Commento al Vangelo del 22 ottobre 2017 – don Silvio Longobardi

“Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22,21).

Sono parole giustamente famose perché propongono una distinzione tra l’ambito religioso e quello civile che ancora oggi risplende per la sua saggezza ed offre un criterio insuperabile per armonizzare fede e storia. Siamo figli di Dio  ma anche  cittadini del mondo, membri attivi della comunità ecclesiale ma anche protagonisti della vita pubblica. L’insegnamento evangelico è stato spesso interpretato come un invito a distinguere ambiti e responsabilità, delimitando in modo rigoroso le sfere della vita religiosa e quella dell’impegno civile. È una lettura riduttiva oltre che fuorviante. In realtà, il Vangelo parla di Dio e Cesare, pone a confronto Colui che ha creato e governa ogni cosa e colui che ha il potere di gestire la vita dell’umana società.

Come si vede, si tratta di un paragone assolutamente improprio, due misure radicalmente incommensurabili. L’autorità politica è una grandezza terrena che riceve da Dio la sua forza. Il Vangelo non ci chiama a bilanciare due poteri, usando tutte le tecniche della sapiente mediazione, ma invita a riconoscere che Dio è “il Primo e l’ultimo” (Ap 1,17), a Lui solo spetta ogni onore e gloria. Non c’è che un solo Dio. Chiedendo di dare a Dio quello che gli appartiene, Gesù invita a sottomettere a Lui ogni cosa perché nulla può essere anteposto a Dio.

E tuttavia, prendendo chiaramente le distanze dagli zeloti che propugnavano la rivolta armata contro i Romani, Gesù invita a non contrapporsi al potere, anzi chiede di rispettare l’autorità civile. La sua proposta non segue la facile via della demagogia ma chiede ai discepoli di inserirsi in modo cosciente e responsabile nella vita sociale come testimoni di quella fede che riconosce il primato di Dio. Una proposta ben lontana dalla cultura oggi imperante che vuole mettere Dio nell’angolo. I cristiani non si lasciano turbare né scoraggiare. Anzi, s’impegnano a vivere la fede non come un abito da indossare e sfilare, a seconda dei casi; ma come la luce che rischiara ogni cosa, anche l’impegno politico.

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 22 ottobre 2017 anche qui.

XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Mt 22, 15-21
Dal Vangelo secondo  Matteo

15Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 22 – 28 Ottobre 2017
  • Tempo Ordinario XXIX
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo A
  • Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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A cura di don Silvio Longobardi per Punto Famiglia

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