Lo spirito immondo uscì da lui
Una delle prime azioni che Gesù compie, subito dopo il suo battesimo nel Giordano, è di scacciare il demonio da un uomo, nella sinagoga di Cafarnao. Leggiamo nel Vangelo di oggi:
“Allora un uomo che era posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio. E Gesù lo sgridò: Taci! Esci da quell’uomo. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui”.
Nel Vangelo di Marco questo episodio rappresenta quasi l’inaugurazione dell’attività messianica di Cristo. La folla, impressionata, commenta: “Che è mai questo? Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono”.
Che pensare di questo e di tanti altri episodi analoghi presenti nei vangeli? Più radicalmente: esistono ancora gli “spiriti immondi”? Esiste il demonio? Premettiamo qualche cenno sulla situazione attuale circa la credenza nel demonio. Dobbiamo distinguere bene, a questo riguardo, due livelli: il livello delle credenze popolari e il livello intellettuale (letteratura, filosofia e teologia).
A livello popolare, o di costume, la nostra situazione attuale non è molto diversa da quella del medio evo, o dei secoli XIV-XVI, tristemente famosi per l’importanza accordata ai fenomeni diabolici. Non ci sono più, è vero, processi dell’inquisizione, roghi per indemoniati, caccia alle streghe e cose simili; ma le pratiche che hanno al centro il demonio sono ancora più diffuse che allora, e non solo tra i ceti poveri e popolari. È divenuto un fenomeno sociale (e commerciale!) di proporzioni vastissime. Si direbbe anzi che quanto più si cerca di scacciare il demonio dalla porta, tanto più egli rientra dalla finestra; quanto più viene estromesso dalla fede, tanto più imperversa nella superstizione.
Ben diversamente stanno le cose in quello che ho chiamato il livello intellettuale e culturale. Da questo punto di vista, possiamo riassumere il processo che ha portato alla situazione attuale in tre fasi. Il primo passo, nel processo di distacco dalla visione tradizionale, avviene nel campo estetico. Il demonio che era stato rappresentato sempre più spesso, nelle arti figurative e nella poesia (per esempio in Dante) in chiave grottesca o mostruosa, a partire da una certa data comincia a essere rappresentato come bello, o almeno malinconico e poetico. A partire da Milton, il demonio assume un aspetto di decaduta bellezza.
Se in questa fase il nemico comincia a diventare “simpatico”, nella fase successiva, che ha nell’Ottocento il suo culmine, le parti sono addirittura invertite: Satana non è più visto come il “nemico”, ma come l’alleato e l’amico, colui che sta dalla parte dell’uomo. Il demonio viene assimilato a Prometeo, colui che, per amore dell’uomo, fu castigato da Dio e precipitato sulla terra. Si compongono, in questo clima, inni e poemi per celebrare il riscatto di Satana.
Bisogna dire che, in ciò, non tutto era “diabolico” e satanismo puro e semplice. C’erano delle ragioni culturali e religiose che avevano per lo meno facilitato questa involuzione. Come non tutto l’ateismo, a un esame attento, appare “ateo”, così non tutto il satanismo appare satanico. Molta parte dell’ateismo non era negazione del Dio vivente della Bibbia, ma dell’idolo che si era introdotto al suo posto in molti settori del pensiero e della vita. Allo stesso modo, molta parte del satanismo non era culto del male per se stesso, ma di quello che, secondo i rispettivi autori (e non sempre, a dir vero, senza fondamento), la Chiesa condannava come male e come “diabolico”: la scienza, lo spirito critico, l’amore per la libertà e la democrazia. Lo si vede dai noti, ingenui, versi del Carducci: “Salute, o Satana, / o ribellione, / o forza vindice / della ragione”.
Arriviamo così alla terza fase, quella attuale. Essa si può riassumere così: silenzio sul demonio. Un silenzio però che non è lodevole discrezione, ma negazione. Il nemico non esiste più. Meglio, esiste, ma si riduce a quello che san Paolo chiamava “la carne e il sangue”, cioè il semplice male che l’uomo porta in sé. Il demonio è simbolo dell’inconscio collettivo o dell’alienazione collettiva, una metafora. L’autore della demitizzazione, R. Bultmann, ha scritto: “Non si può usare la luce elettrica e la radio, non si può ricorrere in caso di malattia a mezzi medici e clinici e al tempo stesso credere al mondo degli spiriti”.
Viene da chiedersi: perché molti intellettuali, perfino tra i teologi, trovano impossibile credere oggi nell’esistenza del demonio come entità non solo simbolica ma reale e personale? Io credo che uno dei motivi principali è questo: si cerca il demonio nei libri, mentre al demonio non interessano i libri, ma le anime, e non lo si incontra frequentando gli istituti universitari, le biblioteche e le accademie, ma, appunto, le anime.
Quelli che passano in rassegna i fenomeni tradizionalmente considerati diabolici (possessione, patti con il diavolo, caccia alle streghe…), per poi concludere trionfalmente che è tutta superstizione e che il demonio non esiste, somigliano a quell’astronauta sovietico che concludeva che Dio non esiste, perché lui aveva girato in lungo e in largo per i cieli e non lo aveva incontrato da nessuna parte. Entrambi hanno cercato dalla parte sbagliata.
Un altro equivoco va menzionato in questo campo. Si discute sull’esistenza di Satana tra teologi e uomini di cultura atei, come se vi fosse una base comune per il dialogo. Non si tiene conto che una cultura “laica”, che si dichiara non credente, non può credere nell’esistenza del demonio; è bene, anzi, che non vi creda. Sarebbe tragico che si credesse nell’esistenza del demonio, quando non si crede nell’esistenza di Dio. Allora sì che ci sarebbe da disperarsi. Che cosa può sapere di Satana chi ha avuto a che fare sempre e solo, non con la sua realtà, ma con l’idea e le rappresentazioni o le tradizioni etnologiche su di lui? Costoro sono soliti trattare questo argomento con grande sicurezza e superiorità e liquidare tutto con l’etichetta di “oscurantismo medievale”. Ma è una sicurezza senza fondamento, come quella di chi si vantasse di non aver paura del leone, solo perché lo ha visto tante volte dipinto o in fotografia e non si è mai spaventato di esso.
Alcuni interpretano la linea di maggior discrezione adottata dal magistero in questo campo come una prova che anche la Chiesa ha rinunciato alla credenza nel demonio o che almeno non sa più bene cosa fare di questo punto della sua dottrina. Ma non è vero. Paolo VI ha riaffermato con forza la dottrina biblica e tradizionale intorno a questo “agente oscuro e nemico che è il demonio”. Scrive tra l’altro: “Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa”.
Anche in questo campo, tuttavia, la demitizzazione non è passata invano e senza portare anche frutti positivi. In passato si è spesso esagerato nel parlare del demonio, si è visto dove non era, si sono commessi molti torti e ingiustizie, con il pretesto di combatterlo; occorre molta discrezione e prudenza per non cadere precisamente nel gioco del nemico. Vedere il demonio dappertutto non è meno fuorviante che non vederlo da nessuna parte. Diceva Agostino: “Quando viene accusato, il diavolo ne gode. Addirittura, vuole che tu lo accusi, accetta volentieri ogni tua recriminazione, se questo serve a distoglierti dal fare la tua confessione!” (Sermoni, 20,2).
Si capisce quindi la prudenza della Chiesa nello scoraggiare la pratica indiscriminata dell’esorcismo da parte di persone che non hanno ricevuto nessun mandato per esercitare questo ministero. Gli Atti degli apostoli ci riferiscono un episodio istruttivo a questo riguardo:
“Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch’essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: ‘Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica’… Ma lo spirito cattivo rispose loro : Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?” (Atti 19, 13-15).
I malcapitati dovettero, in quell’occasione, fuggire nudi e coperti di ferite per la violenta reazione dell’uomo che volevano liberare. Non parliamo poi di coloro che fanno dell’esorcismo una delle tante pratiche a pagamento si vantano di togliere “fatture, malocchio, iella, negatività maligne su persone, case, negozi, attività commerciali” (tutte cose che si leggono nei reclami di queste attività, oggi fiorentissime). Stupisce come in una società come la nostra così attenta alle frodi commerciali e pronta a denunciare casi di millantato credito e abusi nell’esercizio della professione, si trovino tante persone disposte a bere panzane come queste.
Certo , la gerarchia della Chiesa non dovrebbe limitarsi solo a scoraggiare gli esorcismi facili; dovrebbe designare essa stessa, dovunque se ne manifesti la necessità, delle perone mature e preparate, anche psicologicamente, che continuino l’ufficio messianico di Gesù di scacciare i demoni. Anche quando non si tratta di veri possessioni diaboliche, vi sono persone che hanno bisogno di qualcuno che, in nome della compassione di Cristo, si prenda cura di loro, dopo che sono stati “scaricati” da tutti, medici e psicologi compresi.
Prima ancora che Gesù, quel giorno nella sinagoga di Cafarnao, dicesse qualcosa, lo spirito immondo si sentì snidato e costretto a venire allo scoperto. Era la “santità” di Gesù che appariva “insostenibile” allo spirito immondo che per questo si mette a gridare: “Sappiamo chi sei: il santo di Dio!”. Il cristiano che vive in grazia ed è tempio dello Spirito Santo, porta in sé un po’ di questa santità di Cristo ed è proprio essa che opera, negli ambienti in cui vive, un silenzioso ed efficace esorcismo.
Questo si realizza soprattutto nell’Eucaristia. “Il cristiano che torna dalla mensa eucaristica, diceva san Giovanni Crisostomo, somiglia a un leone che emette fiamme di fuoco dalla bocca; la sua vista è insopportabile al demonio”.
Qui tutti i commenti al Vangelo domenicale di p. Cantalamessa
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
della IV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 28 Gennaio 2018 anche qui.
- Colore liturgico: Verde
- Dt 18, 15-20;
- Sal. 94;
- 1 Cor 7, 32-35;
- Mc 1, 21-28.
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Mc 1, 21-28
Dal Vangelo secondo Marco
21Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 28 Gennaio – 03 Febbraio 2018
- Tempo Ordinario IV
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 4
Fonte: LaSacraBibbia.net
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