Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
DA CHI ANDREMO?
Siamo di fronte ad una scelta. Essere credenti non è un fatto puramente intellettuale, ma coinvolge tutta la nostra vita. Significa infatti mettere Dio al primo posto: non avrai altro Dio all’infuori di me. Ipotizzare che esista un essere superiore non è irragionevole. Qualcuno pensa che la vita sia frutto solo del caso che ha fatto incontrare in un ambiente adatto gli elementi base della chimica organica. L’esperienza comune tuttavia ci mostra quotidianamente che tutto ciò che ha un ordine viene da un progetto messo in opera da qualcuno. Sarebbe bello gettare a caso ferro, gomma, rame, plastica e tutto il resto in una grande impastatrice e aspettarsi che si combinino spontaneamente dando origine ad una automobile o a una qualunque macchina. Fin qui ci porta la ragione, la fede è un passo ulteriore è credere nella rivelazione di questo Dio e affidarsi a Lui. Bisogna scegliere. Giosuè chiede espressamente al popolo, dopo l’insediamento nella terra promessa, di operare questa scelta: volete servire gli dei stranieri oppure il Signore? Anche Gesù mette la sua gente, noi compresi, di fronte alla stessa opzione. Il discorso del pane di vita è molto netto. Se volete la vita eterna, ci dice, il cibo comune col quale vi sostentate non basta, ci vuole la carne e il sangue di Cristo. Bisogna cambiare mentalità, non è la nostra operosità, il nostro lavoro, che ci salva, ma la fede in Gesù. Molti discepoli sono disorientati, credono evidentemente di conoscere il Padre e di fare abbastanza per meritarsi la salvezza e dunque si tirano indietro. Perciò il Maestro si rivolge ai suoi più fedeli e domanda: volete andarvene anche voi? Lo chiede a ciascuno di noi. È Pietro a dare la risposta giusta: Signore da chi andremo? Ora che l’orizzonte della nostra vita si è allargato fino all’infinito, dobbiamo tornare alle nostre barche e rimetterci a pescare? No grazie. E noi, usciti dalla chiesa cosa faremo? Rimetteremo la testa sotto la sabbia e faremo finta di non essere cristiani o prenderemo posizione? Fare la comunione vuol dire accettare la Sua volontà, cioè cercare di amare il prossimo veramente. Questo significa essere buoni cittadini, cercare il bene comune, rispettare tutti, specialmente i più deboli. L’egoismo e il razzismo non sono compatibili con la fede cristiana. Non è una questione politica è in gioco il futuro eterno. Gesù non è il capo di un partito, non ci fa promesse elettorali, ma ci mette di fronte ad una scelta precisa: volete servire gli dei stranieri oppure il Signore?
Gv 6, 60-69 In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Ge- sù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mor- moravano riguardo a que- sto, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non cre- dono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avreb- be tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Dis- se allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».