Commento al Vangelo del 22 novembre 2016 – Monastero di Bose

Lc  21,5-11

In quel tempo 5Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».  7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: «Sono io», e: «Il tempo è vicino». Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». 10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

Siamo davanti ad alcuni segni premonitori dei giorni del Figlio dell’uomo, un tempo che chiede un cambiamento del nostro modo di vivere!

C’è anzitutto una richiesta molto forte di Gesù: “Badate di non lasciarvi ingannare!” Non lasciatevi sedurre! Ed è una cosa difficilissima. Tutti noi siamo esseri di passione, e di paura, vulnerabili, pieni di punti deboli… Siamo inclini all’abbaglio, l’aspetto esterno delle cose ci ammalia, ci vince, e ognuno è schiavo di ciò che lo ha vinto! Gli ornamenti di belle pietre, di doni votivi… Tutto questo sarà distrutto, dice Gesù, de-strutturato. Il contenuto della fede e dell’amore rimane e si rinnova, ma del suo rivestimento, del suo contenitore, può non restare pietra su pietra.

Anche nelle nostre storie personali può accadere questo: invece che lamentarci per le macerie di alcune nostre vicende, possiamo chiederci se non si presenti una nuova occasione di ripartire dall’essenziale, lasciando cadere il superfluo. “Prima di uscire, guardati allo specchio, e togliti qualcosa” diceva Coco Chanel.

Noi non siamo semplici: la vita, con mano ora ruvida ora più tenera, ci rende semplici, se lo accettiamo, levando, potando. Può essere anche una grande opportunità. Non le decorazioni che luccicano meritano la nostra attenzione, ma la vedova al tempio che non aveva nessuna apparenza. È utile lavorare a questo proposito sul nostro senso estetico, perché fortemente connesso con la vita interiore: cos’è la bellezza? È accumulo e sfarzo del superfluo, o spogliazione, essenzialità?

La seconda richiesta di Gesù è: “Non vi terrorizzate”, non ondeggiate, siate saldi, tenete la barra diritta. È un appello alla fortezza. Il non lasciarsi sedurre richiede una grande fortezza, un grande equilibrio. La saldezza porta a dare il giusto peso agli eventi: ci sono fatti che ci accadono, e che vanno lasciati sedimentare perché possano parlarci in profondità, sono enigmi, che non vanno frettolosamente interpretati, che hanno bisogno di tempo. Ricordandoci che non sono la fine: “Non è subito la fine!”, dice Gesù.

Alla fine ci sta solo il Figlio dell’uomo che viene con potenza e gloria, ad asciugare ogni lacrima, a portare la pace, lui che conosce i nostri cuori.

fratel Lino della comunità monastica di Bose

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