Il commento al Vangelo di domenica 26 aprile 2015 a cura di Paolo Curtaz,
Quarta domenica di Pasqua – Giornata Mondiale per le Vocazioni
Atti 4,8-12/ 1Gv 3,1-2 / Gv 10,11-18
Amore incondizionato
Se dovessi definire in che cosa consiste la vita direi che è l’opportunità che ci è data per imparare ad amare.
E il desiderio di amare, più o meno esplicito in ciascuno di noi, a volte compresso da vicende negative della vita, limiti caratteriali, paure e sensi di colpa, è ciò che desideriamo con maggiore intensità.
Quando Gesù ci ordina di amare… sfonda porte aperte.
Ci chiede di fare esattamente ciò che maggiormente desideriamo.
Eppure, a guardarsi con onestà, ci rendiamo conto che l’amore porta con sé anche un immenso carico di sofferenza. Si giunge ad uccidere “per amore”. Com’è possibile?
E, a volte, portiamo nel cuore una profonda e radicale delusione (da de-ludere, la fine di un gioco) perché non ci sentiamo contraccambiati. In particolare le persone maggiormente sensibili, o disposte a mettersi in gioco rischiano di trovarsi invischiati in storie affettive con persone egoiste ed insensibili.
Certo, l’obiettivo è quello di giungere ad un amore incondizionato, cioè amare senza porre condizioni. Ma è realistico? Diventiamo degli eroi capaci di non aspettarci nulla dagli altri? Oppure, come propongono alcuni, dobbiamo proprio rassegnarci ed imparare a non provare emozioni, in modo da non soffrire?
No, non sono riflessioni assonnate da primavera (e da lotta contro l’allergia che stordisce!).
Sono il vangelo di oggi.
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[ads2] Il pastore bello
Gesù è molto realista: la stragrande maggioranza delle persone ama per averne un tornaconto, fa le cose pensando di averne un profitto, sono dei calcolatori, dei mercenari.
È normale che sia così, istintivo: prima pensiamo a proteggere noi stessi e i nostri interessi, poi quelli delle persone che amiamo e poi gli altri.
Il mercenario, davanti ad un pericolo, ai lupi che assalgono il gregge, ad esempio, fugge.
Non è questa la sensazione che portiamo nel cuore? La solitudine che ci spaventa?
Non abbiamo forse il desiderio di essere accuditi e protetti da qualcuno che si occupi di noi senza averne un tornaconto?
A chi sto davvero a cuore?
E Gesù risponde, semplicemente: a me stai a cuore.
Gesù ci ama gratis. E senza condizioni. Ma, attenzione, il suo è un amore libero ed esigente che rende liberi ed esigenti.
Infantilismi
Sì perché, di questi tempi, la notizia che Gesù ci ama, fulcro della calorosa ed efficace predicazione di papa Francesco, spesso viene interpretata in maniera infantile. Dio mi vuole bene a prescindere (ed è vero), quindi chi se ne importa di ciò che faccio (e non è vero).
Chi ama davvero una persona tiene a lei e alla sua felicità e se vede che si distrugge ne soffre terribilmente.
Dio ci ama perché cresciamo.
Va a cercare la pecora smarrita ma perché la smetta di fuggire e impari ad amare il gregge.
Gesù è il buon pastore e dà la sua vita per noi: siamo amati seriamente per imparare ad amare seriamente.
Dare e riprendere
E Gesù ci offre un’interessante risposta sulla questione dell’amore incondizionato. Il Padre ama il Figlio perché dà la sua vita e la riprende, nessuno gliela ruba, e una volta ripresa è pronta a ridonarla.
A volte, specie in Italia!, viviamo due eccessi: o ce ne freghiamo degli altri e li usiamo oppure facciamo delle relazioni un idolo. La mamma considera il figlio una propria estensione. Il papà si rispecchia nei suoi successi o fallimenti sportivi, l’amato esige dedizione totale dall’amata e viceversa.
Un amore di fusione in cui si investe tutto sull’altro, aspettandosi tutto.
E se vivere da mercenari è triste, vivere da vampiri è peggio.
Gesù ha in mano la situazione, dona la vita ma non la fa bruciare dalle esigenze degli altri.
Ha un buon rapporto con se stesso, sa quanto vale, perciò può amare liberamente, con intensità, ma senza farsi rubare, consumare, distruggere.
Spesso, specie in ambito cattolico, amiamo lasciandoci distruggere e, quel che è peggio, crediamo pure, così facendo, di fare una cosa gradita a Dio! E pensiamo a Gesù morto in croce per noi!
Ma non è questo l’amore che Dio vuole, un amore travolto e consumato, bensì un amore donato da dare anche ad altri.
Pastori
Oggi la Chiesa prega per le vocazioni sacerdotali.
Per avere dei preti che, come Gesù, abbiano capito chi sono e abbiano deciso di donarsi senza egoismi (quanti mercenari in giro!) e senza farsi distruggere.
Preghiamo perché sia così, agiamo per renderlo possibile.
Seguiamo il pastore che ci ama e ci insegna da amare.
il blog di paolo curtaz: www.paolocurtaz.it