La buona notizia che ci viene incontro nella pagina del vangelo di oggi รจ lโannuncio che il Signore Gesรน ha il potere, lโautoritร efficace di ricreare le nostre relazioni, di riplasmare i rapporti che intessono il nostro quotidiano, di creare comunitร nellโamore. Sรฌ, perchรฉ la sequela del Signore Gesรน non รจ un cammino solitario, sia pur di ascesa verso Dio, ma รจ soprattutto lโadempiersi del comandamento nuovo (cf. Gv 13,34), il comandamento dellโamore.
E questo amore non รจ tanto un sentimento che sgorga dal nostro cuore: non cโรจ nessun ideale o mito della spontaneitร nei vangeli, poichรฉ non tutto ciรฒ che viene dal cuore, non tutto ciรฒ che รจ spontaneo รจ buono; anzi, dal cuore umano, dice Gesรน, puรฒ uscire ogni sorta di male (cf. Mc 7,20-22). Che cosa, dunque, puรฒ rendere il nostro cuore di pietra un cuore di carne (cf. Ez 36,26)? Che cosa puรฒ renderci capaci di amare? Che cosa puรฒ rigenerare le nostre relazioni distrutte? La Prima lettera di Pietro ce lo annuncia: รจ la parola del vangelo che ci รจ stato annunciato, parola che ha il potere di creare fra noi un amore fraterno intenso, sincero e non ipocrita (cf. 1Pt 1,22-25).
ร la parola del Signore che puรฒ ricreare una comunitร , poichรฉ parola efficace (cf. Eb 4,12), parola portatrice dellโenergia, della forza dello Spirito santo (cf. Ef 6,17). Ma parola che, allo stesso tempo, unisce e divide (cf. Lc 12,51-53). Cosa vuol dire che divide? Vuol dire che tronca le relazioni mondane, idolatriche, alienanti che noi talvolta stabiliamo nelle nostre esistenze, relazioni che in realtร non possono essere chiamate tali, perchรฉ la relazione รจ sempre un evento positivo, di comunione, mentre il frutto del peccato รจ sempre violenza, uccisione dellโaltro, rottura della comunione.
E allora si tratta di rinunciare, in modo serio e radicale, a tutto ciรฒ che ostacola il nuovo ordine di relazioni instaurato dallโobbedienza alla parola del Signore, e subordinare a esso tutto il resto: persone, ideali, cose, lavoroโฆ amori che non sono in sรฉ negativi, ma che non devono essere prioritari, pena la perdita della libertร che nasce dalla sequela del Signore, dal rimanere nella veritร della sua parola che, sola, rende veramente liberi (cf. Gv 8,31-32), e dunque nella pace e felici; pena lโincapacitร di vivere in quella gioiosa comunione di fratelli e sorelle nel Signore che il vangelo ci porta come lieto annuncio, come frutto dellโazione di Dio nella vita della sua comunitร .
La chiesa, dunque, รจ costituita, fondata, ricreata dalla parola del Signore: รจ la parola del Signore, e attraverso di essa lo Spirito di Dio, che puรฒ ringiovanire la chiesa, non lโetร anagrafica dei suoi membri: Matteo ci dice che colui che si rifiutรฒ di seguire Gesรน era un giovane (cf. Mt 19,16-22), e Giovanni narra che colui al quale Gesรน preannunciรฒ una nuova nascita, un โringiovanimentoโ era un anziano (cf. Gv 3,3-8).
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La speranza della chiesa non deriva, dunque, da un criterio mondano, ma solo dal Signore e dalla potenza della sua parola, mediante la quale egli si rende presente e operante nella vita della sua comunitร e nella storia dellโumanitร .
Ma noi accogliamo questa parola? ร questo ciรฒ che ci narra il testo che segue, della parabola del buon seminatore.
sorella Cecilia della comunitร monastica di Bose
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, giunsero la madre di Gesรน e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: ยซEcco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercanoยป.
Ma egli rispose loro: ยซChi รจ mia madre e chi sono i miei fratelli?ยป. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: ยซEcco mia madre e i miei fratelli! Perchรฉ chi fa la volontร di Dio, costui per me รจ fratello, sorella e madreยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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