24 luglio 2011 -XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)
1Re 3,5.7-12 / Sal 118 / Rm 8,28-30 / Mt 13,44-52
Tesori e perle
La vita è una caccia al tesoro. Bella storia.
E abbiamo in tasca le istruzioni, a saperle leggere. La mappa è offerta a tutti, gratuitamente.
E invece, tontoloni, siamo lì, col naso per aria, e diamo retta ai tanti che ci vogliono vendere le istruzioni per la felicità.
Diamo retta ai venditori di fumo, agli esperti di tutto, che ci spiegano che, per essere felici, abbiamo bisogno di una macchina più grande, di un corpo più snello, di uno stipendio milionario.
La cosa tragica è che molto credono a questa pia illusione!
Matteo scrive questa pagina trent’anni dopo avere lasciato tutto. Ha trovato il tesoro mentre lavorava nello spinoso campo della riscossione dei tributi; lì ha incontrato lo sguardo del Nazareno, l’ospite di Simone il pescatore, il falegname che si era preso per un profeta.
Il Messia si era avvicinato al banchetto delle imposte, senza odio, come facevano tutti, senza timore, e gli aveva chiesto di lasciare tutto e di seguirlo così, senza paura. Ed egli lo aveva fatto, senza sapere bene il perché.
Da allora la sua vita era cambiata.
Pensava di avere in tasca una perla preziosa: soldi, rispetto, conoscenza altolocate; nello sguardo sorridente di Gesù aveva visto cos’era davvero il tesoro.
Anche noi pensiamo di sapere in che cosa consista la nostra felicità, crediamo di avere individuato il tesoro e investiamo energie e intelligenza per trovarlo.
Siamo proprio sicuri di sapere cosa ci riempie il cuore?
Salomone
Salomone è giovane ed eredita da suo padre Davide un regno in difficoltà: i nemici premono ai confini e il piccolo popolo di Israele è diventato una delle potenze dell’epoca, lotte intestine dilaniano la corte e Davide stesso ha sperimentato il dolore lancinante di vedere il proprio trono assediato dai suoi figli. Salomone, figlio della preferita, Betsabea, è stato scelto. Lui, ora, regna.
Ha di fronte a sé un compito immane: proteggere e governare il popolo, far costruire il tempio.
È giovane, molto giovane e ha bisogno di aiuto.
Dio gli farà un dono.
Salomone chiede in dono la capacità di agire con saggezza.
Grandioso!
Se trovassimo la famosa lampada di Aladino cosa chiederemmo?
Salute, ricchezza, amore, serenità?
Salomone chiede la saggezza di governare un popolo, non per sé, ma per gli altri.
Quando parliamo di tesoro nella nostra vita, quando cerchiamo la felicità, abbiamo bisogno di saggezza per fare le scelte giuste.
Tesori e perle
Per la terza domenica consecutiva la liturgia ci consegna una pagina di parabole. Gesù usa le parabole per facilitare la comprensione del mistero di Dio. Usando immagini conosciute a quanti lo ascoltano, il Signore dimostra la sua capacità comunicativa e la sua volontà.
Imparassimo da lui a parlare di Dio, invece di sfoggiare elaborati linguaggi teologici incomprensibili ai più!
Tre sono le piccole parabole di oggi. La prima e l’ultima parlano di qualcosa di prezioso, che cambia la vita alle persone.
Un uomo trova un tesoro mentre sta scavando, ricopre il tutto e compra il campo.
Un collezionista di perle, l’oggetto più prezioso in antichità, come sono per noi oggi i diamanti, trova una perla straordinaria e la compra.
L’idea di fondo è la stessa: la vita è una ricerca, e Dio solo conosce ciò che può riempire i nostri cuori.
Solo Dio sa cosa ci rende profondamente felici, autenticamente felici.
A volte incontriamo Dio senza cercarlo, come fa quel tale che trova il tesoro zappando.
Altre volte, invece, l’incontro con Dio è l’approdo dopo una lunga e laboriosa ricerca che può durare tutta la vita.
Cosa stiamo cercando? Stiamo ancora cercando?
Nel cuore dell’estate il Signore si propone come colui che, unico, colma il nostro cuore.
Reti e pesci
Sul lago di Tiberiade la pesca avveniva a strascico. Una volta giunti a riva i pescatori dovevano fare una cernita, rigettando in mare i pesci impuri o non commestibili. Così è la dinamica spirituale: una volta scoperto il tesoro, rapiti dall’entusiasmo, ci mettiamo alla sequela del Signore. Ma occorre fare una cernita delle nostre emozioni, dei nostri sentimenti, come il campo seminato a buon grano cresce con la zizzania, così la nostra vita spirituale cresce con fatica, dopo l’adesione degli inizi.
La costanza nasce dalla meditazione della Parola, dalla frequentazione del Signore, dalla compagnia della comunità.
Ma, per oggi, facciamo memoria del momento in cui abbiamo trovato il tesoro e trovato la perla.
E se questo non è ancora avvenuto, diamoci da fare!