HomeVangelo della DomenicaCommento al Vangelo del 23 Marzo 2025 – Sussidio Quaresima CEI

Commento al Vangelo del 23 Marzo 2025 – Sussidio Quaresima CEI

Domenica 23 Marzo 2025 - III DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 13,1-9

Lascialo ancora quest’anno (Lc 13,1-9)

Il Vangelo di oggi, partendo dal celebre commento di Gesù a due episodi di cronaca nera dell’epoca (la violenta repressione di manifestanti uccisi da una squadra antisommossa e l’accidentale strage provocata dal crollo di una torre), risponde in certo modo a un interrogativo, talora esplicitato anche da buoni cristiani: “Cosa ho fatto di male per meritarmi che mi sia accaduto questo e quello?”. Esso cerca di individuare una logica retributiva, dai criteri trasparenti, che quantomeno conduca a una rassegnazione, accettata con animo forse più pacificato.

Naturalmente, invece, al di là della corruzione di tutta l’esistenza terrena a causa del peccato originale, che rende inevitabilmente faticosa la vita dell’intera umanità decaduta (cfr. Gen 3,16-19), non è possibile spiegare una correlazione diretta tra la puntuale condotta dei singoli individui e le alterne vicende nella loro sorte quotidiana. D’altra parte, la nostra fede in un progetto provvidenziale della sapienza creatrice e redentrice di Dio non ci permette nemmeno di arrenderci a giudicare il corso della storia come frutto del caos o dell’assurdo.

Il pio orante del Salterio afferma che «molte sono le sventure del giusto» (Sal 34,20), ma anche che «molti saranno i dolori del malvagio» (Sal 32,10): insomma, tutti, “buoni” e “cattivi”, soffrono.

Nell’Antico Testamento, Giobbe si contorceva nello struggimento di voler comprendere la bontà di Dio all’interno di un’esperienza di sofferenza immeritata. Ancora nel Nuovo Testamento, gli apostoli, vedendo un uomo nato cieco, domandavano perplessi a Gesù chi avesse peccato perché egli nascesse così (cfr. Gv 9,2-3), nell’affannosa ricerca di una giustificazione del dolore umano.

Nel Vangelo della Messa di questa domenica, Gesù lancia un’arguta provocazione. A proposito delle vittime di violenze e incidenti, infatti, Egli chiede: «Credete che fossero più colpevoli di tutti?» (Lc 13,4). Non erano gli unici peccatori, e non erano nemmeno gli unici innocenti. Ma possono certamente divenire una modalità della provvidenza per richiamare in modo esemplare l’urgenza della conversione: «Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13,3-4).

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Stiamo vivendo il Giubileo della speranza: è l’occasione propizia per riflettere sulla misericordia divina, che ci concede la sua indulgenza per i peccati passati e la sua grazia per la conversione presente. È un anno da valorizzare molto dal punto di vista spirituale.

La parabola che conclude il brano del Vangelo odierno ci aiuta a riconoscervi con gratitudine un segno della pazienza divina, ma anche una clessidra da non ignorare abusando della stessa pazienza: «Lascialo ancora quest’anno […] vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai» (Lc 13,8-9).

Commento al Vangelo tratto dal sussidio CEI al periodo di Quaresima/Pasqua 2025, scarica il file PDF completo.