Gesù convoca i discepoli insieme, come un solo corpo, e li invia per uscire da sé verso gli altri. L’andare dei discepoli, di ogni discepolo, parte dallo stare con Gesù, dal camminare con lui, per imparare da lui cosa e come annunciare la buona notizia. Ora, la missione stessa di Gesù è annunciare il vangelo di Dio in parole e azioni, e farlo in modo credibile e ospitale, in una concordanza assoluta tra ciò che vive interiormente, ciò che dice e ciò che fa.
Non è scritto nulla sui contenuti della missione, i discepoli hanno come unico compito continuare ciò che Gesù stesso ha fatto: annunciare che il regno è vicino e guarire i malati. E il segno vero che questo regno è vicino sta nell’incontro di volti di uomini e donne liberi, perché è in quell’incontro che Dio si manifesta; è in ogni incontro che può essere di nuovo rivissuta la dimora di Dio tra gli uomini perché è in esso e grazie ad esso che ciascuno di noi è condotto verso il Dio che è al di là di tutte le nostre rappresentazioni.
C’è uno stile da assumere in ogni incontro, stile di sobrietà, semplicità, verità, vicinanza. Siamo chiamati a perdere sicurezze, potere, ricchezze, difese, per vivere le esigenze radicali del vangelo in una consegna totale della vita nelle mani di Dio. Solo l’amore parla.
L’invito di Gesù è di andare, andare per le strade e per le case, cioè entrare nei luoghi della vita, nelle situazioni concrete, nelle gioie e nelle sofferenze degli umani. Gesù non faceva grandi discorsi e prodigi, ascoltava e guardava, gli piaceva essere accolto, e i suoi ospiti o gli invitati alla stessa tavola trovavano in lui la luce e il coraggio per affrontare la verità che stavano fuggendo o il nuovo destino che li chiamava in causa. E tutto questo Gesù lo viveva lungo le strade facendosi compagno di viaggio di ogni uomo o donna che incontrava, o nelle case dove sostava ad ascoltare racconti di semplice quotidianità.
Anche a chi lo seguiva e lo segue indica l’importanza della strada e della sosta, del rimanere di casa in casa per condividere la vita. La casa, luogo del calore e dell’accoglienza, lontana dalla freddezza dei luoghi anonimi. Le pagine evangeliche parlano di strade e di case, di luoghi dove anche oggi coloro che le rileggono e credono in Gesù possono riconoscere qualcosa che hanno vissuto o stanno per vivere o che può loro capitare: nell’incontro con un amico, o anche con uno sconosciuto, nell’amicizia condivisa, in un consiglio dato e ricevuto, un incoraggiamento, un segno di compassione, nella comunione di ciò che si vive e nella ricerca di ciò per cui si vive. In ogni scambio di profonda umanità, una fede attenta può riconoscere Gesù che passa anonimo, che ci ha resi più veri, più forti, più fraterni, più umani, che ha cambiato e riorientato il nostro sguardo su ciò che ci circonda e ci attira. In ogni scambio che avviene sotto il segno della gratuità passa la gratuità assoluta dell’amore di Gesù, che misteriosamente salva chi la condivide.
Congedandosi dai suoi amici Gesù dice: “Io sono con voi fino alla fine dei tempi” (Mt 28,20), ovvero ora posso, libero da ogni vincolo della carne, entrare e dimorare in incognito anche presso coloro che credono di avermi chiuso la porta, e seguire ciascuno sulle strade della sua esistenza.
Suor Antonella della comunità monastica di Bose
Leggi il brano del Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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