. Perfino Lazzaro, benché resuscitato, ha dovuto morire una seconda volta! Se l’anima non è sana invece, è un problema molto più serio. A quella che Francesco nel Cantico delle Creature chiama la morte secunda, non c’è rimedio. Anche noi dunque dobbiamo invocarlo con tutto il cuore perché si mostri a noi in modo che ci sia possibile, come Bartimeo, vederlo e poterlo seguire lungo la strada.
Mc 10, 46-52
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me! ». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.