Commento al Vangelo del 25 Dicembre 2022 – Piccole Suore della Sacra Famiglia

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO

NATALE DEL SIGNORE – ANNO A – GIOVANNI 1,1-18

  1. In principio era il Verbo,

Il Vangelo di Giovanni, proposto in questa domenica, è una delle pagine più belle della Bibbia. È il Prologo che presenta l’origine divina di Gesù, facendo risalire la genealogia alla sua preesistenza presso Dio, diversamente dagli altri Vangeli sinottici.

Nella versione italiana si parla di Verbo, che traduce il greco Logos. Il significato del termine, però, è molto più pregnante rispetto a quello della filosofia greca. È da ricercare in Siracide 24 e Proverbi 8.

In questi testi si parla della Sapienza personificata, che è discesa dal Cielo sulla terra. In questo senso, Cristo, Sapienza eterna, ha lasciato la sua dimora nei cieli ed è venuto sulla terra. È al principio di tutto, non creato, esistente prima dell’universo. Egli non è una creatura, ma è la stessa sostanza del Padre Creatore. Gesù è la Parola che è presso il Padre, Dio stesso, Vita e Luce, che ha posto la sua tenda in mezzo a noi. È il Figlio unigenito, diventato “carne” per narrarci il Padre e restituirci, nel suo, il nostro volto di figli. Gli Ebrei attendevano un Messia liberatore, non il Figlio di Dio. Cristo, invece, viene nel mondo mandato dal Padre, come vero Figlio, Messia secondo il cuore del Padre.

e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Questo versetto ci fa comprendere che il Verbo è Dio, ma distinto da Dio. Con l’Incarnazione, la relazione tra Dio e il Verbo diverrà relazione tra Padre e Figlio.

  1. Egli era, in principio, presso Dio:

Si parla del luogo dove abitava il Verbo. Egli era presso Dio prima che il mondo fosse. Chi accoglie il Verbo si inserisce nel mistero di Dio e nella comunione di amore che intercorre tra le due Persone Divine. “All’origine di tutto non sta la necessità o il caso, la costrizione o la fatalità, l’azione o la produttività: c’è la Parola, che è volontà e razionalità, amore e libertà, comunicazione e ascolto, domanda e risposta”.

  1. tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che

Il Padre è l’autore di tutto ciò che esiste, ma quanto esiste è stato creato per mezzo del Verbo, senza il quale nulla esisterebbe. La relazione che intercorre all’interno di Dio si esplicita all’esterno, perché l’Amore sboccia al di fuori, è diffusivo, desidera comunicare la sua pienezza ad altri.

  1. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;

Il Verbo è la Vita e dona la vita, sia quella nel tempo sia quella divina, perché ci rende figli del Padre.

Possiamo dire di essere veramente vivi se la nostra esistenza è legata a Dio. Siamo chiamati a vivere in comunione con Dio fin da questa vita. Per farlo occorre avere la fede, che produce un comportamento coerente con la legge che Egli inserisce nel cuore.

“La vita era la luce degli uomini”: la Sapienza è detta riflesso della luce eterna (Sapienza 7,26). Gesù stesso nel vangelo di Giovanni si definirà in questi termini: “Io sono la luce del mondo chi segue me… avrà la luce della vita (Giovanni 8,12)”.

  1. la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.

Il versetto riporta la contrapposizione tra luce e tenebre, fra bene e male. Gesù ha attraversato la morte, ma non è stato vinto dalla morte. Ha vinto la morte con la sua morte.

Noi sappiamo che uniti a Dio nessuna forza contraria ci potrà distogliere da Lui.

  1. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.

Viene presentato Giovanni, che è stato testimone della Luce e che non si è piegato al male. Egli non ha agito in prima persona, ma in forza del mandato di Dio di preparare la strada al Cristo Signore.

  1. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.

Gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo sono chiamati a credere e a riconoscere in Cristo la Luce della Vita. La salvezza è universale. Giovanni apre al superamento dell’esclusivismo della salvezza, ritenuta erroneamente riservata solo al popolo di Israele.

  1. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Mentre Giovanni esprime grande stima verso il Battista, ci tiene a precisare che non è lui il Messia, che non è lui la Luce. Addita, invece, in Cristo il vero Salvatore.

  1. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.

La salvezza portata da Cristo riguarda ogni singolo uomo di ogni epoca e di ogni luogo. Egli è la Luce vera, in contrapposizione ai falsi idoli, ai falsi poteri, alle false illusioni che non appagano l’intima esigenza dell’uomo di sentirsi amato, di avere uno scopo nell’esistenza, di sapere quale meta lo attende.

  1. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Inizia la constatazione amara del rifiuto di Dio da parte del mondo. Le creature non riconoscono il loro Creatore. Le tenebre sembrano vincere sulla luce, ma il male non ha l’ultima parola.

  1. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

Giovanni sottolinea che Dio è venuto nel popolo da Lui stesso scelto, il suo eletto, la sua proprietà; ma proprio Israele, suo popolo scelto, lo ha rifiutato.

  1. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,

Questo versetto apre alla gioia: qualcuno c’è che ha accolto Dio, che lo ha scelto come il proprio Tutto, che ha sete della Sua Parola. Chi si è aperto alla venuta di Dio e gli ha spalancato il proprio cuore è diventato figlio di Dio, cioè è entrato in una profonda relazione con Dio Padre. Il Dio che Gesù ci rivela è Padre per antonomasia. Dio è Padre che genera per amore creature da amare, non da assoggettare, non da opprimere. Egli ci crea liberi, a sua immagine e somiglianza.

Apriamoci con stupore a considerare la grande grazia che abbiamo: siamo assunti alla dignità di figli, noi che siamo solo polvere e cenere: “Abraamo riprese e disse: «Ecco, prendo l’ardire di parlare al Signore, benché io non sia che polvere e cenere” (Genesi 18,27). Chi ha il coraggio di approfondire questa dimensione diventa invulnerabile, pronto ad affrontare ogni prova della vita. La consapevolezza di sentirci amati è il punto di forza del nostro spenderci, a prescindere dai risultati. Dio è con noi, nessuno è più solo.

  1. i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

Se accogliamo il Logos, il Cristo, diventiamo figli di Dio. Non siamo più appartenenti ad un particolare popolo, non siamo soggetti alle leggi della natura, ma proveniamo da Dio.

  1. E il Verbo si fece carne

Ecco il versetto centrale che parla dell’incarnazione di Cristo. Dio si comunica a noi uomini, a noi creature, e ci rende figli non usando un intervento magico, ma incarnandosi realmente nella nostra natura, così da sperimentare ciò che noi sperimentiamo. Nessuno di noi può dire di essere solo al mondo, nessuno può affermare di non sentirsi capito: Dio è con noi, Dio capisce perfettamente quello che noi proviamo perché l’ha sperimentato.

“Carne”: indica la condizione di debolezza, di fragilità, di miseria che caratterizza la condizione umana. Gesù proprio in questa situazione si incarna per sollevare a Dio tutta l’umanità. È questa nostra umanità che è amata da Dio. Evitiamo, dunque, ogni presunzione e vanagloria.

e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

Il significato letterale è: “e drizzò la propria tenda in mezzo a noi”, in riferimento all’arca dell’alleanza, che veniva trasportata dal popolo nel suo lungo esodo dall’Egitto. Era la presenza di Dio che si manifestava nella Legge.

Ora Dio si rende presente nella carne mortale di ogni uomo, non solo di Israele. Dio è in mezzo a noi in modo permanente, non in una visita di passaggio.

Siamo chiamati a lasciarci illuminare dalla Luce, accogliendo la presenza di Dio e facendo spazio a Lui nel nostro cuore, grazie alla lettura con fede dei segni che Egli ci dona.

gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Cristo è la gloria del Padre perché da Lui è stato veramente generato come Figlio unico, irripetibile, unigenito, ricolmo di tutta la pienezza di grazia e di verità. Grazie a Cristo possiamo conoscere il Padre.

  1. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: “Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me”.

Viene chiaramente ripetuto che Giovanni Battista ha dato testimonianza alla Luce, ma non era la Luce, non era il Messia, non era il Salvatore. È al di sotto di Gesù e ne ha consapevolezza da sempre, fin da prima di incontrarlo. La sua testimonianza, però, è preziosa perché si fa garante della verità del Figlio.

  1. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.

Tutti noi, discepoli del Signore di ogni tempo e di ogni luogo, abbiamo ricevuto la partecipazione alla pienezza della grazia ottenuta da Cristo, una grazia che si sovrappone ad un’altra, un’eccedenza, un fuori misura! Il primo dono è stato la Legge ebraica, il secondo l’Incarnazione del Verbo.

  1. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Vengono presentati in parallelo Mosè e Gesù: la Legge e la Verità. Non sono in contrapposizione, ma in progressione, in graduale crescendo, così come non c’è contrapposizione tra Antico e Nuovo Testamento.

  1. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

La più grande aspirazione dell’uomo è vedere Dio; il più grande desiderio del credente è vivere in comunione con Lui.

Il Figlio ci ha manifestato l’amore del Padre e ci ha permesso di conoscerlo, fatto che non sarebbe stato possibile a creature umane, deboli e peccatrici.

Ora possiamo fare esperienza diretta del Dio vivente, anche qui sulla terra. Possiamo nutrirci di Lui grazie all’Eucaristia. Valorizziamo i sacramenti e accostiamoci con riconoscenza a questi mezzi della Grazia per poter incontrare veramente Dio, nostra Meta, nostra Pienezza, nostro Tutto, nostra Via, Verità e Vita.

L’Inaccessibile è divenuto Accessibile; la Montagna impossibile da scalare, si è piegata alla nostra piccolezza; l’Ignoto si è fatto conoscere.

Possiamo accedere fin da ora nella fede alla comunione trinitaria in attesa di vedere Dio faccia a faccia. Il nostro volto risplenderà della sua luce e saremo simili a lui, perché lo vedremo come Egli è (cfr. 1Giovanni 3,2b).

Allora “vedrò te nella tua bellezza e io mi vedrò in te nella tua bellezza. Che io appaia te nella tua bellezza e tu appaia me nella tua bellezza, e la mia bellezza sia la tua e la tua sia la mia; così io sarò te nella tua bellezza e tu sarai me nella tua bellezza, poiché la tua stessa bellezza sarà la mia” (S. Giovanni della Croce).

Suor Emanuela Biasiolo delle Piccole Suore della Sacra Famiglia


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