Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
IL PRECURSORE
La figura di San Giovanni Battista è simile a quella dei più grandi personaggi della Bibbia. Viene annunciato da un angelo e nasce miracolosamente da una madre anziana e ritenuta sterile. Sono i segni di una vocazione specialissima, Dio stesso dispone la sua nascita perché possa compiere la sua missione. Viene addirittura paragonato ad Elia, che fu un profeta di straordinarie capacità, il quale non morì, ma venne rapito in cielo da un carro di fuoco. Proprio per questo la tradizione ebraica diceva che il Messia sarebbe stato annunciato dal ritorno di Elia. Ecco perché l’angelo fa riferimento a questo grande profeta. Giovanni è la cerniera tra l’Antico e il Nuovo Testamento, è l’ultimo dei profeti e il primo degli Apostoli. Ancor prima di nascere, quando Maria va da Elisabetta, lui esulta nel grembo di sua madre. Sa riconoscere la presenza di Gesù. Ecco un primo motivo per pregare il nostro Santo, chiedergli di darci questa capacità di vedere la presenza del Signore nella nostra vita quotidiana. Della sua infanzia non sappiamo niente e lo ritroviamo nel deserto, presso il Giordano, che predica un battesimo di conversione per preparare la venuta del Messia. Di sé stesso dice di essere la voce di uno che grida nel deserto, riprendendo Isaia. Vive frugalmente, vestito di peli di cammello e mangiando locuste e miele selvatico. Il deserto è simbolo di distacco dal mondo, è un luogo lontano dalle distrazioni e dalle comodità che ci fanno dimenticare il Signore. L’idolatria contemporanea è proprio la ricerca del benessere materiale. Il denaro prima di tutto e poi il lusso che permette di avere. Ci sono persone che non guadagnano per vivere, ma vivono per guadagnare, per l’automobile, la seconda e terza casa, gli abiti firmati, i prodotti della tecnologia. È una schiavitù. Giovanni ci ammonisce ci chiama alla purificazione, ci invita a ritornare a Dio. Preghiamolo perché ci dia il suo discernimento, ci faccia riconoscere quello che ha veramente valore. Quando Gesù si manifesta lui esce discretamente di scena, non cerca sé stesso o la sua affermazione personale, ma indica il Maestro come l’Agnello e capisce che deve farsi da parte. Quello che Gesù dice nel Vangelo: chi vuol venire dietro a me rinunci a sé stesso, e che Giovanni mette in pratica, si fonda sulla fiducia in Dio. L’umiltà è capire che non siamo noi a farci grandi, ma se ci sappiamo affidare, lo saremo certamente. È vero che il Battista morì decapitato e lontano dai suoi discepoli, ma la sua testimonianza e la sua grandezza sono immortali. Gesù stesso l’ha definito il più grande tra i nati di donna. Preghiamolo allora perché ci insegni la fiducia e ci aiuti a fare il nostro dovere senza la pretesa di essere riconosciuti, ma solo per amore del Maestro.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,57-66.80.
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.
I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.
All’ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.
Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni».
Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.
Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati.
In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.
Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.
Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.