Commento al Vangelo del 22 Marzo 2020 – Giuseppe Di Stefano

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Rinascere dallo sguardo

La IV domenica di Quaresima รจ tradizionalmente chiamata, nella liturgia romana, domenica Laetare a motivo della gioia che risuona nellโ€™antifona di ingresso, tratta da un testo di Isaia: ยซRallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che lโ€™amate riunitevi. Esultate di gioia, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dellโ€™abbondanza della vostra consolazioneยป (cfr. Is 66,10-11).

Non รจ sempre facile accogliere questo invito a rallegrarsi, soprattutto in questi giorni in cui il male invisibile di questo virus ci strappa alla quotidianitร  della nostra vita, alla possibilitร  di scambiarci gesti di affetto, di tenerezza, di vicinanza e, ancor di piรน, continua a mietere vittime sempre in modo crescente. Forse saremmo tentati di definire, con lโ€™apostolo Paolo, ยซgiorni cattiviยป (cfr. Ef 5,16) questi nostri giorni e, per quanto ci sforziamo, la fine di questo incubo sembra addirittura allontanarsi. La liturgia di questa domenica, tutta incentrata sul tema della luce, puรฒ aiutarci a rischiarare anche le tante ombre oscure che si addensano sul nostro tempo. Sรฌ, perchรฉ la luce che vince le tenebre nasce dallโ€™incrollabile certezza che ยซun tempo eravamo tenebra, ora siamo luce nel Signore. Comportiamoci, perciรฒ, come figli della luceยป (cfr. Ef 5,8). Essere figli della luce significa rimanere luminosi anche nella notte, tenaci come le sentinelle che non si stancano di attendere lโ€™alba, certi che verrร . Questa speranza ci consente di anticipare la luminositร  del giorno che attendiamo, anche nel nostro agire quotidiano con tutte le limitazioni che ci sono imposte, pur sapendo, senza false illusioni, che dobbiamo camminare ancora nellโ€™oscuritร  di una notte.

La risurrezione non รจ soltanto un mistero che ci attende al termine della nostra vicenda terrena, ma un ritmo che, sin da ora, si innesta nella nostra vita, facendoci morire al nostro essere vecchi e ยซfigli delle tenebreยป, per renderci partecipi di una vita nuova, che ci trasforma in ยซfigli della luceยป. Ed รจ il battesimo a donarci questo respiro diverso, a renderci luce in Cristo e come Cristo.

Battesimale รจ anche il lungo racconto della guarigione del cieco nato che ascoltiamo in Giovanni. Il cieco รจ tale sin dalla nascita. รˆ privo di qualcosa di essenziale: รจ costitutivamente incapace di vedere. Diviene cosรฌ simbolo di ogni persona che, sin dalla nascita, si trova inserita in una umanitร  segnata dal peccato. Lโ€™uomo รจ incapace di vedere Dio e di essere in buona relazione con lui. A favore di questo cieco Gesรน compie un segno che rivela la sua comunione con il Padre e il suo condurre a compimento lโ€™opera creatrice.

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Il miracolo รจ compiuto in giorno di sabato non per trasgredire la Legge di Mosรจ, ma per mostrare il compimento della creazione che Gesรน realizza. Nel settimo giorno Dio si riposa; nel settimo giorno il Figlio completa lโ€™opera del Padre. Il richiamo allโ€™opera della creazione รจ presente nei gesti stessi che Gesรน compie: ยซDetto questo sputรฒ per terra, fece del fango con la saliva, spalmรฒ il fango sugli occhi del ciecoยป (Gv 9,6). Il tema del fango ritorna con insistenza nel brano, ogni qualvolta si racconta della guarigione del cieco. Il riferimento immediato รจ a Genesi 2: Dio crea il primo uomo plasmandolo con il fango e poi soffiando in lui il suo spirito di vita. Gesรน imita il gesto di Dio creatore. Ma oltre al gesto, cโ€™รจ una parola: ยซVaโ€™ a lavarti alla piscina di Siloe, che significa Inviatoยป (Gv 9,7). La parola di Gesรน comporta per il cieco unโ€™obbedienza tuttโ€™altro che facile. La piscina di Siloe era infatti situata nel punto piรน basso della cittร , mentre il tempio nel punto piรน alto. Per giungervi, questo cieco doveva attraversare tutta la cittร , percorrendo le sue viuzze in discesa: un cammino proibitivo per un non vedente. E perchรฉ mandarlo proprio alla piscina di Siloe? รˆ evidente il significato simbolico di questo luogo: รจ la piscina dellโ€™ โ€œInviatoโ€, ma lโ€™inviato รจ Gesรน, รจ lui che il Padre ha mandato nel mondo non ยซper condannare il mondo, ma perchรฉ il mondo sia salvato per mezzo di luiยป (Gv 3,17). Quindi, con questo comando Gesรน offre ancora una rivelazione di se stesso: la guarigione puรฒ avvenire soltanto lavandosi in quellโ€™acqua che Gesรน dona, potremmo dire, in quellโ€™acqua che egli stesso รจ. Il cieco ascolta, obbedisce, va, si lava e torna guarito. Gesรน ha detto e fatto qualcosa, ma se non ci fosse lโ€™obbedienza di questโ€™uomo e il suo affidamento fiducioso, il fango da solo non avrebbe potuto restituirgli la vista. Anzi, se possibile, lo avrebbe reso ancora piรน cieco.

Lโ€™obbedienza rende questo cieco simile a Gesรน: egli agisce in comunione con Gesรน, cosรฌ come Gesรน agisce in comunione con il Padre. Le acque dellโ€™ โ€œInviatoโ€ lo rendono somigliante a colui che, nella sua obbedienza, si รจ lasciato inviare dal Padre. E allora gli occhi si aprono e vedono!

ยซLโ€™uomo vede lโ€™apparenza, ma il Signore vede il cuoreยป (1Sam 16,7), cioรจ Dio vede secondo il cuore e con il cuore. Questo ci ricorda la prima lettura che evoca la scelta di Davide come re per Israele da parte del Signore, ed รจ proprio cosรฌ. Si puรฒ vedere il cuore, solo con il cuore. Dio ci conosce profondamente, fin nel segreto della nostra interioritร , perchรฉ ci conosce a partire dalla sua interioritร , dal suo stesso cuore. Potremmo dire, anzi, che ci conosce amandoci. Questa รจ la vera guarigione di cui abbiamo bisogno, per giungere a vedere a somiglianza del vedere di Dio. Divenuti figli della luce, vedremo allora ogni cosa nella luce stessa del cuore di Dio.

FONTE