Riconoscere il Dono.
Accogliere con gioiosa gratitudine la Comunione nella Messa domenicale.
Partecipare alla celebrazione eucaristica, soprattutto della Domenica. Chi manca a questo appuntamento per negligenza: delude Colui che con immenso amore offre il Dono, fa un torto alla famiglia ecclesiale di cui fa parte, fa un torto a se stesso.
La Messa della domenica, infatti, non è …obbligatoria, ma …necessaria. Chi si rifiuta di partecipare, rinuncia al rifornimento per tutta la settimana. Se sei denutrito, come potrai camminare? Se non bevi alla sorgente dell’amore, come potrai pretendere di amare?
Quando alla domenica vai alla Messa renditi cosciente di essere atteso, non dagli uomini, neppure dal Prete, ma da Gesù. Cosa provi quando ricevi la Santa Comunione? Hai mai pensato alla gioia che procuri a Gesù nel lasciarti abbracciare da Lui?
– Partecipare al dono in modo consapevole, attivo, fruttuoso.
L’incontro della Messa e Comunione deve prolungarsi in una vita di amore scambievole e di attenzione a tutti i poveri spirituali e materiali. Non per nulla nell’ultima cena, e quindi in ogni Eucaristia, Gesù dice ai discepoli: “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”. Ma prima ancora dice: “Prendete, mangiate”. Cioè dona la sua persona, la sua capacità di amare. Quindi aggiunge: con l’amore che vi ho comunicato amatevi a vicenda.
Se è importante, allora, andare alla Messa, che fa parte dell’offertorio, è più importante come si esce dalla Messa, andate la Messa è celebrata, nella vita quotidiana. Sulla porta di una Chiesa si poteva leggere questa scritta: “Di qui si entra per amare Dio. Di qui si esce per amare il prossimo”. Davanti alla folla sterminata di persone tormentate da ogni genere di fame, Gesù continua a dire ai suoi discepoli – che nutre con l’Eucaristia-: “Date loro voi stessi da mangiare”. Non è solo il Prete che deve dare da mangiare ai poveri, affamati… ma sono tutti i fedeli che hanno ricevuto il pane moltiplicato da Gesù.
C’è una frase di sant’Agostino, inquietante e provocatoria, che merita di essere meditata con attenzione: “Ci sono di quelli che mangiano, ma non si lasciano mangiare. Ci sono di quelli che non mangiano, ma si lasciano mangiare. Ci sono di quelli che mangiano e si lasciano mangiare”. A quale categoria appartengo?
– Vivere l'”Amen” che pronunciamo quando riceviamo l’Ostia per la S. Comunione.
“Il corpo di Cristo” dichiara il sacerdote, facendo un atto di fede: qui davanti a te c’è Gesù, colui che è morto per te, il Risorto, il tuo Signore, che ti ama e si dona a te! Rispondendo “Amen!” tu affermi: lo so. Ne sono sicuro. Anzi, lo desidero, decido di vivere per Lui e con Lui. Mi dono a Lui.
Il “corpo di Cristo”, però, non è soltanto la persona di Gesù, ma anche la Chiesa che è appunto il suo “corpo”, la sua “sposa”. Ricevere Cristo è ricevere con Lui e in Lui tutti i fratelli, vicini, lontani, defunti, che sono uniti a Lui. È ricevere la Chiesa intera, ma anche ogni uomo per il quale Cristo è morto e che porta nel cuore, ogni uomo che è candidato all’incontro con Lui. L'”Amen”, allora, non è solo una professione di fede in Gesù, ma significa anche: mi impegno ad amare la Chiesa, a vivere per la Chiesa, a costruire la Chiesa. Mi impegno ad amare ogni uomo. Così tutta la giornata, a partire dall’Eucaristia, può diventare un “Amen” detto e ripetuto a Gesù, a Dio; un “Amen” detto e ripetuto alla Chiesa; un “Amen” detto e ripetuto ad ogni uomo. “Il corpo di Cristo! Amen!”.
– Praticare il culto dell’Eucaristia anche fuori della Messa: dice San Giovanni Paolo II: “particolarmente le esposizioni del SS. Sacramento, nonché la sosta adorante davanti a Cristo presente sotto le specie eucaristiche” Visitare l’Ospite divino nascosto nel tabernacolo di ogni chiesa. Qui ognuno di noi è desiderato e atteso. Qui posso sostare in un silenzio adorante e colloquio confidenziale con l’Amico che sa tutto di me. Qui posso ricuperare ogni volta la pace e la carica per ripartire nel mio cammino. (Ecclesia de Eucharistia 25).