«Vuoi guarire?».
La domanda di Gesù sembra quanto mai attuale in questo tempo di epidemia. Però, per l’uomo di cui parla il Vangelo oggi, la malattia non è problema attuale ma una realtà che lo accompagna da ben trentotto anni.
Ovviamente quest’uomo non si è mai rassegnato alla malattia, ma a quanto pare gli altri sì, tanto che alla sua presenza sotto i portici, vicino al tempio, si erano abituati proprio tutti. Quanta gente gli sarà passata accanto… eppure nessuno lo ha mai aiutato. Gesù però è diverso: si accorge di lui, si avvicina, si china su di lui e lo libera. La sua presenza, i suoi gesti e le sue parole dicono che la salvezza di Dio non è più legata a un luogo, a una tradizione, a una rigida serie di precetti da rispettare. Questo dovrebbe renderci felici, ma spesso non è così. Al versetto 9, si legge: «Quel giorno però era un sabato».
È ciò che scatta nella testa di chi, come i Giudei, protegge le tradizioni, piegando ad esse la salvezza. È quel «però» che scatta anche in noi quando le logiche di Dio scardinano le nostre equilibrate misure, ma anche quando le esigenze comuni cozzano con la nostra individualità. Quanti “però” stanno ascoltando in questi giorni le forze dell’ordine… Sia la nostra Quaresima un tempo di conversione: abbandoniamo ogni egoismo, rifuggiamo l’indifferenza e convertiamoci alla gioia e allo stupore della salvezza, offerta da Dio a tutti, sempre!
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