Commento al Vangelo del 26 giugno 2011 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.

NUTRIMENTO

La storia dell’Esodo, il viaggio degli ebrei dall’Egitto alla Terra Promessa, è una metafora del percorso che ogni uomo deve compiere dalla schiavitù del peccato alla libertà della vita con Dio. Non è un percorso facile, bisogna affrontare il deserto, che rappresenta la fatica del distacco dalle abitudini sbagliate e questo costa. Tuttavia lungo la strada il Signore non ci fa mancare il suo sostegno. Gli ebrei hanno avuto la manna, le quaglie, l’acqua, la guida di Mosè, noi abbiamo la Chiesa, i sacramenti e in particolare l’eucarestia. Il Maestro rimane con noi e si fa pane. È un simbolo chiarissimo: il cibo serve per vivere. Le parole di Gesù sono molto forti: chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. La carne e il sangue sono la vita di una persona. Posso immaginare che alcuni tra i suoi uditori si siano scandalizzati, può sembrare un invito ad una sorta di cannibalismo, ma vuole intendere che non si tratta solo di mangiare, ma di comunicare, di diventare parte dello stesso corpo. È certamente molto di più della manna ricevuta nel deserto, quello era un vero e proprio cibo per sopravvivere nel viaggio, mentre il corpo di Cristo ci dà l’immortalità. Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden non potevano mangiare il frutto dell’albero della conoscenza, ma gli era permesso cogliere i frutti dell’albero della vita. In conseguenza del peccato l’uomo ha perso quel privilegio ed è diventato mortale. Ora Gesù ci restituisce la vita dandoci la sua carne da mangiare. La comunione è dunque il farmaco dell’immortalità e il sostegno della vita spirituale. Questo lo impariamo col catechismo, ma è soprattutto un’esperienza. Ogni volta che facciamo la comunione abbiamo la possibilità di approfondire il nostro rapporto con Gesù, di sentire la sua vicinanza. Quello che mangiamo viene digerito, cioè le sostanze nutritive degli alimenti si trasformano entrando nelle cellule del nostro corpo e diventando così parte della nostra carne e del nostro sangue. Il Signore stesso quindi ci comunica la sua vita diventando parte della nostra. Noi adulti abbiamo capito bene questa cosa? È la domanda che potrebbe rivolgerci San Giovanni Battista il quale si preoccupava che i suoi contemporanei si convertissero per prepararsi alla manifestazione di Gesù, il Messia. Egli ha saputo riconoscere la presenza del Salvatore fin dal grembo materno e ne è stato il precursore. Oggi ci invita ancora una volta a essere anche noi capaci di scoprire la presenza del Signore nell’eucarestia e nella vita di ogni giorno. Ascoltiamolo!

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