Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di martedรฌ 25 Dicembre 2018.
Natale: Dio ha rivelato la sua giustizia
Fin dai suoi inizi, la storia dellโumanitร โ ci dice la Bibbia โ รจ stata un susseguirsi di peccati. Giร al capitolo 6 del libro della Genesi lโautore sacro, con un audace antropomorfismo, afferma: โIl Signore vide che la malvagitร degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. E il Signore si pentรฌ di aver fatto lโuomo sulla terra e se ne addolorรฒ in cuor suoโ (Gen 6,5-6).
Nella pienezza dei tempi, Dio รจ intervenuto per fare giustizia o, come dice il Salmo responsoriale propostoci oggi dalla liturgia, per rivelare agli occhi dei popoli la sua giustizia.
Noi conosciamo una sola giustizia, quella forense, quella retributiva amministrata dai giudici nei tribunali dove si comminano castighi proporzionati alle colpe commesse. Non รจ questa la giustizia di Dio. โEgli รจ Dio e non un uomoโ (Os 11,9). Al peccato non risponde con ritorsioni e vendette, ma dando la maggior prova del suo amore, donando al mondo suo Figlio.
Una certa teologia del passato ha applicato sconsideratamente a Dio la nostra giustizia e lo ha presentato come un giustiziere. Ne รจ nato un cristianesimo dispensatore di paura, non annunciatore del Regno che รจ โgiustizia, pace e gioiaโ (Rom 14,17).
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Nel Natale Dio manifesta lโimmensitร del suo amore incondizionato. Questa รจ la sua giustizia. Tutti i popoli sono invitati a contemplarla con stupore e a lasciarsi liberare dalla paura perchรฉ โnellโamore non cโรจ timore, al contrario lโamore perfetto scaccia il timore, perchรฉ il timore suppone un castigo e chi teme non รจ perfetto nellโamoreโ (1 Gv 4,18).
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โComโรจ diversa dalla mia, Signore, la tua giustizia!โ.
Prima Lettura (Is 52,7-10)
7 Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero di lieti annunzi
che annunzia la pace,
messaggero di bene che annunzia la salvezza,
che dice a Sion: โRegna il tuo Dioโ.
8 Senti? Le tue sentinelle alzano la voce,
insieme gridano di gioia,
poichรฉ vedono con gli occhi
il ritorno del Signore in Sion.
9 Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
perchรฉ il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.
10 Il Signore ha snudato il suo santo braccio
davanti a tutti i popoli;
tutti i confini della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio.
In un drammatico giorno del mese di luglio dellโanno 587 a.C. i soldati di Nabucodรฒnosor aprono una breccia nelle mura di Gerusalemme ed entrano in cittร , bruciano il tempio, la reggia e le case, fanno prigionieri e deportano a Babilonia gli uomini validi. Lasciano in vita nel paese solo alcuni fra i piรน poveri come vignaioli e contadini (2 Re 25,8-12).
A Babilonia i primi anni sono duri, penosi, tristi. Ne sono una malinconica eco le parole del famoso canto dellโesiliato: โLungo i fiumi di Babilonia, lร sedevamo piangendo al ricordo di Sionโ (Sal 137,1). Allโamarezza, allโumiliazione per la sconfitta, al dolore per la perdita delle persone care, alla nostalgia per la propria terra si aggiunge un inquietante interrogativo: come mai il Signore ci ha abbandonato nelle mani dei nostri nemici?
I primi responsabili della sciagura โ concludono unanimi โ sono i sovrani ottusi e insensati che ci hanno governato. Essi non hanno dato ascolto ai profeti e ci hanno condotto alla rovina. Ma anche noi siamo colpevoli: ci siamo lasciati ingannare e abbiamo commesso troppe iniquitร . Chi ora ci potrร liberare dalla schiavitรน? Il Signore rimarrร per sempre sdegnato con noi? Ha ripudiato per sempre la sua sposa Israele?
La risposta del Signore non si fa attendere: โViene forse ripudiata la donna sposata in gioventรน? โ dice il tuo Dio โ Per un breve istante ti ho abbandonata, ma ti riprenderรฒ con immenso amoreโฆ Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affettoโ (Is 54,6-10).
Difatti un giorno il Signore โsi ricordรฒ del suo amore e della sua fedeltร alla casa dโIsraeleโ (Sal 98,3) e decise di andare a liberare il suo popolo. Eโ a questo punto della storia che si inserisce la nostra lettura.
A Babilonia compare un profeta inviato da Dio ad annunciare parole di consolazione al suo popolo. Egli รจ cosรฌ convinto della fedeltร del Signore che parla come se lโesilio fosse giร concluso. Il futuro per lui รจ giร realtร : vede la carovana degli esiliati dirigersi verso Gerusalemme, un messaggero la precede, corre, รจ come se avesse le ali ai piedi perchรฉ vuole essere il primo a dare la lieta notizia dellโarrivo dei deportati.
Il profeta immagina di contemplare la scena dallโalto del monte che domina Gerusalemme ed esclama: โCome sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi, che annuncia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezzaโ (v.7).
Poi il โsognoโ continua: ecco che in cittร esplode la gioia. Che succede? Osserva meglio e scorge le sentinelle che dallโalto delle mura scrutano lontano. Allโimprovviso ecco che corrono ad annunciare a tutti una lieta notizia: nella colonna di persone che si sta avvicinando hanno riconosciuto gli esiliati che ritornano da Babilonia.
A questo punto la scena diviene grandiosa: in testa alla carovana che incede trionfale le sentinelle vedono il Signore. Eโ lui che riconduce il suo popolo a Gerusalemme (v.8). Egli non lo aveva mai abbandonato. In visione, il profeta Ezechiele aveva visto la gloria del Signore allontanarsi dalla cittร santa distrutta e seguire il suo popolo condotto in esilio (Ez 10,18-19; 11,22-23). Ora ritornano insieme.
La schiavitรน รจ finita, le sofferenze, le umiliazioni sono terminate, i capi e i re malvagi, i pastori cattivi che avevano sfruttato ed oppresso il popolo sono scomparsi per sempre. Inizia unโera nuova, un regno in cui il Signore si porrร saldo alla guida del suo popolo.
La lettura si conclude con lโinvito rivolto dal profeta alle rovine di Gerusalemme: โProrompete in canti di gioiaโ (v.9). Le mura diroccate verranno ricostruite e tutti i popoli della terra contempleranno stupiti lโopera incredibile che il Dio dโIsraele ha saputo realizzare (v.10).
Questo รจ il โsognoโ del profeta raccontato nella lettura. Cosโรจ realmente accaduto in seguito?
Verso lโanno 520 a.C. un gruppo di esiliati partรฌ da Babilonia, ma quale non fu la delusione! Al loro arrivo non ci fu alcuna esplosione di gioia, il loro ritorno fu tuttโaltro che un trionfo, lโaccoglienza fu molto fredda, scoppiarono dissidi fra i residenti e i neoโarrivati. Il profeta aveva dunque preso un abbaglio, si era ingannato?
Il popolo cominciรฒ a capire: il ritorno da Babilonia era solo lโimmagine di unโaltra liberazione che Dio intendeva realizzare.
Israele avrebbe preferito che la profezia si attuasse immediatamente e alla lettera. Lโaveva intesa in senso materiale. Aveva pensato che Dio avrebbe messo la propria forza a disposizione dei suoi sogni di gloria. Aveva capito male. Era un altro il โritornoโ sorprendente che Dio aveva in mente. Questo sรฌ avrebbe provocato una gioia universale, incontenibile.
Seconda Lettura (Eb 1,1-6)
1 Dio, che aveva giร parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, 2 in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. 3 Questo Figlio, che รจ irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si รจ assiso alla destra della maestร nellโalto dei cieli, 4 ed รจ diventato tanto superiore agli angeli quanto piรน eccellente del loro รจ il nome che ha ereditato.
5 Infatti a quale degli angeli Dio ha mai detto: โTu sei mio figlio; oggi ti ho generato?โ.
E ancora: โ Io sarรฒ per lui padre ed egli sarร per me figlio?โ
6 E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice: โLo adorino tutti gli angeli di Dioโ.
Non si parla solo con la lingua. Un volto rabbuiato, un sorriso, un semplice sguardo, una carezza, una stretta di mano, comunicano spesso meglio delle parole ciรฒ che si ha nella mente e nel cuore. Un regalo รจ carico di messaggi, anche quando non รจ accompagnato da un biglietto. Persino il silenzio puรฒ essere โparolaโ. Nel famoso racconto dellโincontro di Elia con Dio sullโOreb, dopo aver detto che Dio non era nel vento impetuoso, nel terremoto e nel fuoco, il testo sacro continua: โDopo il fuoco ci fu una voce di leggero silenzioโ (1 Re 19,12). Era Dio che si manifestavaโฆ nel silenzio.
Egli interviene nel mondo solo attraverso la sua parola e la lettura ci dice che si รจ rivolto agli uomini in diversi modi.
Nei tempi antichi ha parlato attraverso il creato.
Che il creato parli di Dio รจ del tutto normale perchรฉ ha avuto origine dalla sua parola. In tutti gli avvenimenti, in tutti i fenomeni della natura, nel sole che sorge, nella pioggia che irrora i campi, nel volgere armonioso e regolare degli astri รจ possibile ascoltare il messaggio di Dio.
Chi โ magari perchรฉ distratto o incantato dalla bellezza delle cose โ non riesce a cogliere questa voce รจ chiamato nel linguaggio biblico โstoltoโ. Non malvagio o colpevole, ma โstoltoโ, cioรจ infelice perchรฉ, nella sua ottusitร , si lascia sfuggire il senso di tutto ciรฒ che esiste e accade. Osserva lโautore del libro della Sapienza: โDavvero stolti per natura tutti gli uomini che sono vissuti nellโignoranza di Dio e dai beni visibili non hanno riconosciuto colui che รจ. Non hanno riconosciuto lโartefice, pur considerandone le opereโฆ Se, stupiti per la loro bellezza, li hanno presi per dei, pensino quanto รจ superiore lo stesso autore della bellezzaโ (Sap 13,1.3).
Questo modo di comunicare attraverso il creato, tuttavia, รจ il meno perfetto. Il popolo dโIsraele ha avuto il privilegio di udire la voce del Signore in modo piรน nitido rispetto ai pagani: lโha ascoltata attraverso i profeti (v.1). Il Signore manifestava a questi uomini santi il suo pensiero affinchรฉ essi lo comunicassero al popolo. โIl Signore non fa cosa alcuna โ diceva Amos โ senza aver prima rivelato la sua decisione ai suoi servitori, i profetiโ (Am 3,7).
Negli ultimi secoli prima di Cristo, a causa delle infedeltร dellโuomo, il Cielo perรฒ si chiude. Dio non invia piรน i suoi profeti e il popolo fa la dolorosa esperienza del silenzio di Dio. Il profeta Amos lo aveva predetto: โIn quei giorni gli uomini andranno errando da un mare allโaltro e vagheranno da settentrione a oriente, per cercare la parola del Signore, ma non la troverannoโ (Am 8,12).
Fino a quando Dio non rivolgerร la parola al suo popolo? Rimarrร per sempre adirato? (Sal 79,5). Il pio israelita lo supplicava: โSe tu squarciassi i cieli e scendessi!โ (Is 63,20).
Quando giunse la pienezza dei tempi, mentre noi eravamo ancora suoi nemici (Rm 5,6), Dio squarciรฒ i cieli e mandรฒ nel mondo il suo stesso figlio: la sua immagine perfetta, la sua โParolaโ, il suo โVerboโ (vv.2-3).
Gesรน รจ la rivelazione piรน elevata, piรน chiara, piรน eloquente del Padre. Vedendo lui si vede il Padre (Gv 14,9). Egli รจ il fulgore irradiato dal Padre โ come afferma anche Paolo โ โE Dio che disse: โRifulga la luce dalle tenebreโ rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulse sul volto di Cristoโ (2 Cor 4,6).
Lโultima parte della lettura (vv.4-6) insiste sulla superioritร incomparabile della rivelazione ottenuta attraverso Gesรน. Gli Ebrei sostenevano che Dio aveva parlato loro persino servendosi degli angeli. Lโautore della lettera ribatte: Gesรน รจ immensamente superiore agli angeli. Come prova cita tre testi della Scrittura e conclude: โLo adorino tutti gli angeli di Dioโ.
Vangelo (Gv 1,1-18)
1 In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2 Egli era in principio presso Dio:
3 tutto รจ stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente รจ stato fatto di tutto ciรฒ che esiste.
4 In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5 la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non lโhanno accolta.
6 Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7 Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perchรฉ tutti credessero per mezzo di lui.
8 Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9 Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10 Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11 Venne fra la sua gente,
ma i suoi non lโhanno accolto.
12 A quanti perรฒ lโhanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13 i quali non da sangue,
nรฉ da volere di carne,
nรฉ da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14 E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di veritร .
15 Giovanni gli rende testimonianza
e grida: โEcco lโuomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi รจ passato avanti,
perchรฉ era prima di meโ.
16 Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17 Perchรฉ la legge fu data per mezzo di Mosรจ,
la grazia e la veritร vennero per mezzo di Gesรน Cristo.
18 Dio nessuno lโha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che รจ nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.
Tutti gli autori curano con particolare impegno la prima pagina dei loro libri perchรฉ costituisce il foglio di presentazione di tutta lโopera. Deve essere non solo piacevole e accattivante, ma รจ bene che accenni anche ai temi essenziali che verranno trattati in seguito. Eโ un modo per stuzzicare lโinteresse e la curiositร del lettore.
Per introdurre il suo Vangelo, Giovanni compone un inno cosรฌ sublime, cosรฌ elevato da meritargli, giustamente, il titolo di โaquilaโ fra gli evangelisti. In questo prologo, come nellโโouvertureโ di una sinfonia, รจ possibile cogliere i motivi che saranno poi ripresi e sviluppati nei capitoli successivi: Gesรน inviato del Padre, sorgente di vita, luce del mondo, pieno di grazia e di veritร , Unigenito nel quale si rivela la gloria del Padre.
Nella prima strofa (vv.1-5) Giovanni sembra spiccare il volo da unโimmagine cara alla letteratura sapienziale e rabbinica: la โSapienza di Dioโ raffigurata come una donna incantevole e deliziosa. Ecco come la โSapienzaโ si autopresenta nel libro dei Proverbi: โIl Signore mi ha creato allโinizio della sua attivitร , prima di ogni sua opera. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata. Quando egli fissava i cieli, io ero lร ; quando stabiliva al mare i suoi limiti, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con luiโ (Prv 8,22-29).
Si tratta di una personificazione ripresa anche nel libro del Siracide, dove si afferma che la Sapienza si รจ come incarnata nella Torร h, nella Legge, e ha fissato la sua tenda in Israele (Sir 24,3-8.22).
Giovanni conosce bene questi testi e โ forse anche con un filo di polemica nei confronti del giudaismo โ li riprende e li applica a Gesรน.
Eโ lui โ dice โ la Sapienza di Dio venuta a porre la sua tenda in mezzo a noi, รจ lui, e non la legge mosaica, che rivela agli uomini il volto di Dio e la sua volontร . Egli รจ il Verbo, la Parola ultima e definitiva di Dio, รจ quella stessa Parola mediante la quale Dio, in principio, ha creato il mondo.
Non solo. A differenza della Sapienza personificata (Sir 24,9), la Parola di Dio โ che in Gesรน si รจ fatta carne โ non รจ stata creata, ma โeraโ presso Dio, esisteva dallโeternitร ed era Dio.
Per Israele la Sapienza รจ โun albero di vita per chi ad essa si attieneโ (Prv 3,18). Giovanni chiarisce: la Sapienza di Dio si รจ manifestata pienamente nella persona storica di Gesรน. Eโ lui, non piรน la Legge, la sorgente della vita.
La venuta di questa Parola nel mondo divide la storia in due parti: prima e dopo Cristo, tenebre senza di lui, luce dove cโรจ lui. Parola che, come una spada, penetra nellโintimo di ogni uomo e separa in lui ciรฒ che รจ โfiglio della luceโ da ciรฒ che รจ โfiglio della tenebraโ. La tenebra cercherร di sopraffare questa luce, ma non vi riuscirร . Anche la risposta negativa dellโuomo non potrร soffocarla e alla fine la luce avrร la meglio nel cuore di ognuno di noi.
La seconda strofa (vv.6-8) รจ un primo intermezzo narrativo che introduce la figura del Battista. Di lui non si dice che โera presso Dioโ. Giovanni รจ un semplice uomo suscitato da Dio per una missione. Doveva essere il testimone della luce. Il suo ruolo รจ tanto importante che viene sottolineato per ben tre volte.
Egli non era la luce, ma seppe riconoscere la luce vera e indicarla a tutti.
La terza strofa (vv. 9-13) sviluppa il tema di Cristo-luce e la risposta degli uomini di fronte al suo apparire nel mondo.
Lโinno si apre con un grido di gioia: โVeniva nel mondo la luce veraโ. Gesรน รจ la luce autentica, in contrapposizione ai luccichii illusori, ai fuochi fatui, ai miraggi, ai bagliori ingannevoli proiettati dalla sapienza degli uomini.
A questo grido entusiastico si contrappone perรฒ subito un lamento: โil mondo non lo riconobbeโ. Eโ il rifiuto, lโopposizione, la chiusura alla luce. Gli uomini preferiscono lโoscuritร perchรฉ affezionati alle loro opere malvagie (Gv 3,19).
Neppure gli israeliti โ โla sua genteโ โ la accolgono. Eppure avrebbero dovuto riconoscere in Gesรน la manifestazione ultima, lโincarnazione della โSapienza di Dioโ, di quella Sapienza che โfra tutti i popoli aveva cercato un luogo di riposo nel quale stabilirsiโ e proprio in Israele aveva trovato la sua dimora. Il Creatore dellโuniverso le aveva dato questโordine: โFissa la tua tenda in Giacobbe e prendi in ereditร Israeleโ (Sir 24,7-8).
Sorprende il rifiuto della luce e della vita da parte degli uomini, anche dei piรน preparati e ben disposti. Anche Gesรน si meraviglierร un giorno dellโincredulitร dei suoi stessi conterranei (Mc 6,6). Questo significa che la luce che viene dallโalto non si impone, non fa violenza, lascia liberi, ma pone di fronte ad una decisione ineludibile: bisogna scegliere fra โbenedizione e maledizioneโ (Dt 11,27), fra โ vita e morteโ (Dt 30,15).
La strofa si conclude con la visione gioiosa di coloro che hanno creduto nella luce. Credere non significa dare il proprio assenso intellettuale ad un pacchetto di veritร , ma accogliere una persona, la Sapienza di Dio che si identifica con Gesรน.
A coloro che si fidano di lui viene concesso โun dirittoโ inaudito: divenire figli di Dio. Eโ la rinascita dallโalto di cui Gesรน parlerร a Nicodemo (Gv 3,3), rinascita che non ha nulla a che vedere con la nascita naturale che รจ legata alla sessualitร , al volere dellโuomo. La generazione da Dio รจ di un altro ordine, รจ opera dello Spirito.
La quarta strofa (v. 14): โE il Verbo si fece carne e fissรฒ la sua tenda in mezzo a noiโ. Eโ il punto culminante di tutto il prologo e sono le parole del Vangelo che oggi ascolteremo in ginocchio. Sono ancora cariche dellโammirazione gioiosa e stupita dei cristiani delle prime comunitร di fronte al mistero di Dio che per amore si spoglia della sua gloria, annienta se stesso e prende dimora sotto la nostra tenda.
โCarneโ nel linguaggio biblico indica lโuomo nel suo aspetto di essere debole, fragile, perituro. Si percepisce qui la drammatica contrapposizione fra โcarneโ e โParola di Dioโ espressa in modo cosรฌ efficace nel famoso testo di Isaia: โOgni carne รจ come lโerba e tutta la sua gloria รจ come il fiore del campo. Secca lโerba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura per sempreโ (Is 40,6-8).
Quando Giovanni dice che la โParolaโ divenne carne non afferma semplicemente che prese un corpo mortale, che si rivestรฌ di muscoli, ma che divenne uno di noi, che si fece in tutto simile a noi (compresi i sentimenti, le passioni, le emozioni, i condizionamenti culturali, la stanchezza, la fatica, lโignoranza โ sรฌ, anche lโignoranza โ e poi le tentazioni, i conflitti interioriโฆ). In tutto simile a noi fuorchรฉ nel peccato.
โE noi vedemmo la sua gloriaโ. Lโuomo biblico era cosciente che lโocchio umano รจ incapace di vedere Dio. Di lui si puรฒ solo contemplare la โgloriaโ, cioรจ, i segni della sua presenza, le sue opere, i suoi gesti di potenza in favore del suo popolo: โDimostrerรฒ la mia gloria sul faraone e su tutto il suo esercito, i suoi carri e i suoi cavalieriโ (Es 14,17).
Si sentono riecheggiare in questa frase del prologo le espressioni colme di intensa commozione della prima lettera di Giovanni: โCiรฒ che era fin da principio, ciรฒ che noi abbiamo udito, ciรฒ che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciรฒ che noi abbiamo contemplato e ciรฒ che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poichรฉ la vita si รจ fatta visibile, noi lโabbiamo veduta e di ciรฒ rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si รจ resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi. Queste cose vi scriviamo, perchรฉ la nostra gioia sia perfettaโ (1 Gv 1,1-4).
Giovanni parla al plurale perchรฉ intende riferire lโesperienza dei cristiani delle sue comunitร che, con lo sguardo della fede, sono riusciti a cogliere, al di lร del velo della โcarneโ di Gesรน umiliato e crocifisso, il volto di Dio.
Il Signore ha manifestato spesso la sua gloria con segni e prodigi, ma mai si era rivelato in modo cosรฌ chiaro e palese come nel suo โUnigenito, pieno di grazia e di veritร โ. โGrazia e veritร โ รจ unโespressione biblica che significa โamore fedeleโ. La troviamo nellโAT quando il Signore si presenta a Mosรจ come โil Dio misericordioso e pietoso, lento allโira e ricco di grazia e di fedeltร โ (Es 34,6). In Gesรน รจ presente la pienezza dellโamore fedele di Dio. Egli รจ la dimostrazione inconfutabile che nulla potrร mai sopraffare la benevolenza di Dio.
La quinta strofa (v.15) รจ il secondo intermezzo. Ricompare il Battista e questa volta egli parla al presente: โrende testimonianzaโ in favore di Gesรน. โGridaโ agli uomini di tutti i tempi che egli รจ unico.
La sesta strofa (vv. 16-18) รจ un canto di gioia dal quale trabocca la riconoscenza a Dio della comunitร per il dono ricevuto. Dono incomparabile. Anche la legge di Mosรจ era un dono di Dio, ma non era definitiva. Le disposizioni esterne che essa conteneva non erano in grado di comunicare โla grazia e la veritร โ, cioรจ, la forza che permette allโuomo di corrispondere allโamore fedele di Dio. La โgrazia e la veritร โ sono state donate per mezzo di Gesรน. Compare qui, per la prima volta, il suo nome.
Dio nessuno lโha mai visto. Eโ unโaffermazione che Giovanni richiama spesso (5,37; 6,46; 1 Gv 4,12.20). La si ritrova giร nellโAT: โTu non potrai vedere il mio volto โ dice Dio a Mosรจ โ perchรฉ nessun uomo puรฒ vedermi e restare vivoโ (Es 33,20).
Le manifestazioni, le apparizioni, le visioni di Dio raccontate nellโAT non erano delle visioni materiali, erano un modo umano di descrivere le rivelazioni dei pensieri, della volontร , dei progetti del Signore.
Ora invece รจ possibile vedere realmente, concretamente Dio osservando Gesรน. Per conoscere il Padre non si devono fare ragionamenti filosofici o perdersi in sottili disquisizioni. Basta contemplare Cristo, osservare quello che fa, cosa dice, cosa insegna, come si comporta, come ama, chi preferisce, chi frequenta, da chi va a cena, chi sceglie, chi rimprovera, chi difende. Basta, soprattutto, contemplarlo nel momento piรน alto della sua โgloriaโ, quando viene innalzato sulla croce. In quella manifestazione somma di amore il Padre ha detto tutto.