Il Vangelo segue il discorso delle beatitudini. Gesù, con tono autorevole, dice: «Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male». Sono parole che suonano ancora oggi estranee al sentire comune. Com’è possibile amare il proprio nemico e fare del bene a coloro che ci odiano?
Se c’è una cosa chiara nel mondo è proprio la divisione tra amici e nemici: i primi vanno beneficati (anche perché da loro ci aspettiamo altrettanto), i secondi, nella migliore delle ipotesi, vanno ignorati. Tutto ciò vale sia nella vita delle singole persone sia in quella dei gruppi o delle nazioni. Ma Gesù non si ferma. E aggiunge: «A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica».
E a noi viene da commentare: «È una delle tante affermazioni irrealizzabili del Vangelo!». Riteniamo infatti sia del tutto impossibile metterle in pratica. Tutti sperimentiamo quanto sia difficile perdonare chi ci fa qualche torto. Quanto è ancor più difficile perdonare chi si pone come nostro nemico! Un Vangelo che chiede non solo di perdonare le offese, ma che arriva sino a pretendere l’amore per i nemici, è troppo estraneo alla vita.
Certo, è senza dubbio diverso dal mondo, ma non è estraneo alla vita. Anzi, queste parole mai suonano così attuali come nel nostro tempo. Raramente una società ne ha bisogno come la nostra. Essa è stata costruita e continua a costruirsi fondandosi sulla legge ferrea della competitività: ha valore solo ciò ch’è competitivo. Ma, la competizione porta con sé, inevitabilmente, la contrapposizione a un altro che viene sentito come concorrente, anzi come nemico. Il Vangelo vuole sconfiggere alla radice questa logica del nemico. Una logica terribile che sottende ogni violenza e ogni guerra. Per questo le parole di Gesù sono tutt’altro che disumane.
Semmai è disumana la vita che normalmente tutti facciamo, poiché basata sulla logica della contrapposizione. Sono davanti ai nostri occhi i frutti amari che nascono dal non voler porgere l’altra guancia e dal non amare i nemici. A Gesù manca una categoria fondamentale che tutti abbiamo, ossia l’idea della vittoria sugli altri a tutti i costi. Egli non vuole sconfiggere nessuno; non ritiene nessuno suo nemico e mai ha accettato la cultura della competitività. Per noi, vincere è un’ossessione. Quanta vita è uccisa sull’altare della competizione!
Per Gesù non c’è nemico e quindi neppure l’idea di vincere. Vincere chi? Gesù non odia e non disprezza. L’unica grande legge per lui è la misericordia: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso». Ed è profondamente saggia la norma che segue: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro». È il segreto del mondo propostoci da Gesù: un mondo meno violento e meno frustrante di quello che siamo abituati a vivere.
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