Convertitevi e credete al Vangelo.
Sono i due imperativi scandita da Cristo Gesù per noi e che la Chiesa, come Madre premurosa, ripete a tutti. Accende così nella nostra memoria un triste passato, il nostro primo peccato e quelli poi perpetrati personalmente da ciascuno di noi. Sono i tristi eventi con cui abbiamo rotto più volte la preziosa nostra alleanza con Dio sperimentando in noi e intorno a noi tutte le conseguenze del male, che continuano ad insidiare la nostra esistenza.
Ricordiamo la prima disobbedienza nel paradiso terrestre e il nostro esodo dal paradiso; Caino: l’uomo che diventa violento e fratricida, il diluvio: il castigo con la ribellione della natura; la torre di Babele: l’uomo che vorrebbe diventare autonomo artefice della propria felicità. Tutto questo implica una distanza da colmare e la nostra conversione: implica il ricordo dell’incessante soccorso di Dio nella nostra storia, il suo richiamo paterno, le sue reiterate offerte di perdono come quella solenne dopo il diluvio: «Questo è il segno dell’alleanza… il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra”.
Fino a quando la sua Voce, la sua Parola, il Verbo si è fatto carne: ora la Via alla conversione è essenzialmente un atto di fede, (“credete” ci viene detto oggi) in Colui che viene a riscattarci ed un incontro personale con Lui. Nella redenzione universale e personale possiamo finalmente chiamare Padre il nostro Dio e in Lui riconoscerci veri fratelli. L’Alleanza infranta e rifiutata con il peccato ora è rinnovata e arricchita nel Figlio di Dio incarnato; ce lo ricorda l’apostolo Pietro: “Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio… in virtù della risurrezione di Gesù Cristo”.
In germe nel Battesimo abbiamo già ottenuto la grazia della conversione: per mezzo dell’acqua del diluvio la nostra umanità fu salvata, ora l’acqua del battesimo salva anche noi. È il nostro impegno quaresimale, il nostro ritorno nella schiera dei risorti.
Monaci Benedettini Silvestrini
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