Commento al Vangelo del 26 ottobre 2017 – Monastero di Bose

Ancora una volta il vangelo ci spiazza. Preferiamo ascoltare e meditare parole del Signore che ci consolano, che ci parlano di pace e di carità. Qui, oggi Gesù è duro e ci fa ricordare che seguire lui e mettere in pratica la sua parola è esigente, è a caro prezzo.

Questo testo si situa in mezzo a due brani: quello che precede ci parla di attesa e vigilanza “beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli” (Lc 12,37) e quello che segue è un appello al discernimento “perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?” (Lc 12,57). Vigilanza e discernimento sono dimensioni e qualità spirituali che ci aiutano ad attizzare il fuoco interiore. Il desiderio del Signore deve essere questo fuoco che arde nel cuore, lo scalda e che lo riempie di passione per lui. A volte questo fuoco brucia, ha fiamme alte, dona luce e calore, a volte è un piccolo e tenue tepore di braci che resistono sotto la cenere. A volte è passione, gioia, forza che anima la vita, a volte è angoscia, tormento che ci lavora dentro, che non ci lascia tranquilli, che ci dice la distanza dal Signore e la nostra incapacità a vivere, pensare e ad agire come lui traccia con la sua vita. È un fuoco che brucia sia con la sua presenza che con la sua assenza, è il paradosso e il gioco tra luce e tenebre del salmo  139,11-12:

“Se dico mi avvolgano le tenebre
la notte diventa luce intorno a me
anche la tenebra davanti a te non è tenebra
la notte è chiara come il giorno
per te la tenebra risplende come la luce”.

È un fuoco che dobbiamo cercare di custodire; dobbiamo ricordare che abita in noi sia quando brucia, sia quando sembra spento, perché solo il desiderio di questo fuoco può alimentare la nostra vita interiore e bruciare le scorie del nostro cuore come l’oro nel crogiuolo (cfr Pt 1,7 e Sap 3,6).

È responsabilità di ciascuno mantenere vivo il fuoco dentro di sé, essere se stesso nella verità, perché ciascuno è immagine di Dio. Anche se non possiamo dimenticare che questo porta con sé la possibilità di creare divisione. La diversità ha un prezzo e può creare distanza, incomprensioni, ferite, solitudine. Spesso diciamo che la diversità è un dono, è una ricchezza, poi nel concreto, nella realtà di ogni giorno sembra quasi diventare un impedimento all’unità, ciascuno si chiude nella propria posizione, sulla propria visione, su quello che per lui è importante e prende così distanza dall’altro che è diverso, che la pensa diversamente. L’altro con la sua diversità ci mette in discussione, alla fine non ci lascia stare in pace, crea dentro di noi dubbi, sentimenti di rivalsa e di aver ragione. Tutto questo è umano, ma il Signore ci chiede di andare oltre, ci chiede infatti di amare il prossimo come noi stessi (Mc 12,33).

Abbiamo la responsabilità e il dovere di essere noi stessi, di far crescere la nostra unicità e la responsabilità e il dovere di rispettare e far crescere l’unicità dell’altro anche se questo porta a inevitabili contraddizioni e contrasti.

È in questa complessità e intensità di vita che dobbiamo vivere, l’autenticità ha un prezzo, e la verità non ha mai una sola faccia, è una ricerca che mette in gioco noi e gli altri e se l’altro arrivasse anche ad essere nemico, il Signore ci chiede anche di amare il nemico e pregare per lui (Mt 5,43-45).

Sì, seguire il Signore è un fuoco, un’inquietudine, un tormento, una ricerca mai finita per tentare di mettere i nostri passi sui suoi passi che ci conducono verso il vero Amore che brucia e porta la nostra vita a consumarsi per questo Amore, che è il solo che rimane in eterno, che è quella carità che resta e va oltre ogni divisione.

sorella Roberta della comunità monastica di Bose

Leggi il brano del Vangelo

Lc 12, 49-53
Dal Vangelo secondo  Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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