Natale del Signore – Notte: Is 9,1-3.5-6; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14
Rinascere
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Eccolo qui, Dio.
Non è proprio come ce lo aspettavamo.
Anche se un po’ ci siamo abituati dopo duemila anni di celebrazioni e di canti natalizi.
E se abbiamo avuto il coraggio e la forza di fare un po’ di avvento, forse alla fine ci tocca anche il cuore guardare quell’adolescente che stringe forte al petto il suo primogenito.
È nato, nella storia, in quel piccolo borgo di Giudea, a Betlemme.
È davvero accaduto, ha lasciato una traccia. E oggi ricordiamo quel giorno, quella nascita che è stata l’inizio di un tempo di salvezza. e tornerà, questo crediamo noi discepoli, nella pienezza del tempo a dare senso a questo tempo.
Ma ora viene in ciascuno di noi, rinasce e ci fa rinascere.
Se abbiamo il coraggio di accoglierlo.
Certo il clima non aiuta: l’ultimo scandalo di Roma Capitale ha spento per molti l’ultima speranza di uscire fuori da questa crisi di valori e di umanità. E la torbida storia di Ragusa e della mamma accusata dell’omicidio del piccolo Loris mette i brividi. Per tanti Natale dovrà fare i conti con la mancanza di un posto di lavoro…
Che Natale è un Natale così?
Non ditelo a Maria e Giuseppe.
Stalle e affini
Giuseppe deve lasciare la bottega per il capriccio di un Imperatore che vuole contare i propri sudditi e farsi un viaggio di tre giorni portandosi appresso la sua giovane sposa pronta a partorire.
Maria ha ancora nel cuore quel pomeriggio in cui ha pensato di incontrare un angelo. E quel ventre teso e rigonfio è lì a dire che l’inaudito di Dio è avvenuto. Ma di angeli, ora, nemmeno l’ombra.
I pastori si apprestano ad affrontare l’ennesima notte di freddo, all’addiaccio, rimuginando sulla loro inutile vita fatta di sacrifici e di disprezzo.
Un gruppo di maghi persiani stanno dirigendosi verso Gerusalemme: vogliono capire se i loro complessi calcoli astrali hanno visto giusto, e rendere omaggio al re dei Giudei.
Simeone, anziano, si appresta a salire al tempio. Gli anni sono passati, ha visto molte cose, ma la salvezza no. E la sensazione di avere atteso invano è difficile da sopportare.
Storie in salite. Come la nostra.
Dio viene sempre in una stalla. Sempre in un momento di fatica e di lotta. Sempre quando non lo aspetti più. Se un regalo, uno solo, ci può portare questa crisi figlia degli sbagli del nostro mondo accecato dal profitto (e che non sembra affatto intenzionato a cambiare strada) è quello di capire che nella sofferenza la verità si fa più chiara.
Travolti
Da loro stessi e dalle loro cose, invece, sono tutti gli altri.
È travolto Cesare Augusto Ottaviano, il figlio adottivo di Giulio Cesare che si è trovato a capo del mondo allora conosciuto. E che ha pacificato l’Impero con la spada e la spregiudicatezza. E che, senza più amici, senza famigliari, la figlia mandata in esilio perché complottava contro di lui, guarda con distacco dall’alto del suo palazzo l’inutile gloria di Roma. E mette il suo sigillo su uno dei tanti editti che gli porge il suo segretario. Un censimento nelle provincie di Siria.
È travolto Erode, l’idumeo fatto re da Roma, odiato e disprezzato dai suoi sudditi nonostante l’immenso sforzo che ha sostenuto per ricostruire il tempio. Feroce oltre ogni limite, sospettoso, ha fatto trucidare i suoi figli temendo un complotto. Ora sa che arriva un re concorrente.
Primo fra quelli che pensano che Dio sia un avversario degli uomini.
È travolta la brava gente di Gerusalemme, turbata alla notizia dei maghi d’Oriente, tutta presa dal nuovo tempio. Che bisogno c’è, ora, di un Messia.
E gli scribi e i sacerdoti che consultano le profezie e individuano il luogo di nascita del Messia: Betlemme, a soli otto chilometri dal tempio. E non escono per andare a vedere. Fra i tanti che fanno della fede un inutile prigione in cui abitare.
Tutti travolti da loro stessi, dalle loro prospettive.
Non escono, non si mettono in viaggio.
Irrancidiscono, rassegnati al loro destino.
E se
Se, invece, ci mettiamo in viaggio, se abbiamo il coraggio, oggi, di ritagliarci dieci minuti di silenzio e preghiera davanti ad un presepe, possiamo ancora fare della nostra vita una culla, un luogo che accoglie questo Dio così scomodo.
È una provocazione, Dio che nasce.
La vita non dev’essere così male se Dio la abita. E Dio non si è ancora stancato dell’uomo se diventa uomo. Dio viene. È l’uomo che non c’è.
La luce viene, ma le tenebre non vogliono accoglierla, nemmeno oggi.
Se, però, osiamo rinascere.
Se ancora scommettiamo.
Se lo lasciamo venire questo Dio neonato, che ci scuote, ci imbarazza, ci chiede di farci carico di lui noi che, invece, vorremmo un Dio che ci risolve i problemi, non che ce ne dà!, allora sarà davvero Natale, nascita.
Rinascita, crisi o non crisi che sia.
Dio è qui.
Accoglierlo o ignorarlo fa la differenza.
Io la mia scelta l’ho già fatta, da tempo.
E voglio rifarla.