Commento al Vangelo del 26 marzo 2017 – P. Marko Ivan Rupnik

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IV DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A

Il Vangelo di Giovanni, nel cammino delle letture dell’Anno A ci fa percorrere un itinerario catecumenale fino al Battesimo del Sabato Santo. Il brano di oggi è un po’ una sintesi di questo cammino, nelle domande che vengono fatte al cieco nato, dalla guarigione fino al suo affidarsi al Signore.

La prima questione che si pongono i discepoli è: di chi è la colpa? Una malattia così grave deve essere certamente la punizione per un peccato gravissimo. Entra immediatamente un ragionamento tipicamente umano che indaga morbosamente sul passato o fantastica sul futuro ma non a partire dall’annuncio del Regno, non a partire da quella novità di vita che Cristo ha portato. Ma la questione non è la colpa, ma che si manifesti l’opera di Dio in lui (cf Gv 9,3). Questo cambia la prospettiva, l’uomo tale e quale è, cioè peccatore, è il luogo dove si manifesterà Dio, dove si manifesterà la sua opera, la sua redenzione. Guardare a se stessi come luogo dove si manifesta l’opera di Dio ti pone immediatamente nella prospettiva della storia come storia di salvezza.  

Quando Cristo sputa a terra sta compiendo una creazione nuova. Nel mondo semitico la saliva è la condensa del respiro, l’uomo fu creato dalla terra e dal soffio. Adesso Cristo fa la creazione dell’uomo: prende la terra e la condensa del soffio. E manda il ragazzo alla piscina di Siloe, la piscina posta fuori delle mura dove gli Ebrei battezzavano i proseliti, cioè i pagani. Cristo fa vedere che questo ebreo è come un pagano. È l’uomo che nasce da carne, e ciò che è carne è carne. Ma Siloe significa “Inviato” e questo è lo Spirito. Lì, lavandosi, incontrerà lo Spirito, nascerà dallo Spirito (cf Gv 3,5-6)

Prima è stato carne, dopo è diventato uomo secondo Dio. Cioè la terra, il creato, e lo Spirito, il Soffio. Ma lo Spirito non possiamo darcelo da soli, dobbiamo riceverlo. E siamo sulla scia dell’incontro di domenica scorsa con la samaritana: “Se tu conoscessi il dono di Dio” (Gv 4,10).

Ma quella non sapeva, e il cieco nato non sa come è il mondo con la luce; tuttavia, egli accetta, accoglie e va. E, infatti, già nel Prologo Giovanni dice: “A quelli che lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). 

Questo ragazzo diventerà figlio perché riceverà lo Spirito. Quando torna e ci vede, mentre Cristo sparisce dalla scena, la gente continua a farsi domande inutili, a giudicare secondo ciò che era, secondo la carne. Ma inutile chiedersi come sia potuto accadere e da dove …. Bene dirà Paolo: “noi non conosciamo più nessuno secondo la carne” (2Cor 5,16). 

L’interrogatorio delle autorità religiose rivela che, con la scusa del sabato, non vogliono riconoscere l’opera di Cristo. Loro interpretano le cose di fronte ad una idea, di fronte a una loro visione, mentre il cieco interpreta l’evento che è accaduto di fronte a quell’uomo che si chiama Gesù. Si capisce la storia in chiave di una Persona che è Gesù Cristo, Persona divino-umana, e non a partire da una ideologia, qualsiasi essa sia.

L’ultima questione è aperta dai genitori che preferiscono avere un figlio cieco e stare in pace piuttosto che un figlio libero, nuovo, vero uomo, carne e spirito. Domina la paura e chiudono la questione rimandando a lui le risposte.

Ma la vera domanda, l’unica da porsi è “cosa significa”. Cosa significa che prima ero cieco e ora ci vedo. Con questa domanda il cieco arriva così lontano da riconoscere il Messia, che è Colui che gli parla, letteralmente colui per il quale lui ora può vedere, perché gli ha dato la vista (Gv 9, 36-37). È il passaggio dall’ascolto alla visione. Il passaggio dall’uomo fatto di carne all’uomo che in carne e spirito è capace di fidarsi dell’altro, di relazionarsi con l’altro e leggere la storia come “storia della salvezza”, non come storia di inganno e di sospetto.

P. Marko Ivan Rupnik – Fonte

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IV Domenica del Tempo di Quaresima

Gv 9, 1-41
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».

Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 26 Marzo – 01 Aprile 2017
  • Tempo di Quaresima IV, Colore rosa
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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