Siamo amministratori di tutto ciò che abbiamo di temporale, non padroni. Non siamo padroni neppure della nostra vita (nessuno sa come e quando morrà), tanto meno degli altri beni che sopportano la vita. Quando ci attacchiamo ad essi per dominarli, ne diventiamo schiavi in una continua sofferenza e amarezza. Il cuore attaccato ai beni temporali lascia Dio e si vende al male e “il demonio lo aggioga al suo carro e lo sferza per portarlo in giro”, dice il S. Curato d’Ars.
Gesù vuole dirci: come mai siete così accorti e “scaltri” nel provvedere alle situazioni drammatiche sul piano materiale degli affari, degli affetti, della salute, e lo siete così poco per la vostra salvezza eterna? Nel fare il male abbiamo spesso genialità, ma nel fare il bene, siamo indifferenti o stancamente mediocri!. ” Non potete servire a Dio e a mammona”, l’uno esclude l’altro.
Occorre decidersi veramente per Gesù, o con Lui o contro di Lui; e decidersi significa per i battezzati “credere al Vangelo”, cambiare atteggiamento verso la ricchezza terrena; non considerarla qualcosa da “possedere” ma qualcosa da “amministrare”, non come qualcosa da ammassare, ma come qualcosa che mi dà la possibilità di dare gioia agli altri, ai più bisognosi. I Santi sono stati furbi in fatto di beni e ricchezze: sono stati canali, non conche, hanno saputo usare i mezzi temporali per acquistare la vita eterna!
Riflettendo vediamo che il culto verso il dio denaro è la causa principale della produzione della droga, della produzione e vendita di armamenti a paesi in via di sviluppo, l’incentivo delle guerre etniche, del terrorismo? Vediamo che non pochi governanti, hanno innalzato un altare a questo dio denaro, idolo insaziabile, che seduce, acceca e provoca divisioni fratricide, e ci fa dimenticare di Dio, unico e vero Signore?
S. Basilio diceva: “Non sei forse un ladro, tu che delle ricchezze di cui hai ricevuto la gestione, te ne fai padrone? Il pane che a voi sopravanza, è il pane dell’affamato; il vestito appeso nel vostro armadio, è il vestito di colui che è nudo; le scarpe che voi non portate, sono le scarpe di chi è scalzo; il denaro che tenete nascosto, è il denaro del povero. Così tu commetti tante ingiustizie quanta è la gente cui potevi donare!”.
Si tratta insomma di restituire al denaro il suo ruolo di “mezzo” e non di “fine”. L’uomo non è “proprietario” dei suoi beni, ma solo “amministratore”, e dovrà rendere conto a Dio di tutta la ricchezza accumulata e non utilizzata e magari impedito ad altri di utilizzarla!
S. Agostino dice: “La “disonesta ricchezza” è la ricchezza di questo mondo. Se desideri la vera ricchezza, vai a cercarla altrove! Tuo padre aveva una grossa fortuna e tu hai ereditato: è legittimo. La tua casa è colma del frutto delle tue fatiche: non ti rimprovero,..ma non chiamare “ricchezze” tutte queste cose. Dare loro questo nome significa già amarle, e se le ami, perirai con esse.
Donale, e non perirai; dalle ai poveri, e sarai ricco; semina, e mieterai. Queste cosiddette ricchezze sono menzognere e ingannatrici, portano con sé miseria e precarietà. Dal momento in cui le possiedi, non hai più riposo. Se fossero vere ricchezze ti darebbero la pace. Dio è la nostra unica ricchezza!”. Usale per fare crescere Dio nel tuo cuore.
Riflettiamo anche su noi stessi: È ricchezza temporale anche il tempo a nostra disposizione: si usa dire che il “tempo è denaro”, ebbene, allora come usiamo le ore della giornata? Prendiamo l’esempio comune: su 24 ore, usiamo 8 ore per lavorare e per attività domestiche; 8 ore per dormire e riposare; 6 ore per divertirci; 2 ore per mangiare: totale = 24. Tutto per il corpo,”frate asino”! (direbbe S. Francesco), e per l’anima cosa dedichiamo ogni giorno? Crudeli che siamo verso la nostra vita spirituale!. Troviamo forse tante scuse anche per non partecipare alla Messa domenicale.
Certo i religiosi e le religiose lo fanno: Messa e meditazione ogni mattina e ogni sera il Rosario e le preghiere di ringraziamento della sera. Ma io, come cristiano, che dico e voglio apparire seguace di Gesù, che tempo dedico alla mia anima?
La Santa famiglia di Nazaret ci sia di esempio.
Letture della
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Contro coloro che comprano con denaro gli indigenti.
Dal libro del profeta Amos
Am 8,4-7
Il Signore mi disse:
«Ascoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo l’efa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano”».
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
«Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 112 (113)
R. Benedetto il Signore che rialza il povero.
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre. R.
Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra? R.
Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo. R.
Seconda Lettura
Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1 Tm 2,1-8
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.
Parola di Dio
Vangelo
Non potete servire Dio e la ricchezza.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16, 1-13
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Parola del Signore
Oppure forma breve: Lc 16,10-13