Commento al Vangelo del 23 Giugno 2019 – Giuseppe Di Stefano

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Un solo Pane per imparare ad accogliere e condividere

La solennità del Corpo e Sangue del Signore che celebriamo, rimette al centro della celebrazione e dell’adorazione del popolo cristiano, il mistero di un Dio “tradito”, consegnato alle nostre mani.

Il Signore Gesù decide di rimanere in mezzo a noi, presente nella sua comunità nel segno fragile e quotidiano del pane e del vino. Tutto il suo corpo, la sua storia, la sua vita appassionata d’amore sono lì, in quel pezzo di pane. Da mangiare. Da contemplare. Da custodire. Mangiare quel pane è nutrirsi del cuore palpitante dell’amore, è assimilare il segreto di quella vita più forte della morte, è scoprire che Dio mi è più intimo di quanto io lo sia con me stesso. Mangiare di lui, accettare e desiderare di essere spezzati come il suo Corpo, è scoprire che solo lui sfama e disseta le nostre inquietudini, che solo lui può dare forza e direzione alla nostra vita, che solo lui nutre i nostri desideri più profondi. Mangiare il suo Corpo è una dichiarazione di guerra alla mediocrità e alla superficialità, è abbattere gli steccati delle divisioni e del particolarismo, è allungare lo sguardo alla misura estrema del Suo dono.

È evidente, nel brano del vangelo odierno, il contrasto tra l’atteggiamento di Gesù e quello dei discepoli: mentre Gesù accoglie, i discepoli congedano. Si potrebbe immaginare un contrasto più netto? Per questo motivo Gesù non può preoccuparsi solamente di sfamare i presenti, deve anche convertire il cuore dei suoi discepoli. Come cura e guarisce le infermità fisiche, o sazia la fame, così cura e guarisce il cuore dell’uomo e colma la sua fame segreta di vita, di verità, di relazione.

Con pazienza e gradualità Gesù fa compiere ai Dodici piccoli essenziali passi di conversione. Innanzitutto li invita a capire che, anziché congedare le folle, devono accogliere il loro bisogno e prendersene cura in prima persona. L’accoglienza esige e rende possibile una consegna di sé. I discepoli comprendono che devono lasciarsi interpellare in prima persona, rimangono però chiusi in una logica vecchia: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente» (v. 13). La loro logica, se si sta aprendo al dovere di prendersi cura del bisogno delle folle, rimane però ancora chiusa nell’angusto orizzonte del «comprare il pane». Gesù chiede il passaggio a un orizzonte del tutto diverso: dal comperare il pane al condividere ciò che si possiede.
Il pane che Dio dona non soltanto sfama, ma converte il cuore degli uomini e trasfigura la logica del mondo. I discepoli sono così chiamati a un ulteriore capovolgimento. Ciò che hanno è davvero poca cosa: cinque pani e due pesci. E niente di fronte al numero enorme dei presenti. Tuttavia, il vero calcolo da fare non è quanto si possiede, ma se si è disposti a donarlo totalmente. Se si dona tutto, la gente può ricevere tutto ciò di cui ha bisogno. Purché questo dare sia un consegnare nelle mani del Signore, affidandosi a lui e alla sua grazia.

Il vero calcolo da fare non è se ciò che possiedo basti per tutti, ma se sono in grado di donarlo totalmente. Inoltre, se si dona tutto ciò che si ha, è come se si donasse la propria vita. Allora la parola di Gesù — «date loro voi stessi da mangiare» — assume un significato nuovo e ben più radicale: non sta semplicemente a dire «preoccupatevi voi stessi di dar loro da mangiare», ma «date loro la vostra stessa vita». Nel segno del pane è la vita stessa che viene condivisa, che si dona totalmente perché altri abbiano vita in abbondanza.

Signore Gesù, nel mistero del tuo corpo consegnato e del tuo sangue versato, tu ricostituisci in unità la tua Chiesa sparsa su tutta la terra. È il tuo pane spezzato e condiviso che ci spinge fuori da ogni forma di chiusura intimistica, per entrare nella logica dell’accoglienza e della condivisione. Con la forza di questo pane, possiamo anche noi diventare quel pane spezzato e condiviso per la fame di tutti, quella mancanza trasformata in occasione, quel desiderio di avere che si realizza nel dare tutto noi stessi. Amen

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