La parola di Isaia apre il nostro sguardo al mondo intero. È una grande novità per il popolo d’Israele. Dio, il nostro Dio, ha in mano tutta la terra, anche quei popoli e quelle persone che non lo conoscono o persino che non lo vogliono riconoscere. Nulla sfugge alla sua mano, alla sua sapienza, e alla sua guida. Persino il nuovo imperatore, Ciro, subentrato a Babilonia, pur senza saperlo, realizzerà i disegni di Dio. Per questo Gesù parla con serenità anche dell’imperatore di Roma. Si comporta da oppressore? Ma nemmeno lui può opporsi ai disegni del Padre. Le tasse che egli esige perciò non fanno gran problema. Il problema lo vedeva qualche partito estremista, che dimenticava la Parola di Dio e nemmeno la cercava per orientarsi nelle proprie decisioni.
Gesù viene interrogato con malizia dai partiti che si sono coalizzati contro di lui. Questi anzitutto usano parole di adulazione rivelatrici di un agire menzognero, che di certo non sfugge all’attenzione di Gesù. Argomento dell’interrogazione è il tributo a Cesare, l’imperatore pagano. Pagargli le tasse significherebbe riconoscergli autorità sul popolo, che è il popolo di Dio. Gesù non cita il profeta Isaia, ma ha presente il suo pensiero. Anche Cesare è nelle mani di Dio, che può adoperare la sua autorità per la storia della salvezza. E infatti sarà proprio l’autorità di Cesare a dar l’occasione di compimento alle profezie che riguardano proprio lui, Gesù, la sua passione e la sua morte.
Le tasse non sono un problema, sono un dovere, lascia intuire Gesù facendosi mostrare la moneta. Benché la moneta sia blasfema, poiché porta l’immagine di un uomo e l’iscrizione lo proclami dio, essi la tengono nelle proprie mani e la usano. Questo fatto, che essi possiedano già la moneta dell’imperatore pagano, manifesta la falsità nascosta nella loro domanda. Gesù però non si scompone: anche la loro vita e il loro agire è nelle mani del Padre. Questo loro intervento diviene provvidenziale: gli offre l’occasione di dichiarare non solo la necessità di rendere “a Cesare quello che è di Cesare”, ma anche e soprattutto di aggiungere “e a Dio quello che è di Dio”. Questa parola nessuno se l’aspettava. Parlando di politica, chi s’aspetterebbe un accenno alla fede? Anche tu resti a bocca aperta. Gesù non dimentica mai l’amore del Padre: è questo che dà bellezza e significato alla vita dell’uomo e alla convivenza degli uomini. E il suo amore suscita amore, quindi se t’accorgi di essere amato da Dio, gli rispondi ovviamente con l’amore.
Oggi la Parola di Gesù risuona ai nostri orecchi e riecheggia nei nostri cuori. Ognuno di noi può pensare e ripensare cosa può voler dire per sé: “e a Dio quello che è di Dio”. Isaia diceva: “Sappiano dall’oriente e dall’occidente che non c’è nulla fuori di me”. Tutto è dono di Dio, tutto. Nulla può essergli considerato estraneo. Se dessi “a Dio quello che è di Dio”, cosa mi rimarrebbe?
La mia vita viene da lui, tanto che “l’uomo non può riscattare se stesso né pagare a Dio il proprio prezzo”. Da Dio ho ricevuto la capacità di volere e quella di amare, da lui lo spirito di comunione con gli altri uomini, da lui la salute del corpo e l’intelligenza per adoperarla. Da Dio vengono anche i benefici dell’autorità dell’imperatore, per quanto discutibili siano i suoi metodi. Con questa risposta Gesù invita anche me a non distogliere mai lo sguardo dalle mani del Padre! Sono mani che continuano a beneficare! Per questo il salmo dice: “In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie. … Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla, il Signore invece ha fatto i cieli”.
Paolo vede la Chiesa, che in mezzo al mondo vive la fede, la carità e la speranza, come il frutto più bello della Parola di Gesù. La Chiesa dà “a Dio quello che è di Dio” con “l’operosità della fede”, con “la fatica della carità” e con “la fermezza della speranza nel Signore nostro Gesù Cristo”. Noi continuiamo nelle nostre giornate questa missione che dà pienezza e gioia alla nostra vita, rallegra e conforta il cuore dei fratelli, e benefica tutti gli uomini, anche chi non crede e non conosce ancora il nostro Dio.
A cura della Casa di Preghiera S.Maria Assunta – Tavodo -Via della Pieve, 3 – 38078 SAN LORENZO DORSINO – TN
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XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
- Colore liturgico: Verde
- Is 45, 1. 4-6; Sal.95; 1 Ts 1, 1-5; Mt 22, 15-21
Mt 22, 1-14
Dal Vangelo secondo Matteo
15Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 22 – 28 Ottobre 2017
- Tempo Ordinario XXIX
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo A
- Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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